Decise all'Eliseo le tangenti per l'affare
Elf Aquitaine-Leuna


Mitterand disse:
"Paghiamo Kohl"



di ANDREA TARQUINI
 

BERLINO - C'è un intrigo internazionale dietro lo scandalo dei fondi neri di Kohl che sta travolgendo la Cdu e getta ombre sulla stabilità della Germania. Lo hanno rivelato ieri sera in uno scoop congiunto il "Tagesschau", l'autorevole telegiornale della prima rete pubblica tedesca Ard, e i servizi giornalistici del secondo canale francese France2. Secondo le due reti, delle tangenti (valutate in oltre 80 milioni di marchi, altrettanti miliardi di lire) che il colosso petrolchimico parastatale francese Elf-Aquitaine versò per l'acquisto del kombinat tedesco-orientale Leuna dopo la riunificazione, circa 30 milioni almeno andarono direttamente a sostegno delle campagne elettorali del cancelliere della riunificazione.

Fu una scelta al massimo livello, compiuta nelle stanze segrete dell'Eliseo e dei bunker dell'intelligence e dei comandi militari della prima potenza militare dell'Europa occidentale: l'allora presidente Mitterrand e i capi dei servizi e dell'Armée scelsero il rischio in nome dell'interesse strategico. Perché volevano che vincesse Kohl onde avere una Germania europeista e amica. L'ex cancelliere smentisce indignato, pur non esssendo accusato di persona: non ci sono prove che egli allora sapesse della scelta francese, sottolineano le due tv.

"Sono calunnie irresponsabili che non hanno alcun rapporto con la realtà, è vergognoso, è un nuovo atto della campagna per l'annientamento personale condotta dai media contro di me", fa dire Helmut Kohl dal suo ufficio. Aggiunge il segretario della Cdu Angela Merkel: "Non c'è alcuna prova a sostegno di questa tesi". Incalza Bern Schmidbauer, che negli anni del cancellierato di Kohl fu il potentissimo "008", il coordinatore dei servizi segreti alla cancelleria: "Non è vero".

Ma ieri sera quando poco dopo le 20 an Hofer, il popolare conduttore del Tagesschau, ha letto la notizia, il paese ha avuto uno shock: così, con l'asserito coinvolgimento francese al massimo livello - si chiedono in molti - si potrebbe spiegare l'ostinazione con cui Kohl "in nome della parola d'onore" difende il suo diritto al silenzio sui nomi dei finanziatori eccellenti dei fondi neri Cdu, sfidando la Costituzione, le leggi, i giudici, l'inquirente parlamentare e gli stessi pressanti appelli a parlare del suo partito?

Dietro il silenzio di Kohl si cela una diretta ingerenza francese nella politica interna della Germania che con la caduta del Muro aveva appena riconquistato la sua sovranità? La diffidenza del socialista Mitterrand verso la Spd sospetta di neutralismo e le sue preferenze per lo cher ami Helmut è arcinota. La ricostruzione dei colleghi della Ard e di France2 riceverà sicuramente altre smentite dalle fonti ufficiali dei due paesi, ma suona puntigliosa, precisa, ricca di dati. La decisione, ha letto lo speaker del tg tedesco, fu presa a Parigi al massimo livello: i vertici politici e militari decisero che era vitale appoggiare l'indirizzo europeista, pacifista, antinazionalista della Cdu di Kohl onde garantirsi che la Germania, con la riunificazione di nuovo numero uno del continente, non tornasse quella minaccia all'equilibrio e alla pace in Europa che era stata in tutto il secolo.

Ai negoziati, continua la ricostruzione, presero parte esponenti dei servizi segreti. Non c'è prova, aggiunge il reportage, che Kohl abbia saputo personalmente dell'operazione, che sarebbe venuta alla luce perché un ex alto esponente francese avrebbe deciso di parlare, in cambio della garanzia dell'anonimato. In più riprese, ha raccontato ancora il servizio del Tagesschau, esponenti dei due paesi si sarebbero incontrati nel lussuoso, discreto albergo Le Richmond di Ginevra, al riparo dai curiosi, per definire i dettagli della transazione.

È una clamorosa scoperta della verità? È una forzatura giornalistica? La Ard, da sempre fonte cauta e attendibile, giura sulla bontà delle fonti. E proprio nelle stesse ore, lo scandalo Elf-Aquitaine si arricchiva di un'altra pagina carica di suspense. Secondo il prossimo numero dell'autorevole settimanale liberal di Amburgo Der Spiegel, atti e dossier-chiave sui negoziati e sull'accordo finale per l'affare di miliardi e miliardi concluso nel 1992 con la vendita del Kombinat Leuna ai francesi mancano non solo (come già si sapeva) alla Cancelleria, ma anche presso gli archivi del governo regionale del Land di Sassonia-Anhalt, dove l'impianto Leuna sorge.

Chi è responsabile del presunto, clamoroso insabbiamento? L'attuale governo socialdemocratico di Magdeburgo, capitale della Sassonia-Anhalt, presieduto da Reinhard Hoeppner che guida il Land con l'astensione benevola dei postcomunisti della Pds, si dice all'oscuro di tutto: in quegli anni era all'opposizione. All'epoca dell'affare Elf-Leuna, il 1992 appunto, la Sassonia- Anhalt era infatti governata dalla Cdu, il partito di Kohl. A quell'epoca risalgono atti e dossier scomparsi. L'allora premier era il democristiano Werner Muench. Il quale, in un'intervista a Focus-Tv, ha definito "estremamente alta" la provvigione che la signora Agnes Huerland-Buening, ex sottosegretario alla Difesa e persona-chiave del "sistema Kohl" di fondi neri, aveva ricevuto per le sue "consulenze" nel quadro dell'affare Elf-Leuna.

(23 gennaio 2000)
 


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