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Cattolica Library
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Wojtyla: una nascita che ha segnato la storia
Elena Zorzella  |  1 luglio 2020

Lo scorso 18 maggio[1] si sono festeggiati i 100 anni dalla nascita di Giovanni Paolo II, uno degli uomini più giovani a salire al soglio pontificio, primo Papa polacco della storia e primo non italiano da ben 455 anni, ovvero dal pontificato di Adriano VI, già precettore del futuro imperatore Carlo V.

Durato ben 26 anni e qualche mese, il suo è stato il terzo pontificato più lungo dopo quelli di Pio IX e di Pietro apostolo. Ma i motivi per cui Wojtyla è ricordato tra le più grandi personalità del ventesimo secolo non sono questi: le origini del carisma di questo Papa, beatificato già dal suo primo successore e proclamato santo dall’attuale pontefice, si possono intuire già dalla vicenda biografica dei genitori, Emilia Kaczorowska e Karol Wojtyla. Anche per loro è infatti recentemente iniziata la causa di beatificazione, in virtù della loro vita ricca di costante fiducia nella Provvidenza e capace di testimoniare, nonostante le sofferenze e le difficoltà provate, le principali virtù cristiane, sempre con umiltà e profonda convinzione.

Nato nel 1929 a Wadowice, un piccolo centro nel sud della Polonia, a soli 9 anni Lolek – così era chiamato dai genitori – perse la madre. «Sulla tua bianca tomba sbocciano i fiori bianchi della vita. Oh, quanti anni sono già spariti senza di te, quanti anni?»:  con questi versi la ricorderà il giovane Karol, considerandola sempre il suo primo grande esempio di amore. Emilia infatti, benché rischiasse la propria vita per la difficile gestazione, non volle ascoltare il medico di fiducia che le consigliava di interrompere la gravidanza e la portò avanti ugualmente. Dopo il parto la sua salute restò molto cagionevole, ma nonostante la fatica e il patimento la donna non perse mai la capacità e la voglia di amare, continuando invece a donarsi al figlio e agli altri familiari.

  Emilia Kaczorowska con il piccolo Karol Wojtyla (Fonte: Vatican News)Emilia Kaczorowska con il piccolo Karol Wojtyla (Fonte: Vatican News)


Pochi anni dopo, quando era ancora poco più che un bambino, perse anche il fratello maggiore Edmund. Giovane medico che si era occupato di lui insieme al padre, fu contagiato e morì dopo aver curato a proprio rischio una giovane ammalata di scarlattina. Grazie all’esempio materno che conservava, il giovane Karol riuscì però a trasformare il dolore per la nuova perdita in un’occasione di maturazione, vedendo la morte del fratello come un altro esempio del dono di sé. Rimasto unico figlio, continuò a seguire il padre, uomo buono e rigoroso, militare in carriera dell’esercito polacco, che nonostante i dolori sofferti non abbandonò la propria intensa vita spirituale, trasmettendo ai figli la fede, l’onestà, l’amore sincero per la patria e il culto per la Vergine Maria.

Tutto questo influenzerà profondamente la vocazione sacerdotale del futuro Papa: in Dono e Mistero, spiegherà che la vita con il padre fu per lui una sorta di primo seminario domestico. Toccanti sono i ricordi che si trovano in Varcare la soglia della speranza, come quello del papà visto inginocchiato di notte a pregare, o del libro da lui ricevuto in regalo contenente la preghiera allo Spirito Santo, per spronarlo a recitarla tutti i giorni. Fu quella la prima volta che arrivò a comprendere cosa significasse adorare Dio in spirito e verità.

Nel 1941, quando aveva solo 21 anni, perse anche il padre e alle sofferenze personali si aggiunsero quelle derivanti dalla guerra durissima che aveva travolto la Polonia. Durante il primo anno di università fece il bibliotecario e si avvicinò al teatro con una compagnia sperimentale. Durante l’occupazione nazista di Cracovia fu costretto a lavorare: prima come fattorino di un ristorante, riuscendo così a portare avanti gli studi e la carriera teatrale, e poi alla Solvay che produceva soda caustica utile alla causa bellica, ottenendo perciò l’esenzione dall’arruolamento. In Testimone della Speranza riaffioreranno ricordi di questo periodo giovanile: una sera, tornando a casa dal lavoro, fu investito da un camion tedesco e proprio la sopravvivenza a questo incidente fu per lui la conferma della vocazione religiosa.

Ricordato come il ‘Papa della famiglia’, il Papa ‘globale’ e ‘l’atleta di Dio’ in virtù dell’amore per gli sport che praticava, Giovanni Paolo II è stato un grande testimone di fede e speranza, quasi come se queste fossero parte di un’eredità trasmessagli geneticamente dai genitori, inscritta nel corpo e nello spirito. Tutta la sua vita è stata innervata da questa fede, che lo condusse a difendere con fermezza la vita in ogni sua forma, come gli aveva insegnato sua madre, a donarsi senza remore, come aveva fatto suo fratello, e a spalancare le braccia a Cristo, come gli aveva mostrato il padre.

Riandare ai momenti salienti della sua vita, soprattutto a quelli meno noti dell'infanzia e della giovinezza, può dunque permettere scoperte interessanti. In Biblioteca sono per questo disponibili numerose biografie: tra le più recenti, La fine e l’inizio: la vittoria della libertà, gli ultimi anni, l’eredità, opera del biografo ufficiale George Weigel basata su documenti inediti e testimonianze di amici e personalità politiche; Giovanni Paolo II: la biografia di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio; Il Papa di Fatima. Vita di Karol Wojtyla, testimonianza giornalistica focalizzata sulla genesi della vocazione sacerdotale; e infine Wojtyla: una vita sulla scena della storia, che attraverso un suggestivo racconto per immagini propone un'interpretazione di questo Papa "di un paese lontano".
 

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Note:

[1] Cfr. gli articoli di CattolicaNews L’affidamento a San Giovanni Paolo II a cento anni dalla nascita e San Giovanni Paolo II e l’Univarsità Cattolica, con il filmato della storica visita del Papa in Università Cattolica nel maggio del 1983.

 
 
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