14 febbraio 2021 - 07:11

Vaccini Covid tra diplomazia e “mercato”: vincitori, vinti (e assenti) nel mondo

Cinesi e russi sono i più attivi nell’offerta di aiuto (anche ai Paesi dell’Est Europa). Alle Seychelles europei «battuti» dagli Emirati Arabi

di Francesco Battistini, Michele Farina, Alessandra Muglia, Marta Serafini

Vaccini Covid tra diplomazia e 'mercato': vincitori, vinti (e assenti) nel mondo
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Alla Borsa della politica mondiale c’è qualcosa che si scambia più dell’oro e dei Bitcoin. La valuta dei vaccini, la più apprezzata, alimenta un mercato diplomatico parallelo che forse in questo momento conta più di quello «classico» fatto di aiuti e minacce, doni e ritorsioni. Un mercato in cui gli attori più dinamici sono cinesi e russi, con gli indiani a ruota e persino gli arabi degli Emirati che si mostrano più attivi degli occidentali, i quali addirittura devono subire le offensive altrui fin dentro «i cortili di casa», che siano i Balcani o il Sudamerica. E’ vero che Europa e Stati Uniti hanno fatto la parte del leone nella ricerca e nella produzione, ma i loro leader non pensano di cogliere le opportunità (anche) geopolitiche che si nascondono dietro la corsa all’immunizzazione di massa.

Per Mosca, ha detto al Financial Times Theresa Fallon, direttrice del «Centre for Russia, Europe, Asia Studies», la «diplomazia dei vaccini» serve a compensare le macchie di questi anni, dall’annessione della Crimea al caso Navalny: quante violazioni dei diritti umani, quanti arresti valgono centomila dosi di Sputnik?


Ognuno gioca per sé, e tutti contro tutti. Non è bastata l’uscita di scena di un leader come Trump a dare impulso a un approccio più multilaterale. Così lo squadrone del Covax, il pool internazionale che dovrebbe fornire vaccini a condizioni abbordabili ai Paesi più poveri, non ha ancora inviato in Africa una singola dose. «È un po’ umiliante», ha ammesso il presidente francese Macron pochi giorni fa. La «vaccine diplomacy» ha i suoi vincitori e i suoi vinti. E noi non siamo tra i primi.

La Serbia e il Titanic Ue

In Europa, l’ultima grande vaccinazione di massa fu organizzata nella Jugoslavia di Tito (1972) per debellare il vaiolo. E non è forse una sorpresa che il Paese europeo più veloce a vaccinare, dopo la Gran Bretagna, sia la Serbia: su sette milioni d’abitanti, quasi 700 mila hanno già ricevuto la dose. La ragione non è solo storica: eterna aspirante all’Ue, Belgrado ha rapporti storici con la sorella slava Russia ed è uno dei fedeli partner economici della Cina. Questo ha consentito al presidente Aleksandar Vucic d’ottenere trattamenti di favore per il vaccino cinese Sinopharm e, insieme, d’essere il primo governo in Europa ad accordarsi con Mosca nella produzione in proprio dell’ormai ricercatissimo Sputnik V. Per non scontentare nessuno, comunque, i principali leader serbi si sono vaccinati a seconda delle preferenze «ideologiche»: il nazionalista Vucic col Sinopharm; il presidente socialista del Parlamento, Ivica Dacic, con lo Sputnik; la premier Ana Brnabic, liberal ed europeista, con Pfizer BioNtech. Ma il messaggio più corrosivo, da Vucic, è stato riservato proprio agli europei: «Ci siamo rivolti a russi e cinesi? Avete costruito scialuppe di salvataggio molto costose per voi. E chi non è ricco ed è piccolo, è condannato ad affondare col Titanic».


L’America verso Est

L’America Latina ha fatto registrare il 15% dei casi di Covid-19 di tutto il mondo ma ha somministrato solo il 3% delle dosi globali, secondo l’Università di Oxford. «Finora, le nazioni sviluppate hanno acquistato oltre il 50% dei vaccini disponibili, quindi l’America Latina si sta rivolgendo a Cina e Russia per colmare il gap», spiega alla Cnn Parsifal D’Sola, della Andres Bello Foundation. Il governo argentino di sinistra di Alberto Fernandez è stato tra i primi a garantire gli ordini dello Sputnik V. Il Brasile punta sul cinese Coronavac, malgrado l’ostilità dichiarata del presidente Jair Bolsonaro verso Pechino. La Bolivia ha il neo presidente di sinistra Luis Arce, in attesa delle prime dosi assegnate dal programma Covax, è riuscito ad assicurarsi almeno 20 mila dosi di Sputnik. Il Cile ha pre-acquistato gli «occidentali» AstraZeneca, Pfizer e Johnson & Johnson, ma l’ordine più grande è stato effettuato per il Coronavac. La Colombia, il più stretto alleato degli Usa nella regione, non ha comprato direttamente dalla Russia, ma ha annunciato un piccolo acquisto del Coronavac e attende di iniziare la campagna di vaccinazione. L’Ecuador ha iniziato a somministrare lo Pfizer/BioNTech. Ma il candidato progressista alle presidenziali Andres Arauz promette che, se eletto, garantirà milioni di dosi in più dalla Cina e dalla Russia attraverso l’Argentina. Caso a sé il Paraguay, dove un gruppo di senatori ha presentato una mozione per ripudiare il riconoscimento di Taiwan a favore di Pechino, nella speranza di ricevere più forniture mediche. Ma il voto non è passato. In Venezuela, il presidente Maduro aveva annunciato che il Paese avrebbe ricevuto vaccini dai suoi alleati Russia e Cina già a ottobre, ma non è stata ancora avviata alcuna campagna. Maduro spera di ricevere il vaccino cubano Soberana 01, ancora in fase di sviluppo.

Emirati alle Seychelles

Le Seychelles hanno già vaccinato il 40% della popolazione: soltanto Israele ed Emirati hanno fatto meglio. L’arcipelago di 98 mila abitanti nell’Oceano indiano è stato il primo Paese africano ad avviare la campagna di vaccinazione un mese fa, dopo l’arrivo delle 50 mila dosi del cinese Sinopharm donate dagli Emirati. Due settimane dopo, altri 50 mila sieri, questa volta di AstraZeneca e regalati dall’India. New Delhi è interessata a consolidare la sua presenza nell’area che considera sua zona d’influenza e a contenere l’avanzata cinese. Abu Dhabi, che ha omaggiato l’arcipelago con altre 20 mila dosi di un vaccino emiratino, è mossa da interessi commerciali. Il turismo vale il 10% dell’economia: tiene le porte aperte ai viaggiatori che fuggono dai lockdown con pacchetti Dubai-Seychelles. Nelle isole, l’immunità di gregge è prevista per metà marzo. L’arcipelago ha annunciato la riapertura ai turisti, a patto che siano vaccinati. È il sogno di un paradiso Covid-free che si avvera.

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