lunedì 1 giugno 2009

Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – Cap I § 8: La conferenza di Wannsee

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Introduzione. – Capitolo I. Paragrafo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9. Capitolo II: § 1. - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 1.4 - 1.5 - 1.6 - 1.7 - 2 - 3 - 3.1 - 3.1.1 - 3.1.2 - 4 - 5 - 6 - 7. Capitolo III: § 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 8.1 - 8.2 - 8.3 - 8.4 - 8.5 - 8.6 - 8.7 - 8.8 - 9 - 10. Capitolo IV: § 1 - 2 - 3. Capitolo V: § 1 - 1.1 - 1.2 - 1.3 - 2 - 2.1 - 2.2 - Conclusione - Appendice - Abbreviazioni - Bibliografia - Note.
Testo integrale - Graf -

CAPITOLO I
Genesi e significato della “soluzione finale”

8.

La conferenza di Wannsee

Hilberg afferma che la Conferenza di Wannsee fu convocata per risolvere
«problemi spinosi come quello dei matrimoni misti, degli Ebrei che lavoravano nell’industria degli armamenti, e degli Ebrei stranieri» (p. 426).
Egli riporta poi il secondo capoverso (che contiene il termine “Endlösung”) della lettera di invito di Heydrich agli uffici interessati, datata 29 novembre 1941, ma non il primo, che fa riferimento all’incarico affidatogli da Göring il 31 luglio 1941:
«Il 31 luglio 1941 il Maresciallo del Reich della Grande Germania mi incaricò, coinvolgendo le autorità centrali interessate, di fare tutti i preparativi necessari sotto il profilo organizzativo, pratico e materiale per una soluzione totale [für eine Gesamtlösung] della questione ebraica in Europa e di presentargli in breve tempo un progetto complessivo al riguardo» (81).
Esiste dunque uno stretto nesso tra l’incarico di Göring e la conferenza di Wannsee, la quale, come ho già sottolineato, fu infatti convocata per informare le alte gerarchie del Partito del nuovo orientamento di tale politica nazionalsocialista nei confronti degli Ebrei, cioè del fatto che all’emigrazione era ormai subentrata l’evacuazione degli Ebrei all’Est, e per discutere i problemi connessi.

Nell’esposizione che dedica alla conferenza di Wannsee, Hilberg inserisce come un inciso il memorandum intitolato «Domande e idee del Ministero degli Esteri, relative alla soluzione finale della questione ebraica in Europa», spiegando che
«il memorandum era una sorta di calendario della deportazione, organizzato per ordine di priorità e che precisava quali paesi dovessero essere ripuliti per primi dagli Ebrei» (p. 427).
La fonte è: «Memorandum dell’Abteilung Deutschland sottoposto all’Unterstaatssekretär Luther (capo della divisione), 8 dicembre 1941, NG-2586-F»(nota 35 a p. 852).

Hilberg lo cita soltanto per l’espressione “soluzione finale”, che però non vi appare affatto. Il titolo del documento è infatti «Wünsche und Ideen des Auswärtigen Amts zu der vorgesehenen Gesamtlösung der Judenfrage in Europa». «Soluzione totale» (Gesamtlösung), dunque, non «soluzione finale» (Endlösung).

Incredibilmente, Hilberg menziona questo documento irrilevante del Ministero degli Esteri ma tace completamente il fondamentale memorandum di Luther del 21 agosto 1942. Al processo Zündel, interrogato su questo documento, Hilberg dichiarò:
«Ci fu una fase in cui gli Ebrei furono deportati dalla Germania nel cosiddetto Governatorato Generale, nei ghetti, prima dell’istituzione dei centri di uccisione, prima dell’istituzione dei campi di morte. Ora, quando egli [Lammers] scrive questo memorandum, questi campi di morte hanno già cominciato l’attività, nel caso di uno di essi un mese prima, nel caso di altri due, parecchi mesi prima; ma egli scrive un memorandum - noi non conosciamo la data esatta di ciò che fu redatto - in cui egli riassume la storia [della politica nazionalsocilaista dal 1939 al 1942]. Un aspetto di questa storia fu il temporaneo trasferimento di Ebrei dalla Germania in ghetti della Polonia fino al momento in cui furono costruite camere a gas per ricerverli a scopo di gasazione».
L’avvocato Christie gli fece notare che il memorandum recava la data del 21 agosto 1942 e che esprimeva intenzioni future, al che Hilberg replicò che Luther era indietro rispetto alle informazioni che possedevano le SS, ossia non era al corrente degli ultimi sviluppi della politica ebraica nazionalsocialista (82).

La pretestuosità di queste spiegazioni risulta indubitabilmente dal fatto che Hilberg, nell’edizione definitiva della sua opera, non ha discusso gli aspetti fondamentali di questo importante documento, riconoscendo implicitamente in tal modo che esso è irriducibilmente contrario alla sua tesi (83).

Hilberg ritorna poi alla conferenza di Wannsee, che riassume così:
«Heydrich aprì la riunione annunciando che aveva pieni poteri per la preparazione della “soluzione finale del problema ebraico” in Europa; i suoi uffici avevano la responsabilità della direzione centrale della “soluzione finale”, indipendentemente dalle frontiere. Poi, Heydrich delineò un panorama della politica d’emigrazione e citò delle statistiche sul numero degli Ebrei emigrati. Al posto dell’emigrazione, proseguì, il Führer aveva dato il consenso (Genehmigung) in vista del trasferimento degli Ebrei all’est come prossima (84) “possibilità di soluzione” (Lösungmöglichkeit)» (pp. 427-428).
Anche qui, egli si limita a riferire i passi che contengono la parola magica “Endlösung”.

Egli non menziona invece le cifre di queste «statistiche sul numero degli Ebrei emigrati»: 537.000 persone non è certo una cifra irrisoria. Egli tace anche il passo immediatamente successivo, che non si presta affatto alla sua interpretazione della “Endlösung”:
«Tuttavia queste azioni devono essere considerate unicamente delle possibilità di ripiego (Ausweichmöglichkeiten), qui però vengono già raccolte quelle esperienze pratiche che sono di grande importanza in relazione alla futura soluzione finale della questione ebraica (die im Hinblick auf die kommende Endlösung der Judenfrage von wichtiger Bedeutung sind(85).
Se dunque le azioni di evacuazione all’Est dovevano essere considerate delle «possibilità di ripiego» in vista della «futura soluzione finale della questione ebraica», come potevano essere azioni volte allo sterminio? Il significato di questa frase risulta chiaro dal confronto col seguente passo della cosiddetta «Braune Mappe» (Cartella Bruna), redatta da Rosenberg il 20 giugno 1941 e successivamente incorporata nella cosiddetta “Grüne Mappe” (Cartella Verde) del settembre 1942, paragrafo «Richtlinien für die Behandlung der Judenfrage» (Direttive per la trattazione della questione ebraica):
«Tutte le misure riguardanti la questione ebraica nei territori orientali occupati saranno prese in base al presupposto che la questione ebraica dopo la guerra troverà una soluzione generale per tutta l’Europa [die Judenfrage nach dem Kriege für ganz Europa generell gelöst werden wird]. Esse devono essere pertanto considerate misure parziali preparatorie e devono essere in accordo con le decisioni già prese in questo campo. D’altra parte le esperienze fatte nella trattazione della questione ebraica nei territori orientali occupati saranno orientative per la soluzione del problema complessivo, perché gli Ebrei di questi territori, insieme agli Ebrei del Governatorato generale, costituiscono il contingente più numeroso dell’ebraismo europeo. Sono comunque da evitare misure vessatorie come indegne di un Tedesco» (86).
Ed ecco come Hilberg descrive il destino degli Ebrei deportati secondo il documento:
«Heydrich spiegò che cosa si sarebbe fatto degli evacuati: sarebbero stati organizzati in enormi colonne di lavoro; con l’utilizzo di questa manodopera, gran parte di essa, senza dubbio, «si eliminerà da sé per il suo stato di insufficienza fisica»(wobei zweifellos ein Grossteil durch natürliche Verminderung ausfallen wird). I restanti (Restbestand) di questo processo di “selezione naturale” - cioè il nucleo più resistente degli Ebrei - dovrà essere “trattato di conseguenza” (wird entsprechend behandelt werden müssen), poiché la storia aveva mostrato come questi Ebrei portassero in sé i germi di una nuova rinascita giudea. Heydrich non si attardò su questo trattamento “di conseguenza”, ma noi sappiamo, in base al linguaggio dei rapporti degli Einsatzgruppen, che alludeva alla loro condanna a morte» (p. 428).
Riporto anzitutto il relativo passo:
«Sotto adeguata direzione, nel quadro della soluzione finale, gli Ebrei devono andare in modo appropriato all’impiego lavorativo all’Est. In grandi colonne di lavoro, con separazione dei sessi, gli Ebrei abili al lavoro vengono condotti in questi territori per costruire strade (87); ciò facendo, senza dubbio una gran parte verrà meno per diminuzione naturale.
Coloro che eventualmente resteranno alla fine, poiché saranno senza dubbio la parte più resistente, devono essere trattati di conseguenza, perché questi, rappresentando una selezione naturale, in caso di liberazione, devono essere considerati la cellula germinale di una rinascita ebraica. (Vedi l’esperienza della storia)».
Unter entsprechender Leitung sollen nun im Zuge der Endlösung die Juden in geeigneter Weise im Osten zum Arbeitseinsatz kommen. In großen Arbeitskolonnen, unter Trennung der Geschlechter, werden die arbeitsfähigen Juden straßenbauend in diese Gebiete geführt, wobei zweifellos ein Großteil durch natürliche Verminderung ausfallen wird. Der allfällig endlich verbleibende Restbestand wird, da es sich bei diesem zweifellos um den widerstandsfähigsten Teil handelt, entsprechend behandelt werden müssen, da dieser, eine natürliche Auslese darstellend, bei Freilassung als Keimzelle eines neuen jüdischen Aufbaues anzusprechen ist. (Siehe die Erfahrung der Geschichte)»]
(88).
Il resonto di Hilberg presenta un errore e un’omissione. Anzitutto «durch natürliche Verminderung» non significa «per il suo stato di insufficienza fisica», ma «per diminuzione naturale», cioè per mortalità naturale. In secondo luogo, l’espressione omessa «in caso di liberazione» (bei Freilassung) esclude categoricamente la «condanna a morte» prospettata da Hilberg, rendendo palese che «entsprechend behandelt» significa semplicemente che questi Ebrei non dovevano essere liberati (89), e proprio questa è la ragione dell’omissione di Hilberg.

Egli riassume poi sommariamente il resto del documento menzionando accuratamente i passi in cui appare il termine “Endlösung” e aggiunge:
«Poco a poco, l’annuncio della “soluzione finale” filtrò tra i ranghi della burocrazia. Non tutti i funzionari vennero informati così in fretta. Il livello di conoscenza di un singolo individuo dipendeva dalla sua vicinanza con le operazioni di distruzione e dalla sua capacità di intuizione circa la natura del processo di sterminio. Questa comprensione, tuttavia, compariva raramente nei testi. Quando dovevano trattare di deportazione, i burocrati facevano ostinatamente allusione a una “migrazione” ebraica. Nella corrispondenza ufficiale, gli Ebrei rimanevano “senza fissa dimora”. Essi erano “evacuati” (evakuiert) e “reinsediati” (umgesiedelt, ausgesiedelt). Si “spostavano con destinazione sconosciuta” (wanderten ab) e “scomparivano” (verschwanden)» (p. 429).
Questa terminologia è estrapolata da documenti che Hilberg non indica. Per l’esattezza, «ausgesiedelt» significa «trasferiti, evacuati» e «wanderten ab» corrisponde a «emigrarono». “Abwanderung” è infatti sinonimo di “Auswanderung”, emigrazione.

Giocando sulla abusiva identificazione tra “soluzione finale” e “processo di sterminio”, Hilberg tenta di spiegare con questa teoria della conoscenza graduale il fatto che i documenti successivi continuano a parlare di deportazione all’Est. Ma ciò che deve spiegare è ben altro. Egli ammette che, alla conferenza di Wannsee, Heydrich annunciò che «al posto dell’emigrazione, il Führer aveva dato il consenso (Genehmigung) in vista del trasferimento degli Ebrei all’est come ulteriore “possibilità di soluzione” (Lösungmöglichkeit)» e riconosce che gli Ebrei, secondo il documento, dovevano essere realmente trasferiti all’Est per essere impiegati in colonne di lavoro; insinua soltanto (illecitamente, omettendo l’espressione «in caso di liberazione») che i sopravvissuti alla «diminuzione naturale» sarebbero stati uccisi.

Questo nuovo orientamento della politica nazionalsocialista, subentrato all’emigrazione, fu comunicato alle autorità competenti - ed era dunque pienamente in vigore - il 20 gennaio 1942: ma allora come può Hilberg pretendere che Hitler avesse già preso la decisione dello sterminio prima della fine dell’estate del 1941, e che alla fine del 1941 «a Kulmhof, un campo della morte situato nella provincia (Gau), si sterminavano già gli Ebrei del Wartheland»? Perché questi Ebrei non avrebbero dovuto rientrare in un progetto generale di trasferimento di tutti gli Ebrei europei all’Est?

Con tale nuovo orientamento contrastano anche le dichiarazioni di Frank, che Hilberg adduce a favore della sua tesi della «distruzione». Egli anticipa la questione con questa breve annotazione:
«Nel Governatorato generale, l’annuncio della riunione, anche se non se ne parlava, occupava i pensieri di tutti. Bruciante d’impazienza, Frank spedì a Berlino il segretario di Stato Bühler per sondare Heydrich. Dopo un colloquio personale con il capo dell’ RSHA, Bühler venne a conoscenza di tutto ciò che si doveva sapere» (p. 426).
Nella nota 33 a p. 851, Hilberg, rimandando allla testimonianza di Bühler al processo di Norimberga, spiega che essa
«è incompleta e costituisce una fonte d’errore quanto al problema cruciale: fino a che punto venne messo al corrente della decisione? Il fatto che Bühler sia stato informato con precisione che bisognava “liquidare” gli Ebrei, viene sottolineato da Frank nel suo discorso ai principali responsabili di divisione, nel corso della riunione tenuta nel Governatorato generale il 16 dicembre 1941. Diario di Frank, PS-2233. Il discorso di Frank viene riportato testualmente».
Successivamente Hilberg fornisce un ampio riassunto del discorso di Frank in questione e ne cita i passi che dimostrerebbero che Bühler era stato «informato con precisione che bisognava “liquidare” gli Ebrei».

La prima citazione comincia così:
«Per ciò che concerne gli Ebrei, vi dirò con tutta franchezza che essi, in un modo o in un altro, devono essere liquidati» (p. 499).
Ma il testo tedesco dice:
«Mit den Juden - das will ich Ihnen auch ganz offen sagen - muß so oder so Schluß gamacht werden», cioè:
«Con gli Ebrei - voglio dirvelo molto apertamente - bisogna farla finita in un modo o nell’altro»
(90).
La seconda citazione è questa:
«In ogni caso, dichiarò Frank, sta per cominciare una grande migrazione ebraica. Ma cosa farne degli Ebrei? Credete che verranno inviati nei villaggi dell’Ostland? Ecco cosa ci hanno detto a Berlino:“Perché tutte queste complicazioni (Scherereien)? Non abbiamo bisogno degli Ebrei, nell’Ostland o nel Reichskommissariat. Allora, liquidateli voi stessi. Devo chiedervi di sbarazzarvi di ogni sentimento di pietà. Dobbiamo sterminare gli Ebrei ovunque ne troveremo, e ovunque ce ne sarà la possibilità» (p. 500).
La terza e ultima citazione dice:
«Gli Ebrei per noi rappresentano anche bocche inutili da sfamare e molto insaziabili. Nel Governatorato generale, ci sono circa (la stima era decisamente esagerata) 2500000 Ebrei e - sommati ai Mischlinge danno un totale che si avvicina a 3500000 persone. Non possiamo certo fucilare o avvelenare questi 3500000 Ebrei, ma potremmo, tuttavia, adottare provvedimenti che, in un modo o nell’altro, portino al loro sterminio. Questi provvedimenti giganteschi saranno messi a punto da decisioni che verranno prese nel Reich. Il Governatorato generale, come il Reich, devono essere Judenfrei [sic]. Dove e come saranno realizzati questi progetti, sarà compito dei servizi che dobbiamo designare e istituire sul posto. In seguito, verrà stilato un rapporto sulle attività di questi servizi» (p. 500).
Hilberg pretende che Bühler si fosse recato a Berlino e avesse avuto un abboccamento con Heydrich prima della conferenza di Wannsee (per l’esattezza, prima del 16 dicembre 1941), perché a suo dire Frank bruciava d’impazienza di conoscerne qualche anticipazione. In realtà Bühler non fece affatto questo viaggio preliminare, ma presenziò esclusivamente alla conferenza. Hilberg lo sapeva perfettamente, giacché la relativa testimonianza a Norimberga di Bühler, che egli giudicava «incompleta» e «fonte d’errore», prese avvio proprio dal discorso di Frank summenzionato. Nell’udienza del 23 aprile 1946, il dottor Alfred Seidl, difensore di Rudolf Hess e di Frank, chiese a Bühler:
«Il rappresentante dell’accusa ha presentato come elemento di prova un estratto del diario di Frank sotto il numero US-281 (91). È un discorso su questioni ebraiche. L’imputato dott. Frank tra l’altro vi ha dichiarato:
“Perciò riguardo agli Ebrei in linea di principio mi baserò soltanto sull’aspettativa che essi scompaiano. Essi devono andarsene. Ho intrapreso trattative allo scopo di espellerli all’Est”».
Qui apro una parentesi. Hilberg stesso menziona tali trattative, scrivendo:
«Il 13 ottobre 1941, Frank si intrattenne con il ministro dei territori dell’est occupati, Rosenberg. In questa occasione, sollevò la questione del trasferimento degli Ebrei dal Governatorato generale in direzione dei nuovi territori di competenza di Rosenberg. Questi rispose che per il momento un reinsediamento di quel genere non era prevedibile».
Questo resoconto non è proprio ineccepibile. Il relativo documento dice:
«Il governatore generale passò poi a parlare della possibilità dell’espulsione della popolazione ebraica del Governatorato generale nei territori orientali occupati. Il Reichsminister Rosenberg osservò che tali aspettative gli erano già state espresse dall’amministrazione militare di Parigi (92). Al momento però egli non vede ancora alcuna possibilità per l’attuazione di tali piani di trasferimento. Tuttavia per il futuro egli si è dichiarato pronto a favorire l’emigrazione ebraica all’Est, tanto più in quanto c’è già l’intenzione di mandare nei territori orientali scarsamente popolati soprattutto gli elementi asociali che ci sono all’interno del territorio del Reich» (93).
Torniamo alla testimonianza di Bühler, che continua così:
«In gennaio [1942] avrà luogo a Berlino un grande convegno su tale questione, alla quale manderò il signor segretario di Stato dott. Bühler. Questo convegno si dovrà tenere al Reichsicherheitshauptamt presso l’SS-Gruppenführer Heydrich. Comunque comincerà una grossa emigrazione ebraica (eine große jüdische Wanderung)”».
Questa anticipazione dei temi della conferenza è strettamente conforme alla realtà. Indi l’avvocato Seidl chiese a Bühler:
«Ora Le chiedo: fu inviato dal governatore generale a questo convegno? Ed eventualmente quale fu l’argomento di questo convegno? ».
Bühler rispose:
«Sono stato inviato a questo convegno e l’argomento di questo convegno erano questioni ebraiche. Devo premettere che le questioni ebraiche nel Governatorato generale fin dall’inizio furono trattate e gestite come campo di competenza dello Höherer SS- und Polizeiführer. Per quanto l’amministrazione statale si occupava di questioni ebraiche, lo faceva soltanto con la tolleranza e sotto il controllo della Polizia. Nel corso degli anni 1940-1941 furono portate nel Governatorato generale masse enormi di persone, soprattutto Ebrei, nonostante le obiezioni e le proteste del governatore generale e della sua amministrazione. Questo inatteso, impreparato e indesiderato trasporto della popolazione ebraica di altri territori mise l’amministrazione del Governatorato generale in una situazione estremamente difficile. L’alloggiamento di queste masse umane, il loro vettovagliamento e la loro assistenza sanitaria eccedevano quasi, o si può ben dire, certamente, le capacità del territorio. Particolarmente minacciosa era la diffusione della febbre petecchiale, non solo nei ghetti, ma anche tra la popolazione polacca e anche tra i Tedeschi del Governatorato generale. Sembrava che l’epidemia, partendo dal Governatorato generale, volesse diffondersi anche nel Reich e all’Est fino al fronte.
In tale situazione venne questo invito di Heydrich al governatore generale. Il convegno doveva svolgersi originariamente già a novembre, ma poi fu più volte rinviato e si dovrebbe essere svolto nel febbraio 1942.
Pregai Heydrich di concerdermi un colloquio privato a causa dei problemi particolari del Governatorato generale, ed egli mi ricevette. Gli descrissi nel corso di esso, tra molte altre cose, la situazione catastrofica che si era creata nel Governatorato generale in conseguenza del trasporto arbitrario di popolazione ebraica. Egli mi disse allora che proprio per questo aveva invitato a questo convegno il governatore generale. Il Reichsführer-SS aveva ricevuto dal Führer l’incarico di radunare tutti gli Ebrei d’Europa e di trasferirli nell’Europa nord-orientale, in Russia. Gli chiesi se ciò significava che sarebbe cessato l’ulteriore trasporto di popolazione ebraica nel Governatorato generale e se le molte decine di migliaia di Ebrei che vi erano stati portati senza il permesso del governatore generale sarebbero stati riportati via. Heydrich mi fece sperare entrambe le cose. Heydrich dichiarò inoltre che il Führer gli aveva impartito l’ordine di istituire come riserva [ebraica] la città del Protettorato di Theresienstadt, nella quale dovevano poi essere alloggiati gli Ebrei vecchi e malati e gli Ebrei deboli, che non potevano sopportare le fatiche di un trasferimento. Da questa comunicazione mi feci la convinzione certa che il trasferimento degli Ebrei, anche se non per amore degli Ebrei, ma piuttosto per la reputazione e la considerazione del popolo tedesco, si sarebbe svolta in modo umano. Il trasferimento degli Ebrei nel Governatorato generale fu successivamente attuato solo dalla Polizia»
(94).
Le dichiarazioni di Bühler corrispondono pienamente al protocollo di Wannsee e ciò è tanto più importante in quanto, all’epoca della sua testimonianza, questo documento era ancora ignoto: esso fu esibito solo l’anno dopo, al processo della Wilhelmstraße.

Perciò non bisogna giudicare le dichiarazioni di Bühler alla luce di quelle di Frank, come fa Hilberg, ma le dichiarazioni di Frank alla luce di quelle di Bühler. E che le dichiarazioni di Frank fossero vane minacce personali e non reali intendimenti di Berlino, risulta dal fatto che, dopo la conferenza di Wannsee, quando fu informato da Bühler sul suo contenuto, egli non fece alcun commento minaccioso.

In contraddizione con la sua affermazione che «Frank spedì a Berlino il segretario di Stato Bühler per sondare Heydrich», Hilberg, nella nota 25 a p. 1051, scrive:
«Quando il governatore generale Frank era a Berlino (metà dicembre 1941), gli si disse che “non si poteva fare nulla con gli Ebrei nell’Ostland”».
Il riferimento è sempre al protocollo della seduta governativa del 16 dicembre 1941. Così da questo documento (il PS-2233) Hilberg desume la visita a Berlino una volta di Bühler, un’altra volta di Frank, ma entrambe le visite sono fittizie!

Quanto Frank si sentisse accusato dal suo diario, risulta da questo fatto riferito da David Irving:
«L’11 gennaio 1946 Alfred Seidl, avvocato di Hans Frank, si rivolse alla Corte affinché all’ex governatore generale della Polonia fosse permesso di usare i suoi diari, di cui aveva consegnato volontariamente oltre quaranta volumi alla Settima Armata. Questi volumi si trovavano allora nella sala dei documenti del tribunale, ma gli fu permesso di usare solo gli estratti che erano stati selezionati dall’accusa. Il permesso gli fu rifiutato» (95).
Questa selezione, che costituisce il documento PS-2233 (96), contiene tutti gli elementi di accusa più importanti, nessun importante elemento di difesa.


NOTE

(81) PS-709. Torna al testo.
(82) In the District Court of Ontario. Between: Her majesty the Queen and Ernst Zündel. Before: The Honourable Judge H.R. Locke and Jury, vol. VI, pp. 1168-1171. Torna al testo.
(83) Hilberg cita più volte il documento in questione, ma solo per aspetti marginali: ad es. a p. 893, nota 806, a p. 914, nota 1225 e a p. 921, nota 1408. Torna al testo.
(84) Ma il testo tedesco dice «weitere», «ulteriore». Torna al testo.
(85) NG-2586-G, p. 5. Torna al testo.
(86) Richtlinien für die Führung der Wirtschaft in den neubesetzten Ostgebieten (Grüne Mappe), Berlin September 1942. EC-347. IMG, Bd. XXXVI, p. 348. Torna al testo.
(87) Letteralmente: costruendo strade. Torna al testo.
(88) NG-2586-G, p. 8 dell’originale. Torna al testo.
(89) Come nel progetto Madagascar, anche negli insediamenti orientali gli Ebrei deportati sarebbero stati sotto il controllo delle SS. Torna al testo.
(90) PS-2233. IMG, vol. XXIX, p. 502. Torna al testo.
(91) Vedi nota 94. Torna al testo.
(92) Una chiara allusione alla proposta dell’SS-Sturmbannführer Zeitschel del 22 agosto 1941 – poi approvata dal Führer – di risolvere la «questione ebraica» deportando gli Ebrei sotto giurisdizione tedesca nei territori orientali occupati. Vedi paragrafo 2. Torna al testo.
(93) Faschismus – Getto – Massenmord, Röderberg-Verlag, Francoforte sul Meno, 1960, p. 252. Torna al testo.
(94) IMG, vol. XI, pp. 78-79. Torna al testo.
(95) D. Irving, Nuremberg. The Last Battle. Focal Point Publications, Londra, 1996, p. 174. Torna al testo.
(96) L’accusa selezionò passi da 38 volumi. Le singole estrapolazioni furono poi presentate come elementi di prova (Beweisstücke). L’elemento di prova US-281 era tratto dal volume 17 e conteneva stralci dei verbali delle sedute tenute nel periodo ottobre-dicembre 1941 dal governo del Governatorato generale. IMG, vol. XXIX, p. 725. Torna al testo.

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