Certosa di Trisulti, il ministero dice no alla scuola sovranista di Bannon

Già avviate le pratiche per lo stop alla concessione

Non aprirà le porte la «scuola per gladiatori» promossa da Steve Bannon, l’ex consigliere di Donald Trump in missione da due anni in Europa, con il progetto di guidare lo schieramento sovranista. La certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone, affidata nel febbraio 2018 alla Dignitatis Humanae Institute (DHI), a breve potrà tornare allo Stato. L’avviso di sfratto potrebbe arrivare a breve. Il Ministero dei beni culturali ha comunicato di aver avviato la procedura di revoca della concessione, dopo una serie di ispezioni e un parere dell’avvocatura generale. Tante le inadempienze riscontrate, e un canone fino ad oggi mai versato allo Stato.


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L’associazione che vede Bannon come patron, rappresentata in Italia dall’inglese Benjamin Harnwell, aveva partecipato nel 2017 al bando pubblico del Mibac per la gestione dell’abbazia del 1200. Il concorso era riservato ad enti no-profit e prevedeva un canone annuale per l’affitto e l’impegno alla conservazione e ristrutturazione del complesso certosino, garantendo l’accesso al pubblico e l’utilizzo da parte delle comunità locali. Steve Bannon aveva però altri progetti, utilizzare la certosa per organizzare una scuola di formazione diretta al vari movimenti populisti. Una vera e propria scuola per «i gladiatori». L’istituto DHI vede nell’organigramma diversi esponenti della fronda anti Bergoglio, guidata dal cardinale Usa Burke, e esponenti del mondo del cattolicesimo integralista legati all’area prolife, come Gianluca Volontè, ex deputato Udc oggi sotto processo a Milano con l’accusa di aver svolto un’attività illecita di lobby a favore dell’Azerbaijan.

Fin dall’inizio la concessione all’associazione era stata duramente criticata dalle comunità locali, preoccupate dopo l’annuncio della creazione di un scuola sovranista. Diversi aspetti della concessione mostravano una serie di carenze, confermate dalle ispezioni del ministero. In particolare l’associazione Dignitatis Humanae risulta costituita solo nel dicembre 2016, pochi giorni prima della scadenza del bando, e riconosciuta dalla prefettura mesi dopo. Secondo il capitolato di gara il gestore avrebbe dovuto dimostrare una esperienza almeno quinquennale nella gestione di beni culturali. Nella documentazione presentata la DHI aveva dichiarato, all’interno del curriculum, come ente giuridico esistente prima della gara una società di capitale inglese, la Dignitatis Humanae Foundation, poi sciolta nel 2018.


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Particolarmente critica era poi la lettera di garanzia finanziaria presentata dall’associazione legata a Steve Bannon, apparentemente firmata dalla filiale di Gibilterra della banca danese Jyske. Il documento - ha dichiarato l’istituto - era «fraudolento» e riportava la firma di un funzionario che non lavora più da anni per la Jyske. Benjamin Harnwell aveva spiegato che i rapporti con la banca erano stati gestiti da “un benefattore dell’istituto”. Il nome finora è stato mantenuto segreto dall’organizzazione.

I problemi riscontrati a Trisulti non riguardano solo la concessione. L’abbazia - come hanno confermato anche gli ispettori del ministero - presenta uno stato di evidente mancanza di manutenzione. I giardini all’italiana apparivano trascurati e in stato di abbandono nei giorni scorsi e, secondo il Mibac, la DHI non ha mai attivato un contratto per la cura del verde e la vigilanza. La Dignitatis Humanae, infine, è risultata inadempiente fino ad ora nel pagamento del canone di concessione - 100 mila euro annui - dovuto al ministero per la gestione di Trisulti. Nel frattempo anche la Corte dei Conti ha aperto una istruttoria per verificare l’eventuale danno erariale creato dall’affidamento alla DHI dell’abbazia