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25 aprile, la Resistenza al cinema: così i maestri hanno raccontato la Storia

Da Rossellini a De Sica, Scola, Risi. Perché, come dissero i fratelli Taviani, "il fascismo cerca di tornare"

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Settantaquattro anni dopo quel 25 aprile che ha cambiato la storia del nostro Paese l'attenzione deve rimanere alta, la memoria viva. Perché, come dicevano solo un anno e mezzo fa i fratelli Taviani che alla Resistenza hanno dedicato molto del loro lavoro, "il fascismo torna o tenta di tornare". In questo ci aiuta il cinema che dal primo dopoguerra non ha smesso di raccontare storie, in parte vere in parte frutto della fantasia di scrittori e sceneggiatori.

Resistenza, il cinema dei maestri che hanno raccontato il 25 aprile

'Roma città aperta' di Roberto Rossellini, 1945

La corsa di Anna Magnani, un braccio alzato, la voce che grida "Francesco! Francesco!" e il corpo che cade sotto i colpi dei fucili nazisti sotto gli occhi del figlio. Con quella sequenza è nato il Neorealismo, è nato il cinema italiano come lo abbiamo conosciuto, è nato il racconto della Resistenza sul grande schermo. Girato nell'inverno del 1945, un atto di coraggio nella Roma sbandata da una guerra dolorosa, Roma città aperta di Roberto Rossellini racconta le tragiche vicende della popolana Pina (Anna Magnani) e di Don Pietro (Aldo Fabrizi), ispirato alle vere figure di Don Pappagallo e Don Morosini.

'Roma città aperta', la sequenza culto del film resistenziale per eccellenza


'Achtung! Banditi!' di Carlo Lizzani, 1951

È il film d'esordio di Carlo Lizzani, realizzato grazie alla sottoscrizione di azioni da 500 lire, una sorta di crowdfunding ante litteram. Con Gina Lollobrigida, Andrea Checchi e il futuro regista Giuliano Montaldo racconta la lotta, fianco a fianco, di partigiani e operai in un paese vicino a Genova. Mentre un gruppo di partigiani tenta di procurarsi armi in una fabbrica, si viene a scoprire che i tedeschi vogliono smantellare i macchinari per portarli in Germania: sarà una forma di resistenza anche quella contro i soldati tedeschi.

Vittorio De Sica in 'Il generale Della Rovere' (1959) di Roberto Rossellini 

'Il generale Della Rovere' di Roberto Rossellini, 1959

Rossellini torna a raccontare la Resistenza con una storia che ha per protagonista uno di quei personaggi con cui il nostro cinema si è fatto grande. Lo incarna Vittorio De Sica nel ruolo di un eroe furfante che si presenta come colonnello Grimaldi, ex militare che cerca di aiutare - facendo abbondante cresta - i parenti dei prigionieri della Gestapo nella Genova dell'inverno tra il '43 e il '44 e che invece si scopre essere giocatore d'azzardo e truffatore con il nome di Emanuele Bordone. Poi si tramuta nel generale Della Rovere, militare badogliano diventato capo della Resistenza, ucciso per errore dai tedeschi e da loro "prontamente" rimpiazzato con un attore nato, Bardone appunto che, cercando un ulteriore affare, si mette d'accordo con un ufficiale tedesco. Il piano del colonnello Muller è di riuscire a far venire allo scoperto i partigiani nel carcere di San Vittore, dove è stato trasferito il finto generale. Non si sa esattamente quando Bardone, ormai calato perfettamente nel ruolo, "diventa" Della Rovere, si sa solo che a un certo punto smette di fare la spia.

'Una vita difficile' di Dino Risi, 1961

Le commedie che hanno fatto grande il nostro cinema, quelle firmate da Risi, da Scola, storie che coprono un arco di tempo lungo che raccontano l'Italia in quella straordinaria pagina che è stato il dopoguerra, affondano sempre le radici nella Resistenza. Anche il personaggio di Silvio Magnozzi, Alberto Sordi, ha avuto la sua formazione come partigiano, da quella esperienza fondativa è nato il suo desiderio di lottare contro le ingiustizie e i soprusi. Il suo percorso, giornalista, scrittore infine segretario tuttofare di un affarista sarà un tormentato viaggio per tornare a quei valori imparati nei gruppi partigiani.
Claudia Cardinale e George Chakiris in 'La ragazza di Bube' (1963) di Luigi Comencini 

'La ragazza di Bube' di Luigi Comencini, 1963

È tratto dal romanzo di Carlo Cassola la storia d'amore tra la giovanissima Mara, contadina, e il partigiano Bube. Una storia di resilienza al femminile di una giovane donna capace di capire e aspettare. La venticinquenne Claudia Cardinale, che in quell'anno veniva consacrata da due maestri come Fellini (8 e 1/2) e Visconti (Il Gattopardo), illumina con la sua bellezza e il suo talento il personaggio di questa giovane toscana che sacrifica i suoi anni migliori per amore di un partigiano che ha compiuto un assassinio. La sequenza dell'acquisto delle scarpe di pelle di serpente è un momento commovente e a modo suo seducente.
Totò in 'I due colonnelli' (1963) di Steno 

'I due colonnelli' di Steno, 1963

In chiave di commedia il racconto di Steno con Totò nei panni del colonnello Di Maggio, non è la Resistenza propriamente detta ma è una storia di orgoglio italiano che si ribella alla prepotenza tedesca. I due colonnelli del titolo sono dunque quello italiano interpretato da Totò e quello inglese, Walter Pidgeon che diventano amici nonostante siano su fronti opposti al confine tra Grecia e Albania. Quando poi un ufficiale tedesco, il maggiore Kruger, obbligherà Di Maggio a bombardare il villaggio montenegrino pieno di donne e bambini, Totò avrà tra una delle battute più famose del cinema bellico. "Badate colonnello, io ho carta bianca", afferma solenne Kruger, "E ci si pulisca il culo!" gli risponde Totò.

'C'eravamo tanto amati' di Ettore Scola, 1974

Anche l'amicizia tra Antonio, Gianni e Nicola, alias Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores nasce nel contesto della Resistenza, tre partigiani che diventano amici, ma le cui strade si divideranno e torneranno a rincrociarsi tante volte anche perché tutti innamorati di Luciana (Stefania Sandrelli). Il film di Scola ripercorre trent'anni di storia italiana dal 1945 al 1975 attraverso le vicende di quei tre amici e di come quei valori che hanno unito l'Italia in quel momento così critico per il nostro Paese durante l'occupazione nazifascista, negli anni abbiano incontrato ostacoli ma non siano in fondo mai stati dimenticati.
Stefano Accorsi, Stefania Montorsi e Giorgio Pasotti in 'I piccoli maestri' (1998) di Daniele Luchetti 

'I piccoli maestri' di Daniele Luchetti, 1998

Dal romanzo di Luigi Meneghello, Daniele Luchetti trae una storia che ha per protagonista Stefano Accorsi, Giorgio Pasotti e Stefania Montorsi nei panni di tre studenti universitari vicentini che lasciano i loro studi per dedicarsi alla lotta antifascista sull'Altipiano dei Sette Comuni. I loro ideali dovranno scontrarsi con un'avventura molto più pericolosa di quello che avevano immaginato e misurarsi con la difficoltà di prendere decisioni che hanno a che fare con la vita e la morte delle persone. Per fortuna arriveranno i carri armati inglesi a liberare la città.

'Il partigiano Johnny' di Guido Chiesa, 2000

Di Beppe Fenoglio Il partigiano Johnny è sicuramente il romanzo più ambizioso e autobiografico, venne pubblicato postumo e incompiuto, eppure la storia di questo studente appassionato di letteratura inglese ma pronto a lasciare i suoi studi per andare in montagna a unirsi ai partigiani ha trovato il suo adattamento su grande schermo. Johnny è incarnato da Stefano Dionisi, scelto per la sua somiglianza con il giovane Fenoglio.

'Una questione privata', il film di Paolo e Vittorio Taviani: la clip esclusiva



'Una questione privata' di Paolo e Vittorio Taviani, 2017

Molti anni dopo i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, che si erano già misurati con il tema resistenziale in La notte di San Lorenzo, riadattano Fenoglio con un altro racconto resistenziale, il romanzo che, secondo Italo Calvino, tutti gli scrittori della Resistenza avrebbero voluto scrivere. Fenoglio ci lavorò negli ultimi anni della sua vita e il libro fu pubblicato - anche questo - postumo nel 1963, storia di un triangolo tra amicizia e amore, sullo sfondo della guerra di Resistenza. Il triangolo è composto da Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellè.