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Cattolica Library
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Rodari, maestro di grammatica della fantasia
Elena Zorzella  |  28 maggio 2020

«Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente.
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove,
può aiutare il bambino a conoscere il mondo, gli può dare delle immagini per criticare il mondo».
(da G. Pizzi, L’arte fantastica di Gianni Rodari, G.P.E., 1984, p. 23)[1]


Il 2020 è l’anno giusto per ricordare Gianni Rodari, scrittore non solo per bambini, giornalista e pedagogista dell’emancipazione cognitiva, etico-politica ed estetica; quest’anno cadono infatti i 100 anni dalla sua nascita, i 50 dalla conquista del Premio Andersen e i 40 dalla morte.

Per festeggiare l’autore ricordandone il dinamismo e la poliedricità, lungo tutto lo stivale e per l’intero anno sono state organizzate mostre, convegni, concorsi, reading e rappresentazioni, sono state stampate nuove edizioni delle sue opere e pubblicati nuovi volumi a lui dedicati[2]. Oltre a siti web già esistenti, come ad esempio quello del Parco della fantasia Gianni Rodari[3], è nato 100 Gianni Rodari, interessantissimo sito interamente dedicato al centenario rodariano.

Nell'attuale momento di emergenza sanitaria e distanziamento sociale, ci sono poi i reading che riescono ad avvicinare giovani e bambini attraverso la relazione innescata dalla parola letta e ascoltata. Ispirato alle Favole al telefono dell’autore, tra queste ne è un bell’esempio il progetto organizzato da vari gruppi scout, tra cui il Milano68: ogni bambino può prenotare la lettura al telefono di una favola da parte di un giovane scout, il quale chiederà poi al bambino di mandare, se vorrà, un disegno della favola appena ascoltata da condividere. 

Ma chi era Rodari e perché continuare a leggerlo? Nato il 23 ottobre 1920 a Omegna, Giovanni Rodari, detto Gianni, dopo il diploma di scuola magistrale insegna per alcuni anni in una scuola primaria. Continua a coltivare la passione per la musica e in varie osterie milanesi suona il violino con il suo trio. Dalla fine della Guerra si avvicina alla scrittura, approdando nel ’47 a “L’Unità”, per la quale curerà la rubrica La domenica dei piccoli, e a “Il Pioniere”, giornale per ragazzi che dirigerà fino al ’53. In quegli anni pubblica i primi testi per l’infanzia grazie ai quali, nel 1970, gli è riconosciuto – primo italiano a riceverlo – il prestigioso premio internazionale «Hans Christian Andersen», considerato il Nobel della letteratura per l’infanzia. Dagli appunti delle conferenze a cui partecipa nelle scuole, nascerà Grammatica della fantasia, manifesto della sua pedagogia e dell'arte di inventare storie che, pubblicata nel 1973, diventerà punto di riferimento di insegnanti ed educatori. 

copertine libri rodari
Tentando di coglierne l’originalità senza perderne la contestualizzazione storica, Rodari è considerato l’iniziatore di una letteratura per l’infanzia riformata, fondata su imprevedibilità e divertimento – vocabolo che etimologicamente significa divergere, prendere un’altra via. Il suo intento è infatti ridare dignità alla meraviglia e «rivendicare la divina libertà del gioco che sfonda le grigie opache barriere della alienazione quotidiana e finge altri mondi o altre reti di relazioni o, che è lo stesso, altri sistemi di significati nella sfera del possibile […] è salvaguardare la possibilità dell’altrimenti, la possibilità dell’alternativa»[4]. Come si legge nel suo Libro degli errori, Rodari si interroga sulle strategie pedagogiche e di sviluppo della creatività, ricercando continuamente soluzioni più efficaci: «vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? […] Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa»[5]. Altro esempio di trasformazione positiva dell’errore, visto come occasione di arricchimento dell’esperienza che facciamo del mondo, è la filastrocca dedicata a quel "lago" trasformato in "un ago" dall’apostrofo di uno scolaro:

«C’era una volta un lago, e uno scolaro
un po' somaro, un po' mago,
con un piccolo apostrofo
lo trasformò in un ago.
“Oh, guarda, guarda -
la gente diceva
l’ago di Garda!”
“Un ago importante
È segnato perfino sull’atlante!”»[6]

Come suggeriscono gli autori di L’arte fantastica di Giani Rodari e di Non solo filastrocche, la sua opera è costruita intorno a una fantastica cui giunge attraverso un percorso di vita e di contaminazioni artistiche e letterarie: fondamentali per lui sono state la lettura dei Frammenti di Novalis nonché l’incontro con i Surrealisti, i contatti con Calvino e Palazzeschi e le collaborazioni con Bruno Munari[7] e Altan, che illustrano alcuni testi come I libri della fantasia e Rodari, le parole animate amplificandone la visione. Inserita nel contesto storico e ricca di un forte intento socio-pedagogico, la sua è una ricerca di metodi volti ad accrescere il pensiero divergente, identificato quale attività originaria del mentale, in azione già nell’atto cognitivo infantile, attraverso l’immaginazione, la facoltà che «rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dal conformismo»[8] rendendo l’uomo non più «"consumatore" di cultura e di valori, ma […] creatore e produttore di valori e di cultura»[9]

immagini copertine
Sulla scia del Pinocchio di Collodi, Rodari parla ai bambini reali che combinano marachelle e dicono bugie, recuperandone la particolarità di linguaggio e d’essere. Libera la letteratura per l’infanzia da intenti morali e inventa storie per tutti, sfruttando la grammatica delle favole e un linguaggio particolare, talvolta assurdo. Procede secondo le regole del binomio fantastico e, giocando con l’inusuale e il sovvertimento, instaura un dialogo con ogni storia. Attraverso il rovesciamento ne contesta i valori e ne propone di nuovi, come in Le avventure di Cipollino o Alla formica delle Filastrocche in cielo e in terra, dove si schiera dalla parte della cicala e non di quella della formica:

«Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala»

O ancora come ne Il giovane gambero delle Favole al telefono, dove esalta l’audacia del gambero che, pur di rimanere fedele al proprio sentire e affermare la propria libertà, decide di imparare a camminare in avanti anziché all’indietro come fanno tutti, incappando per questo in emarginazione e solitudine[10]; altre volte invece, come mostra in A sbagliar le storie, costruisce nuovi impianti favolistici avvalendosi dell’errore. 

copertine libri rodariMa Rodari è anche il primo autore a inserire nei testi per bambini temi come quelli del lavoro, della guerra o della povertà, solitamente evitati perché considerati non adatti a loro. In Filastrocche in cielo e in terra[11] ritrae con la rima panettieri e contadini, operai, giornalisti e fannulloni: 

 filastrocche in cielo e in terra 


«Io so gli odori dei mestieri:
di noce moscata sanno i droghieri,
sa d’olio la tuta dell’operaio,
di farina sa il fornaio,
san di terra i contadini,
di vernice gli imbianchini,
sul camice bianco del dottore
di medicine c’è un buon odore.
I fannulloni, strano però,
non sanno di nulla e puzzano un po'»


Come suggerisce Saperi artistici e mutamenti sociali, Rodari è attuale, non solo divertente: la sua letteratura propone infatti una riflessione sulla libertà e sulla società caratterizzata dall’emancipazione di ogni individuo, in cui l’autodeterminazione si collega all’eguaglianza e la solidarietà al dissenso. Valorizza l’aspetto ludico, che interpreta e propone come atto di piena attività e vitalità in grado di liberare da ogni logica del mercato e del consumismo. Definisce le menti attraverso modelli pluralisti, dialettici e integrati, proponendo la dimensione narrativa dell’uomo quale paradigma profondo dell’attività mentale perché – sostiene con Piaget – rappresenta l’aspetto costruttivo del pensiero infantile che tenta di dare significato al mondo.

E allora, in questo momento in cui la libertà sembra essere stata messa tra parentesi in nome della salute, perché non riprendere in mano Rodari e riflettere sorridendo insieme a lui?



Note
____________________


[1] G. Rodari, Discorso alla Giuria del Premio Andersen, 1970. Riportato anche in P. Zagni, Rodari, pp. 16-17.

[2] In uscita per Einaudi Ragazzi la nuova edizione di Una storia, tante storie. Guida all’opera di Gianni Rodari, di P. Boero, docente di Letteratura per l’infanzia e Pedagogia all’Università di Genova.   

[3] Il parco organizza attività per scuole e famiglie offrendo occasioni per sviluppare l’immaginazione dei bambini

[4] M. Laeng, Il divertissement che porta al cambiamento, in C. De Luca, a cura di, Se la fantasia cavalca la ragione, Bergamo, Juvenilia,1983, p. 187.

[5] G. Rodari, I libri della fantasia, disegni di Bruno Munari, Trieste, Einaudi Ragazzi, 2009, p. 411.

[6] Ibidem, p. 16.

[7] Per un approfondimento del suo pensiero, la Biblioteca propone Bruno Munari, Enrico Prampolini. Movimento, luce e creatività infantile e Da cosa nasce cosa: appunti per una metodologia progettuale.

[8] G. Rodari, Grammatica della fantasia, Torino, Einaudi, 1973, pp.  171-171.

[9] Ibidem, p. 174.

[10] Come di altre, questa storia è disponibile anche in versione audio.

[11] Tra i versi di questa raccolta, L’omino della gru, di cui esiste una versione cantata.

 
 
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