ROMA - Minacce a Berlusconi, Fini e Bossi. Sono scritte in una lettera che le Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente hanno fatto recapitare al quotidiano
Il Riformista. Nella missiva, firmata con la stella a 5 punte, si indica le 23.59 di ieri come termine ultimo entro i quali il presidente del Consiglio, quello della Camera e il ministro leader della Lega avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni. "Lasciate la politica e il primo
(il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ndr) si consegni alla giustizia comune perch� in quella comunista la sentenza sar� inevitabile", si chiude il messaggio consegnato alla Digos di Roma.
La lettera � stata spedita da Milano l'8 ottobre, all'indomani del
la decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano, ed � stata aperta questa mattina. "Dopo la sentenza della Consulta, il presidente del Consiglio non vuole dimettersi - si legge ancora - noi diciamo basta".
I mittenti assicurano che non intendono ricorrere "a bombe o coinvolgere innocenti", ma che sono pronti a una vera e propria rivoluzione armata come a Cuba. "Berlusconi, Fini e Bossi - capo delle nuove camicie nere - se volete evitare un nuovo 8 settembre dimettetevi entro le 23.59 del 16 ottobre", � l'avvertimento. "Un'analisi - giudica il direttore del
Riformista - molto ingenua, anche se si rif� alla stretta attualit�".
Il giudizio di Fini, uno dei tre destinatari delle minaccie, � ancor pi�
tranciant: "E' palesemente il delirio di un folle. Ho letto la lettera e auspico che non si apra un dibattito sul nulla", suggerisce il presidente della Camera. Anche il premier non appare impensierito dalle parole delle Brigate per il comunismo combattente e ai parlamentari del Pdl, riuniti a Palazzo Grazioli, ha confidato che continuer� "il suo lavoro come sempre".
Solidariet� ai tre politici � giunta da tutto il mondo politico, a cominicare dall'opposizione, perch� "una cosa � lo scontro politico, tutt'altra le minacce di morte", � scritto in una nota del Partito democratico. Il vice presidente del Senato Vannino Chiti, esponente del Pd, definisce la lettera inviata al
Riformista un "atto da non sottovalutare", che Ignazio Marino, uno dei candidati alla segreteria del partito, definisce "un fatto gravissimo". Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini avverte che "il destino e il futuro del governo Berlusconi sar� deciso dagli italiani, non certo dalla richiesta di dimissioni di violenti e terroristi", e l'Associazione dei magistrati ha espresso solidariet� a Berlusconi, Fini e Bossi "essendo l'Amn contraria ad ogni forma di violenza".