Torino

Appendino pensa a un aiuto di Stato per ripianare i 500 milioni di buco di Gtt

Una voragine che rischia di affondare anche Palazzo Civico

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Una lettera non firmata. Scritta, protocollata, con tutte le clausole al posto giusto. Fatta con l'intenzione di chiudere una partita pericolosa. Sembra perfetta, ma le ultime due righe sono bianche. "E lo rimarranno fino a quando non sarà approvato il piano di rientro del Comune", dice l'esperto di bilanci che preferisce restare anonimo.

La lettera è una "Convenzione tra la Città di Torino e Gtt" protocollata con il numero meccanografico 03061/024. Il Comune si impegna a restituire il debito verso la sua partecipata: 27,4 milioni che dovranno essere pagati a rate in dieci anni. Ma c'è un intoppo: tra dieci anni che cosa rimarrà di Gtt? E soprattutto, basteranno 27 milioni a mettere al sicuro l'azienda del trasporto pubblico? Certamente no. Perché, secondo gli analisti di Kpmg interpellati per fare chiarezza sui conti, Gtt al 31 dicembre scorso aveva debiti per 542,8 milioni. E nei primi dieci mesi del 2017 la situazione non è certo migliorata. Anzi. Chi e come, dunque, riuscirà a colmare la voragine? Questo è il punto. Perché l'unico socio di Gtt è il Comune di Torino. E l'esposizione debitoria della partecipata è talmente alta, che se fosse Palazzo civico a dover ripianare non troverebbe mai i soldi per farlo. Al contrario rischierebbe di precipitare nel baratro assieme alla sua controllata.

Ecco dunque la tempesta perfetta: il Comune non può firmare la lettera di convenzione per pagare una parte dei debiti verso Gtt perché sa che non riuscirà a chiudere il suo piano di rientro, e dunque il bilancio, se dovrà accollarsi il debito grande della società di trasporto. Le esposizioni di Comune e azienda sono dunque intrecciate in modo inestricabile senza apparente via d'uscita.

Così in queste ore torna, sotterranea, la discussione su una possibile privatizzazione di Gtt. Ipotesi esclusa categoricamente in campagna elettorale da Appendino ma oggi trasformatasi in possibile ancora di salvezza. "Non venderemo mai le nostre azioni", ha detto anche recentemente l'assessora ai trasporti Maria Lapietra. In realtà l'ipotesi è solo teorica perché ben difficilmente un privato sarebbe disposto oggi a entrare in una società tanto indebitata. Meglio attendere che arrivi il concordato in bianco, o l'amministrazione giudiziale, strade in grado di azzerare la situazione. Ma la vera partita da giocare, come ha confermato Appendino in colloqui riservati e informali, è probabilmente quella dell'intervento dello Stato che finanzi a piè di lista il salvataggio di Gtt. È già successo a Napoli: ma in quella occasione la società dei trasporti era andata in dissesto.

Il problema è evitare che l'infezione del debito si trasmetta al bilancio comunale costringendo anche la giunta Appendino a dichiarare il dissesto: "Se accade - avrebbe detto la sindaca ai suoi nei giorni scorsi - io firmo il provvedimento e mi dimetto subito dopo". Per frenare l'emorragia lo Stato dovrebbe mettere fondi per 40 milioni mentre la Regione sarebbe disposta a versarne 60. Per ora nessuno ha preso decisioni in attesa che la giunta di Torino dica che cosa intenda fare.

Vista la dimensione complessiva del debito, l'indagine della Procura riguarda solo una parte minoritaria dei guai di Gtt. Sarebbero in contestazione 70 milioni di crediti verso l'Agenzia regionale di mobilità: di questi la giunta Chimparino si è detta disposta a riconoscerne solo 19. Inoltre sarebbero completamente scomparsi dai radar di bilancio 30 milioni che Gtt dice di dover ricevere dal Comune e che a Palazzo civico non intendono versare. È su queste cifre che si stanno concentrando da tempo le indagini della Guardia di Finanza: "Evidentemente - dice Alberto Morano, notaio eletto in Sala Rossa con una lista civica di centrodestra - la Procura ritiene che sia stata Gtt a iscrivere a bilancio un credito cui non aveva diritto". In caso contrario infatti gli avvisi di garanzia, che ormai serebbero sulla rampa di lancio, avrebbero riguardato anche gli amministratori comunali.

"Con il suddetto riconoscimento le parti rinunciano reciprocamente a qualsivoglia eccezione e contestazione" e "riconoscono reciprocamente di essere pervenute a una riconciliazione dei rapporti di debito e di credito ". La pace, finalmente. Sembrerebbe. Ma le frasi inneggianti alla riconciliazione che si leggono nella missiva finora non hanno alcun valore. Il documento è come sospeso, in attesa di capire chi, come e quando rimetterà a posto i conti frenando la spirale perversa dei debiti. Per ora, in assenza del documento, la "pax" tra Comune e Gtt è destinata a rimanere lettera morta.