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Cattolica Library
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I primi 50 anni della Caritas Italiana
Luca Losito  |  7 luglio 2021

Vorrei dirvi grazie, grazie: grazie a voi, agli operatori, ai sacerdoti e ai volontari! Grazie anche perché in occasione della pandemia la rete Caritas ha intensificato la sua presenza e ha alleviato la solitudine, la sofferenza e i bisogni di molti. Sono decine di migliaia di volontari, tra cui tanti giovani, inclusi quelli impegnati nel servizio civile, che hanno offerto in questo tempo ascolto e risposte concrete a chi è nel disagio. Proprio ai giovani vorrei che si prestasse attenzione […]. Non è mai sprecato il tempo che si dedica ad essi, per tessere insieme, con amicizia, entusiasmo, pazienza, relazioni che superino le culture dell’indifferenza e dell’apparenza. Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità, c’è bisogno di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri.[1]

Queste parole di Papa Francesco, pronunciate lo scorso 26 giugno durante l'udienza per il cinquantesimo anniversario di fondazione della Caritas Italiana, sono degno coronamento di una grande storia di solidarietà e dedizione verso i più bisognosi che, da ormai mezzo secolo, attraversa e illumina la vita sociale ed ecclesiale italiana. Una storia iniziata il 2 luglio del 1971 – dopo analoghe iniziative assistenziali sviluppatesi in Europa dall'inizio del Novecento – quando Paolo VI, alla luce della mutata situazione economico-sociale nel secondo dopoguerra e delle novità portate dal Concilio Vaticano II, scelse di superare l'esperienza della Pontificia Opera Assistenza (fin lì servita a distribuire gli aiuti all'Italia che il Vaticano riceveva soprattutto dai cattolici degli Stati Uniti) e di stimolare la Conferenza Episcopale Italiana a dar vita a un proprio organismo pastorale caritativo, meglio rispondente ai tempi, che avesse il compito di coinvolgere tutti i fedeli. Da allora, l'obiettivo divenne quello di rendere le comunità cattoliche diffuse nel Paese capaci di farsi carico direttamente delle povertà del proprio territorio, e inoltre sensibili ai bisogni delle popolazioni più povere del mondo.

Banchi di prova assai impegnativi non tardarono a presentarsi: per il terremoto del 1976 nel Friuli, la Caritas Italiana intervenne promuovendo soluzioni nuove ed efficaci (poi applicate anche nel 1980 per soccorrere i terremotati dell'Irpinia), come la realizzazione del centro della comunità in ciascun paese colpito e i gemellaggi tra parrocchie friulane e numerose diocesi nazionali. E negli anni immediatamente successivi, seppe misurarsi con gravi crisi internazionali come quella dei "boat people" vietnamiti (accogliendone in Italia oltre 3.000 con un alloggio, un lavoro e l'accompagnamento per l'integrazione da parte di una comunità parrocchiale) e quella della gravissima siccità in Eritrea ed Etiopia (affrontata anche con iniziative per la costruzione di dighe e di pozzi, a sostegno duraturo delle comunità locali).

Quella della Caritas Italiana è dunque una storia straordinaria che suscita ancora oggi ammirazione e desiderio di conoscerne meglio l'evoluzione e le caratteristiche. È possibile farlo avvalendosi anche di opere disponibili in Biblioteca: ad esempio il volume La Caritas curato da monsignor Giuseppe Pasini, in cui se ne chiarisce la reale identità, le finalità e l'organizzazione, ovvero i tratti distintivi che la differenziano da un semplice organismo di pronto intervento per le varie emergenze, evidenziando piuttosto la natura di organismo pastorale dal forte impegno pedagogico teso a radicare nel Paese uno stile di vita basato sulla condivisione, sul servizio e sulla ricerca della giustizia e della pace.

Molto ricco di approfondimenti è il più recente volume L'alfabeto della carità dedicato alla figura di monsignor Giovanni Nervo, che fu responsabile e animatore instancabile della Caritas Italiana nei suoi primi quindici anni di vita. Sacerdote di origine lombarda formatosi nel seminario della diocesi di Padova, che visse anche l'esperienza della Resistenza e di cappellano di fabbrica, ne fu la guida in qualità prima di presidente e poi di vicepresidente fino al 1986. Con lui, il nuovo organismo pastorale voluto da Paolo VI crebbe organizzandosi e ramificandosi a livello nazionale e diocesano, superando una concezione della carità in termini esclusivamente assistenziali ed inaugurando una più ampia prospettiva di promozione della giustizia sociale, di educazione alla partecipazione, alla condivisione e alla gratuità. L'opera, oltre ad illustrare la notevole personalità del sacerdote nel contesto storico ed ecclesiale in cui operò, è corredata da una selezione dei suoi articoli più significativi e da testimonianze di persone che con lui collaborarono.

Per conoscere la vita della Caritas più da vicino, nell'immediatezza delle sue attività sul campo, può inoltre essere utile la consultazione della rivista corrente Italia Caritas (di cui in Biblioteca sono conservate anche numerose annate pregresse) che fornisce una grande quantità di informazioni e notizie sulle iniziative capillarmente sviluppate in Italia e nel mondo.
Ogni giorno i volontari della Caritas rinnovano e onorano ancora l'impegno iniziato cinquant'anni fa per l'animazione della comunità ecclesiale e civile, realizzando progetti e servizi con cui far fronte ad emergenze di ogni tipo, per restituire dignità e valore ad ogni persona: un impegno che merita di essere conosciuto – e sostenuto – anche tramite il sito ufficiale caritas.it.



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Note

[1] Tratto dal Discorso del Santo Padre Francesco ai membri della Caritas Italiana nel 50° di fondazione.

 
 
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