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Cattolica Library
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I libri di Roberto Rebora a Piacenza
Barbara Fiorentini  |  13 aprile 2021

Nel 2014 giunge alla sede dell'Ateneo di Piacenza, come dono da parte di Renata Lollo, un piccolo tesoro custodito gelosamente dai bibliotecari piacentini. Si tratta di venticinque opere, alcune scritte (due pubblicate postume), altre appartenute a Roberto Rebora (Milano, 1910-1992), poeta, traduttore e critico teatrale. La professoressa Lollo, ordinaria di Storia della pedagogia in Università Cattolica, gli era stata vicino negli anni della solitudine e della vecchiaia e sostenne sempre con forza il valore dell’opera fondamentale Scelta tremenda, del 1967, riconoscendone e divulgandone l’elevato livello scientifico.

Nonostante l’indubbio spessore letterario, purtroppo Rebora non riuscì a vivere della sua arte e non ottenne mai la fama, vivendo all’ombra del più famoso zio Clemente. La figura di Rebora è ben delineata da Carlo Bo, che il 1° marzo del 1992 così scrive sul Corriere della Sera:

Se n’è andato il poeta più puro dell’Italia di questo secolo e anche il più ignorato e dimenticato. […] Quando si dice che è stato ignorato bisogna però aggiungere subito che la colpa è stata anche sua, nel senso che ha coltivato nella più assoluta solitudine e in perfetto silenzio la sua vocazione. Era entrato in poesia come si entra in religione epperò non ha mai previsto nessun tipo di carriera. È morto povero, aiutato da pochi amici - prosegue Bo - e forse non ha fatto neppure in tempo a riscuotere la prima rata della legge Bacchelli che gli era stata concessa. Fra tanti poeti che hanno visto consacrata la loro opera completa in edizioni solenni, Rebora non è mai stato accolto da un vero e grande editore. Dopo il primo volumetto "Misure" ha mantenuto un regime di grande riservatezza e di straordinaria pulizia interiore fino a ieri quando l’amico Scheiwiller gli ha stampato l’ultimo volumetto che si intitola "Per ora". Sempre per questa fedeltà insuperabile ha seguito il suo itinerario interiore senza confondersi mai con nessun gruppo o con qualche scuola, legato all’idea di verità che ha servito pagandone fino in fondo il peso e la fatica.

Tra le opere conservate nel fondo piacentino, ricordiamo il volume Della voce umana e poesie inedite, curato da Nicoletta Trotta e con una presentazione firmata da Renata Lollo (Interlinea Edizioni, 1998). Queste pagine sono state scritte da Rebora nelle condizioni estreme del campo di concentramento di Wietzendorf, durante la Seconda Guerra Mondiale. Qui il poeta visse l’esperienza della prigionia insieme allo scrittore Giovanni Guareschi, il filosofo Enzo Paci, il pittore Giuseppe Novello e altri intellettuali dell’epoca. Si tratta di un testo importante e originale, corredato da cartoline, poesie inedite, riproduzioni di pagine autografe e foto ritraenti lo stesso Rebora in uniforme da tenente.

 

Roberto Rebora giovane in tenuta da militareFonte: Della voce umana e poesie inedite, a cura di Nicoletta Trotta, Interlinea Edizioni, 1998, p. 84.
Per gentile concessione dell'editore

 

 La copertina del volume, con versi tratti dall'autografo delle poesie di Roberto Rebora

 La copertina del volume, con versi tratti dall'autografo delle poesie di Roberto Rebora

 

 
 
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