Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla, di Tito Barbini (Arkadia, 2024) Recensione di Marisa Salabelle

È molte cose insieme, questo piccolo libro di Tito Barbini, Storie di amori e migrazioni sull’isola dalle ali di farfalla. Breve, cento pagine appena, ma denso. È, per aperta e ripetuta dichiarazione dell’autore, un romanzo d’amore. È un saggio, o una serie di microsaggi, sulle migrazioni, sulla letteratura, sul mito. È un libro di viaggi, di mare e di isole; è infine un metaracconto, perché l’autore, mentre scrive, si interroga e riflette sulle ragioni del suo scrivere, sul modo in cui intende sviluppare la trama, sui dubbi che lo assalgono, sui rischi che teme di correre.

Di cosa si parla, dunque, in questo libro? Di un’isola, Astypalea, la più occidentale del Dodecaneso, che Barbini chiama poeticamente “l’isola dalle ali di farfalla” (ho guardato la mappa ed effettivamente ha la forma di una farfalla). Un’isola brulla e montuosa, bagnata da un mare limpidissimo. Di un pescatore, Apostolos, e di una giovane donna, una profuga siriana chiamata Samira, che sbarca sull’isola-farfalla a bordo di un barcone insieme ad altre quarantadue persone. Dell’amore a prima vista che scoppia tra i due: un amore non destinato a codificarsi in una relazione stabile, ma che vive della propria luce per tutto il tempo che gli è concesso. Di Enea e Ulisse, illustri profughi e naufraghi, cui una civiltà più accogliente seppe offrire ospitalità. Dei profughi e dei migranti che attraversano il Mediterraneo spinti dalla necessità, dalla disperazione ma anche dalla speranza di potersi ricostruire una vita. Dei feroci sistemi che l’Europa mette in atto per impedire a profughi e migranti di entrare nel suo territorio o, quando vi entrano, per relegarli in disumane strutture di detenzione. E del richiamo del viaggio, della nostra ambivalenza tra avventura e ricerca di stabilità, tra il fascino del mare e la sicurezza della terraferma. Un piccolo libro, dunque, come dicevo molto denso, che ci trascina da un pensiero all’altro, da una suggestione all’altra, seguendo il filo dei pensieri vagabondi del suo autore.

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