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Cattolica Library
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Napoleone bibliofilo e bibliotecario
Emanuele Pigni  |  27 febbraio 2024

Che Napoleone fosse uno dei sovrani più bibliofili della storia, probabilmente il più bibliofilo di tutti i sovrani della Francia, era un fatto ben conosciuto già durante il suo regno, come dimostra fra l’altro uno strano articolo pubblicato dal periodico francese “L’Ambigu” il 30 luglio 1815, un mese dopo la seconda abdicazione dell’imperatore, che riproduceva un presunto catalogo sommario della biblioteca portatile di Napoleone, comprendente circa 800 volumi.
Ma le biblioteche di Napoleone durante il suo regno furono numerose: ciascuno dei suoi palazzi ospitava una “piccola biblioteca” o “biblioteca particolare” destinata all’uso del sovrano, e oltre a queste vi erano due “grandi biblioteche” aperte a tutta la corte nei palazzi imperiali di Fontainebleau e di Compiègne. Antoine-Alexandre Barbier (1765-1825), celebre come autore del Dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonymes, che fu bibliotecario particolare di Napoleone dal 1807 al 1814 e dal marzo al giugno 1815, calcolava in 68.700 volumi la consistenza complessiva delle biblioteche dell’imperatore nel 1814.
La “grande biblioteca” di Fontainebleau esiste tuttora, rimasta pressoché intatta dal 1808, mentre quella di Compiègne fu dispersa nel 1891 e non ne rimane alcun catalogo. I cataloghi delle “biblioteche particolari” dei palazzi imperiali delle Tuileries (la principale residenza di Napoleone, andata completamente distrutta nel 1871 per le vicende della guerra civile tra il governo francese di Versailles e la comune di Parigi) e del Trianon furono editi da Antoine Guillois in appendice alla sua opera Napoléon l’homme, le politique, l’orateur d’après sa correspondance et ses oeuvres, Paris, Perrin et Cie, 1889 (vol. II, pagg. 548-587).

Durante il periodo in cui fu sovrano dell’isola d’Elba (maggio 1814 - febbraio 1815) Napoleone ebbe una biblioteca di oltre 5.000 volumi, di cui una parte notevole – donata al Comune di Portoferraio dall’imperatore francese quando ripartì per tornare in Francia – è rimasta nella Palazzina dei Mulini ed è stata oggetto di interessanti pubblicazioni disponibili agli utenti del Sistema bibliotecario e documentale d’Ateneo: Lector in insula: la biblioteca di Napoleone all'Elba (catalogo di una mostra tenuta nel 1989), e Napoleone all'Elba: le biblioteche.

Su Napoleone come bibliofilo, gli studiosi della Cattolica hanno a disposizione nel Catalogo d’Ateneo anche lo studio recente e approfondito di Charles-Éloi Vial Napoléon et les bibliothèques: livres et pouvoir sous le Premier Empire: l’opera è basata sull’esame di una ricca documentazione d’archivio e benché alcune sue conclusioni siano discutibili – come ad esempio il mancato riconoscimento dell’importante ruolo svolto dal bibliotecario particolare onorario di Napoleone, l’illustre storico italiano Carlo Giovanni Maria Denina – resterà probabilmente fondamentale su tale argomento.
Alla fine del volume, Vial affronta un tema non poco interessante: Napoléon, bibliothécaire? L’imperatore, oltre che un bibliofilo, può essere considerato anche un bibliotecario? Napoleone in gioventù era stato anche bibliotecario, non professionista e solo per breve tempo, nella Société des amis de la Constitution di Valence (1791). Durante il suo regno utilizzava le biblioteche dei palazzi imperiali anche da solo, senza avvalersi del suo bibliotecario particolare pro tempore (Louis-Madeleine Ripault dal 1799 al 1807, poi Barbier). All’isola d’Elba costituì, soltanto sulla base dei propri ricordi, una biblioteca organizzata come quelle che aveva lasciato in Francia. Già nel 1808, in una lettera al suo bibliotecario Barbier, aveva dettato un piano particolareggiato per la costituzione della sua biblioteca portatile di campagna:

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L’Imperatore desidera formarsi una biblioteca portatile di un migliaio di volumi in formato 12° piccolo, stampati in bei caratteri. L’intenzione di Sua Maestà è di far stampare queste opere per il suo uso particolare, senza margini, per non sprecare spazio. I volumi saranno di 500-600 pagine, rilegati a dorso staccato e con la copertina più leggera possibile. Questa biblioteca sarà composta da circa 40 volumi di religione, 40 di letteratura epica, 40 di teatro, 60 di poesia, 100 di romanzi, 60 di storia. Il resto, per arrivare a mille, sarà riempito di memorie storiche di tutti i tempi.
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Seguivano precise istruzioni su opere che non potevano mancare nella biblioteca portatile e su quelle che invece dovevano esserne escluse (per esempio le opere minori di Voltaire e di Rousseau, ma anche l’Émile dell’autore ginevrino).

Il rapporto storicamente documentato tra Napoleone e i suoi bibliotecari potrebbe meglio ispirare gli autori di romanzi e di film, che finora su questo tema hanno prodotto soltanto una storia d’invenzione: quella di un bibliotecario elbano al servizio dell’imperatore e intenzionato a ucciderlo prima che potesse riprendere il potere in Francia (N., romanzo di Ernesto Ferrero, da cui Paolo Virzì ha tratto molto liberamente il film N: io e Napoleone). Nella realtà storica, Napoleone ebbe all’Elba un bibliotecario non degno di lode, che però era solamente un ladro e non un aspirante regicida.

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Note 

* Da Wikimedia Commons.

 

 
 
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