Il progetto

La Venere di Open to meraviglia diventa un videogame per la Cina

L'Agenzia del turismo stringe un accordo con Tencent, il colosso cinese del digitale, per rendere l'influencer protagonista di un mini-game dentro Wechat
La Venere influencer
La Venere influencer

La famigerata Venere di Open to Meraviglia, lo avevamo visto, era improvvisamente resuscitata a fine agosto dopo che qualcuno ne aveva notato la totale inattività sui social media nel corso dell’estate. E dopo che la Corte dei conti del Lazio, così avevano riportato alcune fonti a fine mese, avrebbe perfino avviato un’indagine sui 9 milioni di euro investiti nella campagna promozionale del ministero del Turismo e dell’Enit il cui compito dovrebbe essere quello di traghettare l’immagine dell’Italia nel mondo.

Sui social, certo, ma soprattutto nella cartellonistica aeroportuale, a quanto pare di aver faticosamente capito a mesi dal lancio in pompa magna di fine aprile (e per stessa ammissione della Venere per interposto social media manager). Dal 29 agosto, quando l’account @venereitalia23 ha ripreso a postare, sono stati infatti pubblicati 15 contenuti escluso appunto quello della “rentrée”. Peccato siano in sostanza tutte sovrapposizioni della Venere su sfondi di paesaggi italiani a esclusione di un paio di reel sugli europei di volley e uno sulla regione Marche. Poca roba originale ma pur sempre meglio del vuoto estivo.

Nel corso della mattina di venerdì 29 settembre è poi arrivata nelle caselle email degli addetti ai lavori una nuova comunicazione dell’Enit. Da una parte si tratta di un accordo con WeChat, la super-app del colosso cinese Tencent che ha il sostanziale monopolio delle comunicazioni interpersonali in Cina con 1,3 miliardi di utenti attivi al mese. Il comunicato spiega che l’Agenzia nazionale del turismo guidata dall’ad Ivana Jelinic e la piattaforma “hanno siglato un accordo strategico per aumentare in modo esponenziale la visibilità dei contenuti promozionali dedicati all’Italia e dunque contribuire ad incrementare i viaggi verso la Penisola”. Sul nesso di causalità sorvoliamo, sulla “pluralità di iniziative promozionali super tecnologiche” in arrivo valuteremo di volta in volta. Soprattutto quel “super”.

La prima traccia di questa collaborazione non lascia però immaginare scelte di grande stile ed eleganza. Anzi, desta un filo d’inquietudine: si parla infatti di “un videogame dedicato alla Venere, influencer virtuale della campagna Open to Meraviglia”. E sembra proprio questa la prima e per ora unica tappa, oltre probabilmente a una serie di accordi pubblicitari e di digital marketing tradizionali, come quelli già operativi da anni. Perché la nota Enit spiega poi che “oltre al videogame, nel prossimo futuro, Enit e WeChat lanceranno un programma di live-streaming con influencer cinesi che gireranno l’Italia e produrranno contenuti finalizzati alla promozione delle destinazioni turistiche e delle attrazioni italiane”. E qui il discorso potrebbe già farsi più interessante e sensato. Come d’altronde lo è senz’altro l’investimento su WeChat, del quale non sono stati però diffusi gli aspetti economico-commerciali di dettaglio: in cosa consiste la partnership? Quanto paga Enit a Tencent per “moltiplicare in modo esponenziale la diffusione sul mercato cinese di contenuti dedicati alla bellezza italiana” come ha spiegato Jelinic?

Neanche del videogame con la Venere protagonista c’è alcuna traccia – non una preview, non uno screenshot, non una breve sinossi - e non sarebbe stato male annunciare la partnership potendo presentare qualcosa di concreto. La speranza, per carità, è l’ultima a morire. Ma date le tragicomiche premesse – di questo come dei precedenti governi e ministri della Cultura e del Turismo, da Very Bello in poi – sarà pur giustificata una certa cautela. Anche se al mini-game che arriverà su WeChat – di questo, probabilmente, si tratterà - auguriamo massima fortuna: non è detto che la scelta specifica sia insensata: i mini-giochi su quell’app raccolgono oltre 400 milioni di utenti attivi al mese e spesso innescano fenomeni di profonda viralità. Ce lo auguriamo, così come ci auguriamo che non costi troppo e che la presenza social della Venere possa giustificare l’investimento riversato sulla sua nascita.