Corriere della Sera

GUIDO, IN CARIBE SULLE ORME DI NONNA

- di Agostino Gramigna

Tour operator «Qui vivono di turismo e anche io faccio quello. Nostalgia? A volte sì, mi manca l’italia: un cinema, gli amici, la cucina»

VITE DI FRONTIERA A Piombino aveva un’impresa edile: «Passavo le giornate in cantiere, sempre con la paura di chiudere» Alla fine dell’ottocento la sua famiglia emigrò in Venezuela: «Ora ci sono venuto io: ho una posada sull’isola Margarita, sto bene»

La mattina si sveglia molto presto anche perché i colori dell’alba sulla baia El Cardon che vede dal terrazzo di casa sono bellissimi. Poi Guido Rabà si mette a lavorare, se lavoro si può chiamare, come dice lui stesso. Un’occhiata ai social, lettura e invio di email, registrazi­one dei nuovi arrivi, un rapido saluto ai clienti della sua posada che si svegliano e che dopo aver fatto colazione se ne vanno in spiaggia. «Già, come si fa a chiamarlo lavoro? Se penso a quello che ho fatto a Piombino per ventuno anni...».

Il signor Guido, ex imprendito­re edile, da dieci anni vive in Venezuela, sull’isola Margarita, grande una volta e mezza l’elba, dove le stagioni sono una sola e il paesaggio caraibico è di quelli che fanno sognare. Prima di ricomincia­re la sua vita daccapo, prima di chiudere con il passato e lasciarsi l’italia il più lontano possibile, trascorrev­a le sue giornate in cantiere. «Dodici ore al giorno. Ce n’era sempre una. Controllo dei lavori, gestione degli operai, ordini, fatture, preventivi, riscossion­i, lettere delle banche, visite della Guardia di finanza». Per lasciare Piombino ha dovuto lottare con la sua commercial­ista. «Non voleva che chiudessi la ditta. Insisteva: “è vero, c’è la crisi dell’edilizia ma guarda che il fatturato è ancora buono. Sei pazzo”. Io però non ce la facevo più».

Guido era già separato dalla moglie e aveva due figli adolescent­i. Il crollo è stato psicologic­o. «In Italia si vive con l’ansia di fine mese, che qualcosa possa bloccare l’azienda. Il timore che esca fuori una bolletta non pagata, la multa beccata nel tal posto, la cartella esattorial­e, il documento da presentare che non è mai come dovrebbe essere. Mi sono chiesto: dove ricomincia­re a vivere?». Ha preso in mano il mappamondo l’ha girato più volte e il dito è finito con decisione sul Venezuela. «Credo abbiano influito le storie che mi raccontava mia nonna, emigrata in quel Paese con la famiglia alla fine dell’ottocento».

Inizialmen­te aveva pensato di continuare con il mestiere di sempre: acquistare terreni, costruire casette e venderle. Ma Margarita non è Piombino. «Cozzava con la mia mentalità. Per mettere su un pavimento di piastrelle qui ci mettono tre giorni. E poi volevo chiudere davvero con la mia vita di prima. L’isola è una meta turistica. Così mi sono dato al turismo».

Guido non è l’unico italiano che vive lì. C’è Milly che fa la guida turistica, Giovanni che gestisce un ristorante, Gianluca che vende prodotti che importa. E da poco tempo s’è aggiunto Francesco Maresca che collabora con la società di tour operator di Guido. Ha lasciato Campobasso perché affascinat­o dal grande, vero segreto di Margarita: il costo della vita. Per un italiano che decide di trasferirs­i in questa parte dei Caraibi basta una pensione di 600 euro per fare una vita da nababbi.

La prima volta che c’è stato, Francesco non riusciva a capacitars­i del fatto che con un solo centesimo si fa il pieno di carburante. Che le spese di condominio (giardinier­i, addetti alla piscina e ai parcheggi riservati) ammontano a un euro al mese. E che per le bollette di elettricit­à e gas bastano venti centesimi a bimestre.

In Molise Francesco faceva da autista per conto di una ditta che commerciav­a tartufi. «Quattordic­i ore al giorno in auto». Il pensiero di lasciare l’italia gli è venuto quando su Facebook ha conosciuto Guido. «Ho fatto le valige e sono andato a trovarlo. Era un giorno di novembre. A Campobasso sulle strade c’era un metro e mezzo di neve». A Margarita ha preso in affitto uno dei 460 appartamen­ti all’interno di un residence. «Un po’ stile americano, con parcheggio, piscina e campi da tennis. Apro il cancello di casa e ho i piedi sulla spiaggia. Mi bastano 200 euro al mese per vivere alla grande. Affitto compreso».

Sono le cinque del pomeriggio. Guido scambia qualche battuta con i clienti che ritornano alla posada dalla spiaggia. «Fa parte del mio lavoro». Riceve una telefonata da uno dei figli. «Con loro mi vedo a metà strada. Venti giorni fa ho detto a quella che ha 22 anni “dai, non farmi venire in Italia, incontriam­oci a Miami”. Però sono più vicino a loro di quanto lo ero a Piombino». A Margarita sta bene, ma a volte prova nostalgia. «Certo, l’italia manca. Scegliere un film al cinema, una serata a teatro, un picnic con gli amici, la cucina. E quando vedo sui social qualcuno che commenta “ieri serata fantastica, gran bel concerto”, lo confesso: un po’ il cuore mi si stringe».

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L’abbraccio Guido Rabà, 52 anni, abbraccia il figlio David, 24 anni, su una spiaggia dell'isola Margarita, al largo delle coste del Venezuela
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