La Biblioteca di Milano dell’Università Cattolica ha la fortuna di custodire il manoscritto autografo di Dino Grandi contenente il testo preparato per essere presentato dal gerarca al Gran Consiglio. Il documento fa parte del Fondo Gianfranco Bianchi (1915-1992) in cui sono custodite le carte del docente che in Cattolica insegnò Storia contemporanea e Storia del giornalismo, e che proprio grazie alla raccolta di documenti ufficiali, in anni complicatissimi come furono quelli del secondo Dopoguerra, riuscì a svolgere un immenso lavoro di ricostruzione di quanto accaduto durante il ventennio fascista.
Documento manoscritto conservato nel Fondo Gianfranco Bianchi (Università Cattolica del Sacro Cuore, Biblioteca d’Ateneo)
La seduta del Gran Consiglio andò avanti a lungo, la situazione fu più volte in bilico, tanto che Grandi ammise a distanza di tempo di aver portato con sé due bombe a mano per paura che la situazione potesse precipitare da un momento all’altro. In effetti Mussolini, messo al corrente dallo stesso Grandi del contenuto del suo ordine del giorno, aveva intenzione di punire con la violenza i “traditori”, ma quella notte i fatti presero un’altra direzione. Al momento delle votazioni, i 28 membri furono chiamati ad esprimersi per appello nominale: 19 furono i voti a favore, 8 contrari, 1 astenuto.
Documento manoscritto conservato nel Fondo Gianfranco Bianchi (Università Cattolica del Sacro Cuore, Biblioteca d’Ateneo)
Al termine di una drammatica seduta, il Gran Consiglio del Fascismo approvava quindi a maggioranza la mozione del gerarca Dino Grandi, togliendo la fiducia a Mussolini e invitando il Re a riassumere le sue funzioni. Il giorno successivo, Mussolini si recò a Villa Savoia sicuro che il sovrano fosse ancora dalla sua parte, ma Vittorio Emanuele III invece lo informò della sua decisione di voler formare un nuovo governo, con a capo il maresciallo Pietro Badoglio. Con la scusa di tutelarne la sicurezza personale da possibili reazioni popolari nei suoi confronti, il Duce venne arrestato e condotto, all’interno di una autombulanza militare, in una caserma. Era la caduta del Fascismo, ma non la fine della guerra che, come annunciato la sera stessa dai comunicati ufficiali, continuava ad oltranza: l’Italia stava per conoscere un’altra tristissima parte della propria storia, era ormai quasi l’inizio della guerra civile. _____________ Note
- G. Bianchi, Perché e come cadde il Fascismo. 25 luglio 1943: crollo di un regime, Mursia, 1963, p. 419.
- Ivi, 420.
* Foto in testata da Wikipedia. |