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Cattolica Library
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I festival cinematografici nell’era Covid
Anna Caccia  |  12 maggio 2021


Molte manifestazioni di rilevanza mondiale hanno accettato la via del web per presentare i loro lavori.

Noi non rifiutiamo la possibilità̀ che il digitale offre per coprire spazi che rimarrebbero vuoti,
ma siamo certi che il cinema, come le altre arti, vada vissuto in presenza e condivisione.[1]

The audience does not necessarily need to share the same physical space to create an impact.[2]


Il format dei festival cinematografici risale al 1932, data della prima Mostra del Cinema di Venezia, quando hanno iniziato a delinearsi gli aspetti salienti di queste manifestazioni culturali, che nel tempo hanno assunto tratti sempre più definiti e peculiari.
La principale caratteristica dei festival del cinema è quella di presentare dal vivo – a un pubblico di cinefili e di specialisti – film generalmente inediti e con aspetti che soddisfino le finalità di ogni specifica manifestazione.
Sono occasioni di incontro e di condivisione di gusti e passioni ma anche di business per distributori, case di produzione e autori, che si danno appuntamento per definire accordi commerciali e nuove progettualità. Sono anche espressione di una ritualità legata a un territorio, che accoglie un pubblico desideroso di condividere una vera e propria "esperienza".

Il 2020, che ricorderemo come la stagione dell'emergenza sanitaria, ha in gran parte stravolto questa modalità "live" dei festival. Gli organizzatori hanno sfruttato le piattaforme digitali e raggiunto in modo sorprendente pubblici ancora più vasti, stimolando l'interazione tra gli spettatori attraverso i canali social o la stessa piattaforma utilizzata per la visione delle opere in programma, appagando così il naturale bisogno di connessione tra i partecipanti.
A tal proposito l'Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC), per approfondire la rivoluzione in atto in questo settore, ha reso noti i dati statistici del progetto di ricerca Piattaforma festival, basato su un questionario sottoposto a fine 2020 a 142 festival di cinema italiani, dai più conosciuti e storici a quelli più recenti.
La ricerca ha messo in luce un dato molto interessante, ossia il forte impegno dei protagonisti del settore per rinnovarsi e continuare a operare: on-line, in forma ibrida e – in alcuni casi più fortunati (ad esempio il Festival del Cinema di Venezia) – anche in presenza. Un grande sforzo innovativo per chi ha saputo sfruttare al massimo la tecnologia per "brandizzare" sempre più il proprio festival presentando la propria proposta culturale e talvolta anche arricchendola.
Non sono mancati di certo i punti deboli. Quelli maggiormente evidenziati sono: il "geoblocking" (restrizione delle aree geografiche di fruizione su richiesta di produttori e distributori) e al tempo stesso la limitazione del numero dei posti nelle sale virtuali create on-line. Infine la mancata profilazione delle piattaforme e dei pubblici, di fondamentale importanza per una classificazione dei festival e dei partecipanti per fini promozionali e anche per la richiesta di fondi.

fermo immagine video da aprire cliccando su vimeo

Tribeca Studios 2020 from Tribeca on Vimeo.


Per approfondire questo nuovo scenario la Biblioteca ha interpellato Maria Francesca Piredda, direttrice didattica del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo (MICA) presso l'Università Cattolica di Milano e dal 2017 impegnata in un progetto di ricerca sulle forme di produzione, distribuzione e valorizzazione del cinema italiano contemporaneo.

1) Durante la pandemia come si sono presentati i festival italiani e internazionali al grande pubblico?

Dopo lo shock iniziale – la notizia della diffusione europea del virus è sopraggiunta mentre si stava chiudendo l'edizione 2020 della Berlinale – e la cancellazione di alcuni appuntamenti (per esempio, il Bergamo Film Meeting) i festival hanno cercato di reagire, sfruttando le possibilità offerte dalla rete o ricollocandosi in una stagione che consentisse di essere in presenza. Ovviamente questo lo hanno potuto fare solo i festival con risorse economiche in grado di sostenerli, ma in generale credo che il pubblico abbia percepito la loro voglia di esserci, nonostante tutto, e infatti la partecipazione (in rete e in presenza) ha confermato quanto questi appuntamenti siano ancora centrali.

2) Quali sono le difficoltà, ma anche gli aspetti positivi, riscontrati dagli addetti ai lavori di questa rivoluzionaria stagione cinematografica? In Italia – per citare un esempio – il Far East Film Festival ha registrato cinquanta mila ore di visione: una "sorpresa economica", come ha sottolineato Gianluca Guzzo[3], che ha ospitato in MyMovies oltre 100 Festival on-line nel 2020. Molto incoraggianti sono stati anche i risultati dell'edizione recente del Sundance Film festival (28 gennaio-3 febbraio 2021), che ha raggiunto 600 mila spettatori, il 168% in più del 2020…

L'emergenza sanitaria ha accelerato un processo che alcuni festival avevano già iniziato a intraprendere e la tendenza futura sarà quella di offrire, oltre al programma in presenza, contenuti originali per un pubblico che fisicamente è altrove. Si ragiona, insomma, su come conservare il pubblico guadagnato durante la pandemia. Tuttavia i festival in remoto, così come sono ora concepiti, ossia quasi tutti entro la piattaforma MyMovies, pongono diversi problemi. In primo luogo, l'omologazione. Certamente ogni festival vanta un'offerta diversa, ma germinando tutti dallo stesso ambiente virtuale e adottando soluzioni di consumo pressoché identiche (disponibilità del film per 72 ore, possibilità di chattare con gli altri spettatori e di interrompere la visione ecc.) non solo rischiano di sembrare tutti uguali a un occhio poco attento, ma anche di essere percepiti come una qualsiasi piattaforma VOD. In secondo luogo, viene a mancare la relazione con gli autori e gli altri spettatori, su cui si gioca molto del valore dell'esperienza festivaliera. Le sessioni di dibattito virtuale sperimentate da alcuni festival non possono restituire la stessa atmosfera di un incontro di persona. Infine, manca l'esperienza di un evento irripetibile, che è fatto non solo dai film, ma da una atmosfera, da un clima emotivo che l'on-line difficilmente può restituire. Se poi aggiungiamo che i festival sono anche in grado di condizionare l'immagine e l'economia di determinati territori, capiamo quanto sia cruciale che si svolgano (anche) in presenza.
Ogni festival dovrà insomma trovare la sua strada, pena il rischio di non essere più d'interesse per il pubblico, per le amministrazioni e i finanziatori.

3) Quali sono state, a suo parere, le novità e i trend cinematografici più significativi di questa stagione dei festival, conclusa idealmente dai recenti premi Oscar? E quali i registi e gli attori più apprezzabili?

Direi che è stato un anno decisivo, più che per registi e autori (che in pochi forse ricorderanno a parte l'indiscusso successo di Nomandland e della sua regista Chloé Zhao, premiati tra gli altri a Venezia, Toronto, ai Golden Globe e agli Oscar), per le piattaforme digitali. Per la prima volta i candidati all'Oscar per miglior film non sono usciti prima in sala (a parte la breve parentesi a settembre 2020 per I Chicago 7) e questo è indicativo del periodo che stiamo vivendo. Sono nate nuove piattaforme (come Disney+), diversi distributori hanno saltato la finestra della sala passando direttamente in rete, gli stessi esercenti hanno creato piattaforme in grado di garantire un minimo introito nei mesi di chiusura forzata. Insomma, il mondo del cinema e dell'audiovisivo sta cambiando: avviene da qualche anno, ma ora non possiamo più fare finta di niente.

4) ItsArt sarà la nuova piattaforma on-line voluta dal Ministero della Cultura - definita la "Netflix italiana" - per portare la cultura del nostro Paese all'estero: cosa ne pensa?

Mi sembra presto per dare un parere su ItsArt. Diversi analisti evidenziano alcuni dubbi. Diciamo che, come spesso accade, le intenzioni sembrano buone, ma solo la concreta messa in pratica di quanto proposto potrà darci un quadro più chiaro.


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Note

[1] Roberto Cicutto, Presidente della Biennale di Venezia, nel discorso di inaugurazione della 77a Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, una delle poche svoltasi in presenza.

[2] International Film Festivals. Contemporary cultures and history beyond Venice and Cannes, edited by Tricia Jenkins, I.B. Tauris, 2018, p. 23.

[3] Fondatore e amministratore delegato di My Movies.

 
 
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