Esteri

Ancora tensione dopo il fermo di Hamid Masoumi Nejad, accusato di traffico d'armi<br />Il presidente del Parlamento iraniano: &quot;Dal governo italiano una messinscena ridicola&quot;

Giornalista arrestato, Teheran accusa Roma
"Comportamento indecente e infantile"

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TEHERAN - E' ancora alta la tensione diplomatica fra l'Italia e Teheran, dopo l'arresto, qualche giorno fa a Milano, del giornalista iraniano Hamid Masoumi Nejad, fermato dalla Guardia di finanza insieme a un altro iraniano e a cinque italiani nell'ambito di un'indagine su un presunto traffico d'armi con l'Iran. La vicenda ha anche portato, due giorni fa, alla convocazione dell'ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, da parte del ministero degli Esteri del paese mediorientale. E oggi a parlare è il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani. Che accusa l'Italia di "comportamento indecente e infantile" nei confronti di Masoumi Nejad, "corrispondente accreditato dell'Irib (la tv di Stato iraniana, ndr) presso la Stampa Estera a Roma".

"Nelle condizioni attuali - afferma Larijani, citato dal sito web in italiano dell'Irib - il piano infantile del governo italiano per arrestare il corrispondente, accompagnato da una messa in scena davvero ridicola, riporta in mente una scena di satira politica più che una realtà. Prendiamo atto del fatto che il governo italiano sta mettendo a repentaglio la sua fama sotto il profilo politico ed è inutile insistere perché questi trabocchetti non possono convincere nessuno".

Intanto l'ambasciata d'Iran a Roma, si legge sul sito dell'iraniana Press Tv, ha presentato una richiesta per poter visitare in carcere il giornalista. Masoumi Njead, fortemente critico nei confronti della politica di Silvio Berlusconi, "aveva ricevuto ripetute minacce da parte delle autorità italiane - è scritto sul sito web - per le sue coperture sugli scandali del governo e sui sempre più stretti legami con Israele". L'ambasciatore Dopo aver parlato con i familiari del giornalista, l'ambasciatore Mohammad Ali Hosseini ha presentato una richiesta ufficiale per poterlo incontrare nel carcere di Torino in cui è rinchiuso.

Due giorni fa, il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran aveva definito quello del corrispondente un arresto "motivato politicamente", accusa alla quale il titolare della Farnesina, Franco Frattini, aveva replicato parlando di una reazione "scomposta" da parte di Teheran e sottolineando che gli arresti erano stati compiuti nell'ambito di "un'indagine indipendente della magistratura italiana".