Un regalo salvavita
per lo stagno
avvelenato

di Paolo Baldi
Un rospo appena ripescatoLa posa di speciali fogli assorbenti per la rimozione dell’inquinante dalla pozza Meder di Serle FOTOLIVELa fase di «lavaggio» degli anfibi salvati dallo stagno di Serle FOTOLIVEI volontari stanno facendo un lavoro durissimo
Un rospo appena ripescatoLa posa di speciali fogli assorbenti per la rimozione dell’inquinante dalla pozza Meder di Serle FOTOLIVELa fase di «lavaggio» degli anfibi salvati dallo stagno di Serle FOTOLIVEI volontari stanno facendo un lavoro durissimo
Il salvataggio dei rospi (Fotolive)

Potrebbe arrivare dalla tecnologia di una giovane start up bresciana l’aiuto di cui un pezzo della natura di Serle ha urgentissimo bisogno. Già nel pomeriggio di ieri, nella pozza Meder brulicante di anfibi e avvelenata da un criminale con centinaia di litri di olio per autotrazione esausto si stava mettendo alla prova «Puff», una speciale spugna già sperimentata su sversamenti di idrocarburi molto più ampi che avrebbe la capacità di assorbire gli olii in sospensione ripulendo l’acqua. Stando ai primi risultati l’operazione sembra molto interessante, e se funzionerà la natura, i rospi e le rane, i tanti volontari al lavoro anche ieri per salvare la piccola fauna, il Comune e i serlesi disgustati da questo attentato dovranno ringraziare Stefano Taini, il giovane titolare (ha 27 anni) della start up bresciana «Test1» che, letto sulla stampa dello scempio di Cariadeghe, ha deciso di mettere la sua tecnologia a disposizione gratuitamente per il risanamento dello stagno. Stamane un sopralluogo con i tecnici dell’Arpa farà il punto su una situazione in continuo divenire, e che nell’arco della sola giornata di ieri ha visto un cambio radicale del programma. In mattinata un tavolo tecnico in Prefettura, presenti il sindaco di Serle, la Provincia, i carabinieri forestali e la stessa Arpa, e con l’apporto in remoto della Regione, aveva ipotizzato di svuotare completamente la pozza avvelenata e di ricoprirne anche le sponde con un telo impermeabile per scongiurare la dispersione dell’olio con l’arrivo delle piogge attese per giovedì, rinviando la bonifica a un secondo momento. IN QUESTO caso le migliaia di rospi comuni che anche ieri sono stati estratti vivi dall’acqua annerita e ripuliti (ieri le guardie ecologiche della Valsabbia e i volontari di Lipu, Enpa, Lac, Cabs, Guardia nazionale ambientale, della Pro loco, della banda e di Green Serle sono stati sostituiti dalle Gev dell’Alto Garda e da altri cittadini serlesi che hanno a cuore il loro territorio) sarebbero rimasti confinati nei due recinti creati appositamente e nella vasca anticendio allestita dalla Protezione civile locale e riempita d’acqua. Adesso invece si punta sul ripristino di un’altra, vecchia pozza dell’Altopiano attualmente prosciugata, quella dei Ruchì. Qui gli anfibi potranno, forse, concludere in qualche caso il loro processo riproduttivo (molte femmine recuperate dalla Meder devono ancora deporre le uova), e, sempre forse, liberarsi degli inquinanti assorbiti attraverso pelle, polmoni e apparato digerente. IERI appunto altri volontari stavano cercando di accelerare il processo «lavando» altre centinaia di esemplari estratti soto la coltre nera, mentre gli addetti della Special spurghi usavano grandi fogli di materiale assorbente per recuperare almeno una parte dell’olio disperso, e tra i presenti qualcuno ha anche lanciato un appello al Comune. Giovanni Panza, un serlese d’adozione, si augura che l’ente locale organizzi un’assemblea pubblica invitando i cittadini a un confronto su questo gesto gravissimo. Perchè non debba ripetersi mai più. •

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