VISTO IN POLARIMETRIA MOSTRA TRATTI DA COMETA

Bennu asteroide borderline

Già alcuni mesi prima dell’arrivo a destinazione di Osiris-Rex, Bennu era stato caratterizzato fisicamente – attraverso misure dello stato di polarizzazione lineare della luce solare diffusa – grazie ai dati raccolti da terra con il Vlt dell’Eso. Cosa si era scoperto? Lo abbiamo chiesto al primo autore dello studio, Alberto Cellino dell’Inaf di Torino

     14/12/2018

È di martedì scorso la notizia della scoperta, da parte di Osiris-Rex, di acqua su Bennu. Un risultato che si va ad aggiungere a un corposo dossier sull’asteroide messo a punto negli ultimi mesi non solo dallo spazio ma anche con osservazioni da terra. Osservazioni come le misure polarimetriche pubblicate l’agosto scorso su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: gli autori della ricerca, basandosi sull’analisi delle proprietà di polarizzazione della luce che riceviamo dall’asteroide, suggerivano che – se non una vera e propria cometa estinta – Bennu potesse essere un oggetto borderline tra un asteroide e una cometa. Alla guida dello studio, un astronomo dell’Osservatorio astrofisico dell’Inaf di Torino, Alberto Cellino, al quale ci siamo rivolti per mettere a confronto la caratterizzazione fisica dell’asteroide ottenuta da terra con le informazioni che stanno ora giungendo dallo spazio.

Partiamo dalla caratteristica che più balza agli occhi leggendo il vostro studio: davvero l’asteroide Bennu potrebbe in realtà essere una cometa?

«Diciamo che in anni recenti si è capito che la differenza tra asteroidi e comete non è netta come eravamo abituati a pensare. Sono stati scoperti asteroidi della fascia principale che ogni tanto mostrano episodi di attività cometaria, i cosiddetti main belt comets. Inoltre, i modelli più recenti di formazione del nostro sistema planetario – The Grand Tack, il modello di Nizza – suggeriscono che molti asteroidi possono essere stati portati nella fascia principale a partire da zone più esterne del Sistema solare. Quindi il nostro studio non suggerisce esplicitamente che Bennu sia una cometa, ma che potrebbe essere un oggetto che si è formato in una zona del Sistema solare ricca di elementi volatili».

Questa origine, se confermata, come si collegherebbe a episodi di attività cometaria?

«Avvicinandosi alle regioni interne, dove si trova attualmente, è chiaro che il contenuto in materiali volatili (acqua compresa, se presente in forma di ghiaccio) deve essere sublimato, fino a lasciare Bennu nello stato in cui lo vediamo ora. Il meccanismo di sublimazione deve avere provocato in passato un qualche episodio di attività cometaria».

Scrivete che la distinzione fra asteroide e cometa potrebbe rivestire notevole importanza per interpretare i dati che stanno arrivando da Osiris-Rex. Ci può fare un esempio?

«Se l’oggetto ha avuto un’espulsione di elementi volatili in episodi di attività cometaria, allora la morfologia della superficie potrebbe esserne stata influenzata. In particolare, la superficie potrebbe essere il risultato di fenomeni vistosi di erosione, in primo luogo. Questo potrebbe influenzare l’interpretazione delle proprietà superficiali, compresi i cosiddetti boulders».

Il vostro studio si basa su dati polarimetrici. In che modo e con quali strumenti li avete raccolti?

«Abbiamo ottenuto misure dello stato di polarizzazione lineare della luce solare diffusa da Bennu (la sua “luce”), osservandolo a epoche diverse, corrispondenti a stati diversi di illuminazione visti dall’osservatore. Tradizionalmente, la variazione del grado di polarizzazione lineare che si misura in queste condizioni è diagnostico di diverse proprietà fisiche della superficie. Nel caso di Bennu, il comportamento è lo stesso esibito da oggetti che in passato hanno mostrato attività cometaria, e anche di un paio di nuclei cometari osservati lontani dal Sole in assenza di chioma. Abbiamo eseguito le nostre osservazioni usando il Vlt dell’Eso, dato che solo un grande telescopio poteva fornire le prestazioni necessarie per ottenere dati utili».

Avevate già previsto anche la presenza di acqua?

«No, non in particolare. Abbiamo solo notato che Bennu ha proprietà polarimetriche che
possono imparentarlo con oggetti di possibile natura cometaria, o borderline, come dicevo
all’inizio. I nostri dati non potevano fornirci informazioni più dettagliate».


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