Si sente male alla camera ardente dello zio e muore: l’addio a Francesco Spadaccia

Il primo malore alla camera ardente dello zio, l'ex segretario dei radicali Gianfranco: due giorni di agonia e la morte

Francesco Spadaccia da un profilo facebook

Due giorni di agonia e poi la morte, assurda a 31 anni, dopo essersi sentito male alla camera ardente dello zio. E’ morto così Francesco Spadaccia, giovane avvocato romano, nipote di Gianfranco, l’ex segretario del Partito Radicale e parlamentare per tanti anni morto domenica a 87 anni.

Il primo malore alla camera ardente dello zio, l’ex segretario dei radicali Gianfranco: due giorni di agonia e la morte

Per Francesco Spadaccia è stato fatale il malore di martedì, subito dopo la camera ardente dello zio al Senato. Il giovane era stato poi trasportato in ospedale dove è rimasto in codice rosso: nella mattinata di oggi, 29 settembre, l’improvviso aggravamento e la morte, pare causata da una trombosi.

Francesco Spadaccia era laureato in Giurisprudenza e aveva svolto la pratica forense in uno studio legale. Aveva perso la mamma da bambino e cinque anni fa anche il papà, forse anche per questo era particolarmente legato allo zio. I primi malori proprio davanti al suo feretro.

A darne notizia oggi la Federazione Italiana Diritti Umani: “È venuto a mancare questa notte, a soli 31 anni, il nostro socio ed il nostro amico Francesco Spadaccia. Il suo impegno ed il suo ricordo ci accompagneranno per sempre”, riporta l’associazione.

A unirsi al cordoglio in una nota sui social anche i Radicali: “Abbiamo appreso poche ore fa la terribile notizia della morte del giovane Francesco Spadaccia, radicale, figlio del radicale storico Giorgio Spadaccia e nipote di Gianfranco Spadaccia che ci ha lasciato solo pochi giorni fa Una tragica e tremenda fatalità che ci ha lasciati sgomenti e ci unisce al dolore di chi, come noi, gli ha voluto bene e ha condiviso momenti di militanza”.

“Indimenticabile la sua ironia”

Un attivista, Sergio Rovasio, presidente dell’associazione Marco Pannella di Torino, lo saluta così:Non ci sono parole per descrivere la sensazione di sgomento e incredulità nell’apprendere notizie come queste. Con lui, suo padre Giorgio e suo zio Gianfranco, ci hanno lasciato tre Spadaccia che nella storia degli attivisti Radicali lasceranno solo memoria e un vuoto immenso.

Francesco era un ragazzo timido, con una sua unica e particolare ironia e simpatia, indescrivibili. Ci eravamo scritti recentemente e mi pare incredibile non poter più fare confronti con lui su quello che i militanti Radicali di Roma e non solo fanno, discutendo e anche litigando tra di loro sulle gravi diversità di vedute dei propri percorsi”.

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