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Cattolica Library
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Giuseppe Billanovich e la Biblioteca di Milano
Alessandro Ledda  |  15 giugno 2021

La riapertura al pubblico del primo dei due piani della Sala di consultazione della Biblioteca di Milano, avvenuta nel febbraio del 2021 dopo un importante intervento di rinnovamento strutturale, ha dato inizio alla progressiva restituzione agli studiosi di quello che per decenni ha rappresentato, fuor di metafora, un punto di passaggio obbligato nei percorsi di ricerca degli studiosi di discipline umanistiche, non soltanto interni all’Università Cattolica.

La Sala di consultazione è intitolata a Giuseppe Billanovich (1913-2000), per oltre trent’anni professore di Filologia medievale e umanistica presso l’Università Cattolica. Il ruolo esercitato da Billanovich nello sviluppo della Biblioteca è ricordato anche da un’epigrafe in latino che dal 2001 campeggia nell’atrio della Biblioteca centrale, rievocandone la figura e l’attività di ricerca e insegnamento.

Fotografia della Targa in onore di Giuseppe Billanovich

 

L’intervento di Billanovich fiorì sul ceppo di una realtà bibliotecaria già avviata da quasi quarant’anni, con la nascita stessa dell’Università Cattolica. La costituzione presso l’Ateneo di una congrua e aggiornata dotazione libraria di supporto all’attività di studio e ricerca aveva rappresentato, infatti, per padre Gemelli un obiettivo da perseguire fin dagli inizi; egli non cessò mai di occuparsi direttamente dello sviluppo e dell’attività della Biblioteca e, per quanto fin dalle origini fosse nominato un direttore e venisse progressivamente aumentato il personale addetto ai servizi, gli acquisti furono sempre decisi dal Rettore.

Con il trasferimento dell’Università dalla prima sede di via Sant’Agnese ai rinnovati locali dell’ex monastero di Sant’Ambrogio, nel 1932, la Biblioteca fu collocata nell’ala che separa i due chiostri, nello spazio oggi occupato dall’aula Gemelli. Il Rettore Francesco Vito (1902-1968) ne dispose infine il trasferimento in un nuovo edificio costruito alle spalle del Gregorianum e affacciato su via Lanzone. Questo passaggio costituì l’occasione di un importante rinnovamento della struttura, che si avviò così ad assumere la forma che è rimasta familiare a studenti e ricercatori fino ai primi anni Duemila. Il nuovo progetto prevedeva anche lo sviluppo di una sala di consultazione destinata alle discipline umanistiche, che avrebbe poi occupato i due piani intermedi del fabbricato.

È a questo punto che si colloca il coinvolgimento nelle operazioni di Giuseppe Billanovich. Questi era approdato in Cattolica nel 1955, ma il suo percorso accademico partiva da molto più lontano. Nato a Cittadella (Padova) nel 1913, a Padova si era laureato in Storia antica. Intrapreso l’insegnamento nelle scuole superiori, aveva poi ricevuto un comando ministeriale presso la Soprintendenza bibliografica di Roma, nell’ambito dell’edizione nazionale delle opere di Francesco Petrarca. Dopo la guerra, che lo vide in Russia tra il 1942 e il 1943, assunse l’insegnamento di Letteratura italiana presso l’Istituto Orientale di Napoli, per passare in seguito in Gran Bretagna, presso l’Università di Londra e il Warburg Institute. Nel 1950, per l’interessamento di Gianfranco Contini, fu chiamato a Friburgo a insegnare letteratura italiana, cinque anni prima di essere incardinato nel nostro Ateneo per reggere la prima cattedra italiana di Filologia medievale e umanistica, auspicata dal preside della Facoltà di Lettere Ezio Franceschini.

Dipanando tradizioni letterarie, esplorando biblioteche, andando a caccia di manoscritti e dei loro possessori e postillatori, Billanovich costruì un originale e inimitabile percorso scientifico, i cui esiti sono riuniti in una serie di monografie e in una selva di articoli e saggi, sviluppando innumerevoli filoni di ricerca, coltivati in seguito anche dai numerosi allievi: al centro, la figura di Francesco Petrarca, la cui attività di studio dei classici latini era identificata come il punto in cui una tradizione discesa dalla tarda antichità riceveva un inedito e decisivo impulso verso l’Umanesimo, influendo in modo determinante sullo sviluppo della cultura e della letteratura italiana e occidentale in generale.

 

 

Quanto alla Biblioteca dell’Università, Billanovich non tacque al principio osservazioni critiche nei confronti della gestione delle locali collezioni librarie. Il ricercatore di consolidato spessore internazionale, che aveva maturato una enorme esperienza di studio presso le maggiori biblioteche nazionali ed estere e che dichiarava di aver frequentato alla Biblioteca Vaticana, assiduamente visitata negli anni romani, la sua "vera università", percepiva con chiarezza i limiti di un’istituzione che sempre più era chiamata a sostenere lo sforzo della ricerca scientifica più agguerrita, che doveva muoversi in una dimensione prettamente internazionale. In un franco scambio di battute con padre Gemelli sulle mancanze della Biblioteca, Billanovich aveva inoltre fin da subito indicato nell’assenza di una sala di consultazione uno stigma cui porre rapidamente rimedio.
Quando il Rettore Vito richiese infine il suo aiuto per il riordino della Biblioteca, Billanovich si applicò al progetto di una biblioteca bene organizzata e fornita degli strumenti adeguati, e di facile e prolungato accesso. In quest’opera furono decisivi anche gli apporti della Biblioteca Cantonale e Universitaria di Friburgo e della Biblioteca Vaticana, ben note a Billanovich per esperienza diretta. Ogni quindici giorni giungeva a Milano a questo scopo, in veste di consulente, Florent Monteleone, bibliotecario a Friburgo, mentre bimestrali erano le visite del segretario della Biblioteca Vaticana, Nello Vian (1907-2000).

Per una Sala di consultazione che, ponendosi come articolazione fondamentale tra le biblioteche di sezione, consentisse agli studiosi l’impostazione di percorsi di ricerca logici e dotati della più ampia prospettiva, Billanovich suggerì l’adozione della classificazione applicata a Friburgo. Così la Sala ricevette l’assetto che ancor non l’abbandona, basato su un sistema semantico di ascendenza settecentesca e ancora straordinariamente efficace, in cui il materiale è distribuito in aree tematiche secondo la successione alfabetica, a cominciare dalla lettera A che identifica Teologia e Sacra Scrittura.
Per la sua ricchezza ed efficienza, la Sala di consultazione fu da subito considerata un vanto del nostro Ateneo. Oggi viene riaperta agli studiosi, dotata di nuovi strumenti e rinnovata negli ambienti, nella speranza che si confermi degna della visione, dell’impegno e del nome di un maestro dell’Università Cattolica.

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Bibliografia essenziale

Barbieri (Edoardo) - Ellis Sada, Per una storia della biblioteca dell’Università Cattolica, in Storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le istituzioni, V, I patrimoni dell’Università Cattolica, a cura di Maria Bocci - Lorenzo Ornaghi, pp. 243-293.

Ferrari (Mirella), In ricordo di un maestro della filologia medioevale e umanistica: Giuseppe Billanovich, «AION», 24 (2002), pp. 15-35.

Frasso (Giuseppe), Un maestro dell’Università Cattolica. Ricordo di Giuseppe Billanovich (6 agosto 1913 - 2 febbraio 2000), «Annali di storia moderna e contemporanea», 7, 2001, pp. 377-398, ora in Id., Una biblioteca, un bibliotecario e tre maestri, a cura di Simona Brambilla - Andrea Canova, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 2019 (Temi e testi, 179), pp. 165-192.

 
 
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