martedì 30 agosto 2016
Il paese, in ginocchio nel giorno dei funerali, si aggrappa alla forza dei suoi giovani. Andrea, Giovanni, Tito: ecco le storie, e l'esempio, di chi non si arrende.
Phon, matite, mucche. Amatrice ricomincia da qui

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La piscinetta donata dai vigili del fuoco, il carretto del gelato a righe bianche e gialle, la tenda candida di Save the children dove si canta, e si disegna, e il tempo vola tra i sorrisi. E poi Andrea, con la sua spazzola e il phon, che pettina la signora Maria davanti alla sua tenda-salone. Si ricomincia prima di ricostruire, ad Amatrice. Si può fare. E se i segni terreni non bastano, oggi appena prima dei funerali anche il Cielo ha voluto fare la sua parte: il cammeo della Madonna della Filetta, patrona del paese, è spuntato all'improvviso tra le macerie. La gente ha chiesto d'averlo davanti all'altare, durante la messa: l'hanno sistemato lì, sopra un cumulo di macerie, a dire che la vita è più forte del terremoto.

Il Centro Italia riparte dalle piccole cose, e dalle piccole storie. C'è quella di Giovanni Palaferri, un giovane di 34 anni di Spelonga, frazione di Arquata del Tronto. Dopo 8 anni da autista di bus gran turismo ha deciso di ricominciare dalla terra dei suoi nonni. E dalle mucche. Otto, per l'esattezza, che la notte del sisma erano al pascolo sui monti e si sono salvate. Perché Giovanni, la stalla, ancora non ce l'aveva: «Dovevo costruirla adesso - spiega - con i fondi del Piano di sviluppo rurale giovani». Chissà se arriveranno, chissà chi li chiederà. Lui di sicuro, alle sue radici più che mai adesso non ha intenzione di rinunciare: «Ma bisogna che i giovani come me siano più incentivati, che i fondi arrivino più velocemente. Senno qui non resta nessuno...». In questi giorni Giovanni non si è mai fermato. Volontario della Protezione civile, con la sua compagna ha aiutato ad allestire i campi per gli sfollati, va in giro a controllare se gli anziani hanno bisogno di qualcosa. Il giorno dei funerali ad Ascoli regolava il traffico dei carri funebri diretti ai cimiteri della zona. La sua casa è rimasta in piedi, le mucche stanno bene: «Si ricomincia da qui». Col sogno che la rocca di Arquata torni a vivere: «La sera, quando torno, le luci non le vedo più e mi prende uno scompenso».

È giovane, instancabile, anche Tito Capriccioli, il ferramenta 38enne di Amatrice che dalla notte del sisma non ha mai smesso di lavorare. Vanghe, picconi, torce, pinze: «Dalla prima mattina sono stato qui a disposizione della gente, per dare loro ciò che serviva». Tito e sua moglie hanno anche tre bambini, che hanno messo in salvo ad Ascoli Piceno, ma lui non smette di fare avanti indietro per aiutare i suoi concittadini. Per essere lì, dov'è sempre stato, più che mai ora che tutto sembra cancellato. Una certezza.  

Fabiana Nobile, 39 anni, e sua sorella di 35 nel sisma del 24 agosto hanno perso i genitori nella piccola frazione di Saletta: Loretta Di Battista, di 62 anni, pensionata, era stata dattilografa al Senato, e il padre Gabriele Nobile, di 69 anni, si occupava di macchine fotocopiatrici. L'uomo aveva lasciato il suo lavoro per stare accanto alla moglie; sei mesi dopo essere andata in pensione era stata colpita da un ictus che le aveva paralizzato la parte destra ed impedito l'uso del linguaggio. Le due giovani donne hanno scavato insieme ai vigili per cercare di salvare mamma e papà. Gli hanno dato l'ultimo saluto a Roma, nella chiesa dove s'erano sposati. Il cuore, però, l'hanno lasciato là, a Saletta, un pugno di case rase al suolo dal sisma. Vogliono ricostruirle: gli abitanti avevano un fondo per fare la piccola manutenzione del paese, un albero da tagliare, un aiuola, qualche lavoretto. Ora quell'iban bancario che serviva per mantenere bene quella lora piccola comunità hanno deciso che sarà utilizzato per la ricostruzione. Magari per le casette in legno. E poi Fabiana e sua sorella aspettano Georgia, il cane di mamma e papà: viva o morta, hanno chiesto che sia trovata, restituita.

Anche Valentina Gatti spera, e sogna. Il suo futuro di cantante lo vuole dedicare alla sua mamma, inghiottita anche lei dalle macerie a Saletta. Tiziana Lo Presti era una sismologa, si occupava di emergenze e sismi da tutta la vita, era stata all'Aquila per un anno dopo il terremoto. La sera del 23 agosto Valentina, 27 anni, voleva raggiungerla: era andata ad Amatrice per assistere la nonna, da qualche giorno ricoverata in ospedale. «Non venire qui», le aveva detto mamma. «Non fare tutta quella strada, domani torno io e ce ne andiamo al mare». Valentina piange e si dispera, ma non si arrende: «Diventerò famosa per lei, che mi ha sempre incoraggiato, che ha sempre partecipato alle mie serate e sostenuta. Adesso ho un sogno, di cantare una canzone con Lady Gaga da dedicare alle vittime del terremoto e soprattutto a mia mamma». Valentina ha cominciato a scrivere la sua lettera alla star italo-americana. Se i giovani continuano a sognare, Amatrice può rinascere.              

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