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Cattolica Library
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Uno spazio in ricordo di Franco Loi
Paolo Senna  |  13 aprile 2021

Negli scorsi mesi si è perfezionata la donazione all’Università Cattolica della seconda e ultima parte del Fondo dedicato a Franco Loi. Nel recente passato il poeta, mancato nello scorso mese di gennaio, e la moglie Silvana avevano già destinato alla Biblioteca della sede milanese dell’Ateneo una parte consistente dei propri libri e delle proprie carte: i primi, per un totale di circa 2.200 volumi, sono stati interamente catalogati e possono essere reperiti e consultati a partire dalla sezione dedicata nel Catalogo d'Ateneo; le seconde sono invece in corso di inventariazione e saranno nel prossimo futuro ricercabili nelle pagine del Catalogo degli archivi istituzionali e culturali dell’Università Cattolica.

Ora, per volontà dei figli del poeta, la donazione si è arricchita di un ulteriore piccolo insieme di volumi, tra cui i cataloghi e libri d’arte posseduti da Silvana Loi, e da una considerevole sezione archivistica, comprensiva di documenti epistolari, fotografie, nastri registrati e filmati. Si tratta di una documentazione unica e straordinaria per accostare e approfondire gli studi su Franco Loi che, specie nell’ultimo ventennio, partecipò a diverse iniziative culturali di cui rimane testimonianza video o accettò di buon grado interviste, molto spesso presso la propria abitazione, che divennero rapidamente di numero considerevole dato il rapido sviluppo della tecnologia e la diffusione dei dispositivi portatili. Tale documentazione, tuttavia, richiede in molti casi di approntare soluzioni conservative adeguate, soprattutto per l’estrema varietà dei supporti non digitali testimoniati nell’archivio e la loro inevitabile obsolescenza tecnologica. Per questo motivo sono allo studio ipotesi di riversamenti di formato, atti a garantire la piena fruibilità dei materiali e la conservazione a lungo termine.

Accanto a tali documenti di natura strettamente archivistica, grazie alla generosità degli eredi l’Ateneo ha desiderato accogliere anche alcuni oggetti appartenuti a Franco Loi, molti dei quali sono ora esposti nella nuova Sala archivi culturali, all'interno della Sala di consultazione "Giuseppe Billanovich" della Biblioteca di Milano: la scrivania del poeta in legno massiccio; la macchina da scrivere Olympia con la quale sono state dattiloscritte moltissime poesie e la maggior parte dei testi loiani; alcune tra le penne preferite del poeta; l’incisione raffigurante Carlo Porta che si trovava nella camera-studio di Via Misurata. Inoltre, è ora presente nelle raccolte del Fondo Loi anche la totalità dei premi ricevuti, dalle targhe alle medaglie, che da tutta Italia e dal mondo hanno omaggiato la poesia di questo grande autore della nostra letteratura: si va dall’Ambrogino d’Oro alla medaglia dell’Accademia pascoliana, alla statuetta del premio Carlo Porta; dal premio Laurentum al diploma della cittadinanza onoraria di Colorno, luogo di nascita della madre di Loi, ricordata nell’Angel anche con alcuni versi nel dialetto di questa città.

Il Fondo Loi testimonia, ancora una volta, come i libri appartenuti a un soggetto e l’archivio da lui prodotto siano strettamente connessi fra loro, costituendo un unico corpo fortemente vincolato nelle sue parti. Per un ente conservatore, una donazione è perciò tanto più vantaggiosa quanto più offre la possibilità di tenere assieme queste segmentazioni, che possono apparire differenti per formato ed utilizzo e magari anche per strumentazione di corredo e di ricerca, ma non certo per l’organicità e per le funzioni ad esse attribuite da chi le ha costituite nel corso di una intera vita di lavoro. Se poi a tutto questo si aggiungono anche gli oggetti, è ancora più evidente la possibilità di ricostruire i contesti e le condizioni in cui le opere di un autore sono state prodotte o addirittura create. Una collezione “integrale”, questa di Franco Loi, che costituisce una vera enciclopedia materiale in grado di suggerire a chi la osserva dettagli preziosi di una vita intera.

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* Le foto in questo articolo sono di Pierfrancesco Bernieri

 
 
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