La Biblioteca di Milano dell’Università Cattolica ha recentemente acquisito alcuni libri appartenuti al critico militante Stefano Crespi, nato nel 1941 nel piccolo comune milanese di Magnago e laureatosi in Università Cattolica con una tesi in Storia e Critica del cinema. Tra il 1972 e il 1976 fece parte del consiglio d’amministrazione del Piccolo Teatro, sotto la direzione di Giorgio Strehler. Iniziò la sua carriera di critico d’arte e letteratura collaborando con varie testate giornalistiche, tra cui “Il Sole 24 ore” e “Il Corriere della Sera”. Studioso appassionato, indagatore di vite d’artista, interlocutore colto, Crespi è stato definito come «un personaggio senza tempo»[1].
Per la casa editrice Le Lettere curò «una collana nata per amore» come lui stesso affermò, battezzata con il nome “Atelier” poiché «l'atelier è uno spazio-tempo del pittore, dell'immaginazione, della sua poetica». Si trattava di una collana al margine tra arte e letteratura, tra poesia e pittura, nata dall’idea del critico di voler superare quella divisione che, secondo il suo parere, persisteva in Italia tra mondo letterato e mondo artistico, essendo la cultura italiana storicistica anche nell’arte. Uno dei titoli appartenenti a questa collana è stato rinvenuto tra i libri già appartenuti ad Enzo Mari e ora conservati nel campus milanese dell’Ateneo: si tratta di Quasi un diario 2003-2013 di Mario Botta, raccolta di scritti in cui l’architetto svizzero si apre ad una riflessione sull’architettura, con pensieri sull’arte, la letteratura, tra memorie e vissuto personale. Alcune pregevoli stampe realizzate da Stefano Crespi in collaborazione con la casa editrice Pulcinoelefante di Alberto Casiraghi – piccola realtà tipografica che pubblica libretti in plaquettes[2] – sono testimonianza del suo amore per l’arte in connubio con la letteratura. Tra i volumi recentemente acquisiti dalla Biblioteca, nove esemplari appartengono a questa serie: alcuni contengono terrecotte di Dolores Previtali accompagnate da pensieri dello stesso Crespi: «C’è un destino nei nomi. E nel tuo nome, Dolores, incontro le tue sculture», «lo sguardo è tutto ciò che è stato amato e non è accaduto» con dedica autografa della scultrice: «Per il Professor Stefano Crespi con tanto affetto e stima, Dolores»; e di Giovanni Testori «…non ho mai resistito a nessuna tentazione…». In altri due libretti le parole di Crespi «noi siamo una scrittura infinita» dialogano con i disegni di Sandro Sardella.
Esemplari di terrecotte di Dolores Previtali (Università Cattolica del Sacro Cuore, Biblioteca d’Ateneo) Tra i volumi della biblioteca personale del critico d’arte si trovano ulteriori esemplari di pregio, come due opere di Vittorio Sereni: la poesia Nell’estate padana decorata da un’incisione di Enrico Della Torre realizzata presso la Stamperia L’Incisione a Caravaggio; e uno dei 50 esemplari ad personam di Autostrada della Cisa autografato dall’autore, in edizione composta a mano in carattere Dante presso l’officina Bodoni di Verona con una litografia di Franco Francese. Altri libri impreziositi da dediche autografe testimoniano pensieri di cordialità e affetto per Crespi da parte di Luigi Santucci, Annalisa Cima, Mario Luzi, Giovanni Testori («a questa nebbia, con un abbraccio mentre fuori, sta riapparendo il sole») e Giorgio Strehler che menziona alcune parole pronunciate dalla compagnia Des Masque, probabilmente un comune ricordo che i due avevano ricevuto nel corso degli anni trascorsi insieme presso il Piccolo Teatro.
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