Emergenza gamberi nel torrente Bevera: in tanti all'incontro promosso dal WWF

A seguito del posizionamento della seconda barriera nel torrente Bevera, avvenuto proprio ieri mattina, il WWF Lecco ha organizzato una serata presso Villa Bertarelli a Galbiate per approfondire la questione relativa all’emergenza gamberi, che ha interessato le scorse settimane e coinvolto diversi enti sul territorio. 
galbiate_gamberi4.jpg (45 KB)
La questione è sorta lo scorso 11 ottobre quando, durante un consueto sopraluogo, un gruppo di esperti del Comitato per la Difesa delle Bevere e del fiume Lambro e del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, ha riscontrato una grave morìa di gamberi nel primo tratto del torrente Bevera, sopra la località Nava a Colle Brianza
galbiate_gamberi5.jpg (57 KB)
Raoul Manenti

''Questa mattina abbiamo posizionato la seconda barriera nel torrente per limitare la diffusione del patogeno che, a seguito di analisi e sopraluoghi, abbiamo scoperto essere la causa della grave moria riscontrata le scorse settimane'' ha spiegato l’esperto Raoul Manenti, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e consigliere dell’associazione WWF Lecco, coordinatore del progetto. 
Il 10 novembre, dopo l’autorizzazione giunta con apposita ordinanza comunale da parte del sindaco Tiziana Galbusera, la squadra è intervenuta con il primo posizionamento, inserendo la barriera a valle di un tratto di torrente situato in una zona impervia della Valle della Tajada, che ospitava gamberi ancora apparentemente sani. 
galbiategamberi.jpg (122 KB)
Daniela Ghia

''I risultati della prima installazione sono stati positivi: a distanza di settimane abbiamo monitorato la situazione e, prima della barriera, troviamo gamberi morti o comunque moribondi, dall’altro lato, invece, gamberi vivi e apparentemente sani'' ha aggiunto, spiegando che l’idea è quella di lasciare le barriere fino all’anno prossimo per contenere più possibile la diffusione del patogeno. Come ha spiegato la dott.ssa Daniela Ghia, esperta ricercatrice e membro del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Pavia, i torrenti del nostro territorio, specialmente i corsi d’acqua più piccoli e a valle delle sorgenti, sono densamente popolati di gamberi d’acqua dolce, del tipo Austropatomobius pallipes. 
galbiate_gamberi7.jpg (52 KB)
''Questa specie autoctona è protetta a livello europeo, si richiede l’individuazione di aree nei territori utili alla sua conservazione. Oltre ad essere di grande interesse attrattivo per i cittadini e per le scolaresche, ha una funzione importante nella conservazione della comunità macrobentonica ed è un buon indicatore dell’integrità dell’ecosistema acquatico e delle aree ad elevata biodiversità. Purtroppo l’uomo ha introdotto, a scopo riproduttivo e di allevamento, due altre specie di gambero, non appartenenti ai nostri territori che, secondo le nostre analisi, sono responsabili del contagio'' ha spiegato, introducendo ai presenti il progetto a lungo termine Life Claw. 
galbiate_gamberi8.jpg (49 KB)
Anna Nicolodi

Il valore di questa specie per la biodiversità è ciò che ha allarmato la dott.ssa Anna Nicolodi, presidente del Comitato per la difese delle Bevere e del fiume Lambro, che ha ritenuto ci fossero le condizioni per intervenire tempestivamente e contrastare la diffusione delle specie alloctone, ripristinando così le popolazioni del gambero autoctono. 
galbiate_gamberi1.jpg (65 KB)
Giovanna Corti del WWF

L’intervento, come hanno ribadito i relatori, può dunque dirsi positivamente riuscito, il piano di conservazione messo in atto permetterà il ripristino delle aree colpite. 
In chiusura Giovanna Corti, presidente dell’associazione WWF Lecco, e Paola Golfari, numero uno del Parco Monte Barro, hanno ringraziato i cittadini per la presenza numerosa e l’interesse sincero manifestato in queste settimane. 
galbiate_gamberi2.jpg (110 KB)
Paola Golfari, presidente del Parco Monte Barro

''Siamo contenti che la partecipazione a questa serata sia stata numerosa, la vicenda, che sembra non interessarci da vicino, in realtà merita rispetto e approfondimento, a testimonianza dell’importanza che merita la tutela della biodiversità. Purtroppo, il gambero d’acqua dolce, ampiamente diffuso e conosciuto dalle comunità locali fino agli anni ‘50, oggi si sta via via riducendo, e necessita del nostro intervento''.
Sa.A.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.