Messo alle strette da Schauble lo statista tedesco
sceglie di andarsene sbattendo la porta


Kohl: "Non faccio i nomi"
e si dimette da presidente cdu

Lascia la prestigiosa carica onoraria
piuttosto che svelare i suoi finanziatori


dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
 

BERLINO - L'ostinato grande vecchio Kohl sbatte la porta al suo partito: invitato da Schauble e da tutto il vertice Cdu a sospendere la sua presidenza onoraria finché non avesse deciso di rompere il silenzio e fare i nomi dei donatori eccellenti, l'ex cancelliere risponde rabbioso che la parola d'onore dell'omertà promessa ai grandi pagatori occulti per lui vale di più del partito e della legge. Non accetta, Helmut Kohl, la sospensione dell'incarico: si dimette da presidente onorario, confermando che continuerà a tacere sui donatori. Nè le preghiere di Schauble, né le perquisizioni di magistratura e polizia lanciate da ieri in case e uffici dei suoi fiduciari, piegano la sua ostinazione.

Così Kohl ha risposto stizzito alle conclusioni del drammatico vertice straordinario di crisi della Cdu. Il quale ieri ha deliberato che Schauble resta numero uno della Cdu, anche se aveva implorato di poter lasciare il timone della nave nella tempesta; la presidenza del partito rimane tutta intera al suo fianco, ad affrontare l'emergenza; e il grande padre Helmut Kohl ha appunto ricevuto l'umiliazione di un rimprovero punitivo davanti al mondo.

E' stato pregato in tono cortese ma fermo di considerare sospesa la sua presidenza onoraria, insomma di scendere dal piedistallo della Storia, finché non si deciderà a rompere quel suo silenzio così simile all'omertà mafiosa sui nomi dei donatori eccellenti che finanziavano il suo sistema di fondi neri.
Con queste decisioni, sofferte e non prese all'unanimità, si è concluso ieri pomeriggio a Berlino il vertice straordinario di crisi della Cdu, il più drammatico in oltre mezzo secolo di storia della Dc tedesca. Decisioni cui Kohl ha risposto come si è detto.

E' un primo schiaffo a Kohl considerato monumento storico e padre fondatore fino a ieri e ancora venerato come un Dio e un eroe dell'Europa sia da iscritti e simpatizzanti, sia da milioni di persone anche fuori dalla Germania. Ma insieme è uno schiaffo timido, uno strappo troppo graduale, che prima di tutto non piega Kohl perché non lo ha convinto a fare i nomi. E intanto mostra quanto sia debole la forza dei rinnovatori nella Cdu, e quindi quanto sarà difficile per i nipotini di Adenauer risalire la china dei consensi crollati e dell'immagine in pezzi.

"Se Kohl continuerà a chiudersi nel suo silenzio arrecherà al partito danni ancora maggiori, e verrà meno ai suoi doveri", dice la dichiarazione conclusiva del vertice cui Kohl ha dato quella risposta sprezzante. Il documento è stato contestato da due voti contrari e da un'astensione. Non molti sui 26 partecipanti alla riunione, ma abbastanza per mostrare che il vecchio sistema di potere dell'ex cancelliere resta forte e radicato nel partito. "Sono deluso, il vertice cdu non ha portato novità né chiarezza", ha commentato a caldo il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder.

La sua è una ovvia reazione di polemica strumentale, come è inevitabile e sano che accada in un bipolarismo. Ma quanto è saldo il bipolarismo tedesco finché la crisi della dc di Berlino resta aperta? E come farà Schauble a chiuderla, a riconquistare legittimità democratica di forza politica credibile e fiducia degli elettori di qui alle elezioni regionali di febbraio nello Schlewsig-Holstein e di maggio nel Nordreno-Westfalia?

E' una preoccupazione che cova sotto sotto anche tra socialdemocratici e verdi, gli esponenti dell'attuale maggioranza. Rincuorati dal fortissimo recupero di popolarità che la crisi dell'opposizione ha portato loro (ma che è stato causato anche dalla nuova politica economica e fiscale tecnocratico-riformatrice), Schroeder e i suoi non ignorano che sussulti all'italiana potrebbero essere dannosissimi alla stabilità politica di tutto il paese, e quindi indirettamente anche all'economia e al clima sociale. Dopo il drammatico vertice di ieri, il rischio di una spaccatura della Cdu e di scenari italiani vecchia maniera resta aperto a Berlino. Soprattutto per colpa di Helmut Kohl.

(18 gennaio 2000)
 


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