Avvocatura, nessun limite agli atti giudiziari!

Il CNF annuncia battaglia contro il decreto: no a compromessi al ribasso sul diritto di difesa

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Si sono tenuti a Roma il 14 giugno scorso gli Stati Generali dell’Avvocatura convocati dal CNF per contrastare il regolamento ministeriale che vorrebbe introdurre limiti dimensionali agli atti difensivi, in nome del principio di sinteticità introdotto dalla Riforma Cartabia. il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, a nome dell’Avvocatura largamente rappresentata all’incontro, annuncia battaglia contro il decreto e fa sapere al Ministero che non saranno accettati compromessi al ribasso sul diritto di difesa.

Il 14 giugno si sono tenuti a Roma gli Stati generali dell’Avvocatura, con la partecipazione di oltre 250 avvocati in rappresentanza dei 140 ordini forensi italiani, di 16 unioni regionali, 26 consigli distrettuali di disciplina, 26 comitati pari opportunità distrettuali e delle associazioni forensi più rappresentative. Gli Stati generali, convocati dal Consiglio Nazionale Forense di concerto con l’OCF hanno di mira lo schema di regolamento ministeriale che impone limiti, di pagine e caratteri, per la redazione degli atti giudiziari.

Su 20 Stati UE, osserva il Presidente del CNF, Francesco Greco, solo Grecia Spagna e Paesi Bassi hanno introdotto dei limiti, comunque derogabili, alla redazione degli atti, nel solo giudizio di appello. Il regolamento ministeriale prevede dunque una limitazione inedita per tutta l’area UE, con il rischio di una forte compressione dell’articolo 24 della Costituzione.

Tanto più, osserva Greco, che la Riforma amplia il contenuto obbligatorio dell’atto introduttivo, che adesso deve illustrare tutte le circostanze e i fatti che servono a convincere il giudice. Limitare le difese per paura di sforare il numero di pagine e i caratteri consentiti, comprime la possibilità di difesa del cittadino. “Sinteticità”, afferma Greco “non significa fissare il numero di pagine degli atti degli avvocati, ma evitare già che essenziale non è”.

Nell’intervista rilasciata al quotidiano Domani, Greco sottolinea la differenza tra il regolamento che fissa limiti agli atti giudiziari e i Protocolli della Corte di Cassazione che indicano i criteri redazionali nel giudizio di impugnazione; un conto infatti è fissare alcuni limiti di spazio in fase di legittimità dove si arriva dando per presupposti gli atti e le sentenze di merito, un conto è stringere nella fase introduttiva quando occorre dare al giudice la necessaria e approfondita spiegazione dei fatti e delle prove.  Un esempio per tutti, dice Greco, sono le note di udienza che devono restare compresse in due pagine inclusa l’intestazione, ma basta che un processo abbia più parti di cui indicare le generalità, per esaurire tutto lo spazio.

Quello che proprio non va giù all’avvocatura sono le conseguenze sanzionatorie previste dal decreto, a norma del quale se l’avvocato eccedere il numero di pagine prefissate, il suo assistito viene condannato a pagare le spese legali di controparte. “non siamo disponibili a trattare su questo testo e non accettiamo bavagli alla difesa dei diritti dei cittadini”, ha dichiarato il Presidente del CNF.

Il Ministro Nordio, intanto, ha preso atto della posizione di indisponibilità dell’avvocatura ad accogliere lo schema di decreto, invitandola ad un confronto per comprenderne meglio le preoccupazioni. Ma per il CNF si tratta in ogni caso di un principio non negoziabile, che anche in un eventuale dialogo non potrà trovare accomodamenti al ribasso sulla libertà di scelta della linea difensiva. Piuttosto dagli Stati Generali l’Avvocatura rilancia al Ministro chiedendo che all’interno dell’ufficio legislativo di via Arenula sia prevista anche la presenza di avvocati.

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