Il Laureato

La storia dell’ex rapinatore laureatosi alla Cattolica - raccontata sul Corriere da Elisabetta Andreis - è un «red carpet» di umanità coraggiosa: cappellani dal cuore d’oro e dal polso di ferro, professoresse di italiano in pensione e il protagonista, Daniel Zaccaro, che adesso gira le scuole per parlare ai balordi con l’autorevolezza di chi lo è stato. Ma il posto d’onore va a una signora rimasta nell’anonimato per ragioni di ruolo: la PM del Tribunale dei minorenni di Milano che ha fatto condannare Daniel. Quella donna è stata a lungo il suo incubo. In ogni processo che lo annoverava tra gli imputati, spuntava lei. Severa e implacabile nell’applicazione del codice. Mai una volta che indulgesse a qualche sconto di pena per il desiderio di compiacerlo. Era convinta che il ragazzo si sarebbe salvato solo se qualcuno lo avesse messo finalmente davanti allo specchio delle sue responsabilità. L’anno scorso mi capitò di intervistare Daniel in televisione. Quando gli chiesi perché da adolescente era stato un bullo di scuola e poi di quartiere, rispose: «Era il mio modo di sfidare gli adulti: cercavo disperatamente qualcuno che meritasse il mio rispetto». Daniel reclamava esempi autorevoli ed è cambiato appena li ha trovati: il cappellano, la prof, la PM inflessibile. L’altro ieri alla Cattolica c’era anche lei. E la carezza che ha dato alla corona d’alloro del «suo» laureato è il degno finale di una storia dove il bene autentico sa di sale, più che di miele.

15 febbraio 2020, 07:00 - modifica il 15 febbraio 2020 | 08:14

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