LA Plastica

Acqua Sant’Anna: «Ora anche in Italia la cauzione sulla plastica»

di Paola Pica

Acqua Sant'Anna: «Ora anche in Italia la cauzione sulla plastica»

In questi giorni di primavera la neve si è ormai sciolta sulle cime e le fonti sono al massimo della potenza. Quelle piemontesi di Vinadio celebrano la conquista di una leadership internazionale con 1,5 miliardi di bottiglie di Acqua Sant’Anna in un anno, in Europa solo la francese Evian della multinazionale Danone è a pari merito. Nello stabilimento hi-tech, costruito secondo i criteri della bioedilizia in pietra e legno, a mille metri sulle Alpi Marittime, si lavora senza sosta dall’inizio della crisi. Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato, è tra quelli che la Fase 2 ha dovuto metterla in atto dal Giorno 1 dell’epidemia.

Vengono anche dall’estero a Vinadio a studiare il caso Acqua Sant’Anna. Questa volta sembra siate un modello per la ripartenza. Come vi siete mossi?
«Alle primissime avvisaglie è scattato il piano. Ci siamo mossi con rapidità e abbiamo avuto la fortuna di riuscire a reperire i dispositivi di protezione individuali. Oltre al distanziamento, abbiamo introdotto nuove modalità di ingresso e di uscita dalla fabbrica, carico e scarico delle merci. Camion e furgoni arrivano su un piazzale organizzato in sicurezza, i trasportatori inviano i documenti in digitale. Nella produzione, ovviamente, la sterilizzazione è sotto totale controllo, dalla montagna fino alla bottiglia. Il rischio oggi è fuori dalla Sant’Anna, non dentro».

Cosa intende dire?
«I dipendenti fanno la spesa, stanno in famiglia, esponendosi forse al contagio. Potendo, avremmo fatto tamponi e test anticorpali, eravamo in contatto con una ditta specializzata. Ma poi la Regione ha detto che non si poteva fare. Abbiamo fatto osservare la quarantena a chi ha parenti stretti che lavorano in ospedale».

C’è chi sostiene che la vicinanza delle aziende ai dipendenti sia un fattore chiave di riuscita per la ripresa.
«La vicinanza è cruciale e non solo per i dipendenti ma per tutto il territorio di riferimento. Ai nostri dipendenti riconosciamo in questo momento uno stipendio maggiorato del 30% e abbiamo sostenuto ospedali e anziani con 500 mila euro. La gioia più grande l’abbiamo avuta dal gesto più piccolo…».

Quale piccolo gesto?
«Il sabato di Pasqua abbiamo recapitato a sorpresa a tutte le famiglie dei paesi della valle un cesto con colomba, uova di cioccolato e spumante. Volevamo regalare un sorriso, specie a chi è solo o isolato in un territorio che ci ha dato tanto. Siamo stati travolti dalla gratitudine, dai messaggi, dalle lettere, dai post, un’ondata di ritorno incredibile, una grandissima commozione e una spinta a stare uniti. C’è un grande valore per le imprese nella comunità».

Molto deve essere «ripensato» nel nostro sistema. Non è una buona occasione per riconsiderare l’uso della plastica?
«Potrei dirle che siamo i primi ad aver messo sul mercato le bottigliette in bioplastica. Ma non è di questo che voglio parlare. La mia proposta è un’altra».

Qual è la sua proposta allora?
«La cauzione. Ossia attribuire alla bottiglietta vuota un valore, diciamo di 10 centesimi, perché questo è il prezzo individuato confrontandoci con altri grandi produttori e con l’esperienza di tanti paesi che hanno già introdotto questo principio».

Come funziona la cauzione?
«La bottiglietta vuota non viene gettata nella spazzatura, sia pure differenziata, ma introdotta in appositi contenitori collocati nelle strade, macchinette che restituiscono i 10 centesimi a bottiglia. Nessuno abbandonerebbe dei soldi per strada, così laddove la cauzione è in uso, nessuno abbandona più le bottigliette. E nel caso, ci sono persone meno fortunate che le raccolgono e mettono insieme qualche soldo. In Germania o nel Nord Europa non si vedono più bottigliette in giro».

Qual è poi il percorso della bottiglietta restituita?
«Viene riconosciuta da un codice a barre come plastica per alimenti, quindi fusa, quindi riprodotta e rimessa in circolazione infinite volte. Lo stesso sistema può essere adottato, in percorsi separati, da tutti i rifiuti “inquinanti”, dai contenitori dei detersivi agli pneumatici, alle tv rotte Se c’è un valore di cauzione, nessuno li butterà. Oggi la plastica non viene riciclata a sufficienza perché viene gettata via tutta insieme».

Ma perché noi in Italia non abbiamo la cauzione?
«Deve essere introdotta per legge. Il nord Europa ce l’ha, la Francia dovrebbe farcela per il 2021, da noi nemmeno se ne parla. Ma se questo è il momento per ripensare a un modello di sviluppo più sostenibile, si può provare!».

Non conviene tornare al vetro?
«Per riciclare il vetro servono gli altoforni e il consumo di energia non è confrontabile. Alla fine il costo a bottiglia è di 30-40 centesimi contro 0,05. Il vetro è pesante e più ingombrante nelle casse, per trasportarlo si spende di più e si inquina di più».

Quale 2020 attende Sant’Anna?
«Siamo cresciuti a doppia cifra fin qui e anche questo sarà un anno positivo. Stanno andando molto bene i tè e stiamo facendo molta ricerca sull’acqua, la nostra acqua considerata benefica sin dal ‘500, e ulteriormente arricchita con collagene, già in vendita, e con acido ialuronico, che lanceremo nel mese di maggio o di giugno, dipenderà anche dalle condizioni del mercato».

C’è molta preoccupazione per l’andamento dei contagi in Piemonte?
«Con le altre grandi imprese siamo in contatto costante e sono certo che sapremo reagire tutti insieme».

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