Il 18 dicembre 2022 la comunità di Albugnano ha accolto benevolmente la prima restituzione pubblica de “Il bue Dike”, un canto che evoca la storia di un bue di nome Dike (“giustizia” in greco) e intreccia le lingue attualmente parlate ad Albugnano: italiano, piemontese, romeno e spagnolo. Il coro attuale è composto da sedici persone (Paolo Andriano, Aurora Angilletta, Anna Delfina Arcostanzo, Silvia Binello, Diego Coscia, Sabrina Di Guardo, Mauro Domenino, Alessandra Gallo, Marco Gobetti, Aurelian Mariut, Mark Mariut, Riccardo Peruzzi, Marina Sarboraria, Agata Torrero, Beppe Turletti, Marco Vai) e nasce tramite l’atelier canoro omonimo, tenuto da Lisa Tatin, cantante lirica e formatrice, nell’ambito del progetto “LASSME NEN STÉ: la lingua piemontese, il lavoro, i diritti e l’altrove” realizzato dall’associazione culturale Lo Stagno di Goethe; “Il bue Dike” è un canto all’unisono arrangiato da Beppe Turletti e ispirato a una melodia popolare, di cui si ricalca la metrica tramite un testo scritto per l’occasione da Marco Gobetti.
Un inedito canto corale, dunque, che si presenta come nuovo elemento da inserire nella Festa Patronale di Sant’Antonio da Padova, nell’ambito della quale (ogni seconda domenica di giugno sin dal 1673) per le vie del paese avviene l’annuale corsa del carro agghindato con gigli bianchi e trainato dai buoi; una tradizione con cui Albugnano ha recentemente aderito al Protocollo per la creazione della Rete Italiana per la Salvaguardia e Valorizzazione di ‘Uomini, buoi e fiori. Processioni devozionali e cerimoniali agrari’, sotto il coordinamento di Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura.
Proprio sulla scia di questa adesione, ad Albugnano sono nate iniziative tese a vitalizzare la tradizionale festa, studiandone le radici (sorse in seguito a un’epidemia di peste, come ringraziamento e voto propiziatorio, e prevedeva la liberazione da gioghi e catene di tutti gli animali fatta eccezione per i buoi impegnati nel traino del carro) e mettendo a confronto la ritualità sopravvissuta con quella di altri cerimoniali aderenti alla Rete e non solo: una delegazione di Albugnano ha partecipato attivamente alla storica Carrese tenutasi nel Comune di Larino, apprezzandone la grande partecipazione e il potenziale degli elementi canori e musicali.
Le suggestioni riportate dai rappresentanti albugnanesi presenti a Larino (culturali e istituzionali, fra tutti Aurora Angilletta e Mauro Domenino) fecero da stimolo per alcune iniziative che presero corpo durante la Festa Patronale di Albugnano del 2022; in particolare, la Festa fu oggetto di un primo sopralluogo da parte dell’antropologa Anna Delfina Arcostanzo e fu arricchita da un epilogo teatrale (https://tinyurl.com/gioghiuominiebuoi) a cura di Marco Gobetti. Si trattò di una narrazione che, passando per gli aspetti rituali di questa festa, trascorsi e contemporanei, li accostava alla storia “piccola” e “grande” che ne ha accompagnato lo sviluppo: dalle grandi guerre, alla Resistenza, alle esultanze per i successi sportivi, sino al rapporto fra l’umanità e gli animali e i buoi e al passaggio dal traino alla meccanizzazione agricola.

Il canto “Il bue Dike” è nato, pertanto, proprio sull’onda di questa volontà di prendere in mano una tradizione e rinnovarla, vivificarla, attraverso un intervento artistico che componesse le tracce della comunità che ha tramandato quella tradizione, insieme alle tracce di quella che vive, invece, oggi, ad Albugnano.
Una sfida artistica e, al tempo stesso un laboratorio “antropologico” che vivrà il suo debutto vero e proprio durante la Festa di Sant’Antonio a giugno 2023.
Il canto “Il bue Dike” è un esperimento: quello che accade fisiologicamente alle tradizioni (si trasformano lentamente nel corso della storia, per effetto delle trasformazioni culturali e sociali che interessano le comunità a cui appartengono) qui viene esplicitamente indotto da un operatore culturale che interviene “innestando” su una tradizione “antica” un nuovo elemento comunitario e rituale, un canto: un canto plurilingue in cui tutti i membri della comunità albugnanese contemporanea possano riconoscere qualcosa di “proprio”.
Trattandosi di un “esperimento”, sarà interessante verificare, anche nell’immediato futuro, se e quanto questo innesto “terrà” e quali effetti vivificanti e partecipativi potrà eventualmente sortire sulla comunità albugnanese.
Se questo innesto dovesse “tenere”, inoltre, sarà ugualmente interessante studiare sul lungo periodo attraverso quali imprevedibili percorsi esso diventerà “memoria”, affiancando e integrando, ad esempio, le memorie più antiche, sino magari a far perdere ogni dettaglio della sua artificiosa origine.
Sarà a quel punto che l’innesto potrà dirsi definitivamente compiuto ed è solo a quel punto che “Il Bue Dike” potrà dirsi, davvero, “cantato”.