STIMATA LA QUANTITÀ DI GRASSO INTERSTELLARE

Miliardi di panetti di burro nella Via Lattea

La produzione in laboratorio di analoghi dei composti alifatici presenti nel mezzo interstellare ha consentito a un team di ricercatori turco-australiano di determinare con precisione le caratteristiche della loro riga d’assorbimento a 3.4 μm sulla radiazione di fondo, e quindi a risalire alla percentuale di atomi di carbonio presenti in questa forma nella nostra galassia

     29/06/2018

Rappresentazione della struttura di una molecola di “grasso” su un’immagine del centro galattico, dove questa sostanza è stata rilevata. Crediti: D. Young (2011), The Galactic Center. Flickr – Creative Commons

Stando a uno studio di una squadra di ricercatori australiano-turca, la nostra galassia sarebbe ricca di molecole simili ai grassi. Gli astronomi della University of New South Wales (Unsw) di Sydney, in Australia, e della Ege University, in Turchia, hanno fabbricato in laboratorio materiali con le stesse proprietà della polvere interstellare e hanno usato i risultati ottenuti per stimare la quantità di “grasso spaziale” che si trova nella Via Lattea. I risultati sono stati pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Tutto comincia dal carbonio, elemento essenziale per la materia organica. Su quanto ce ne sia nella polvere interstellare c’è grande incertezza. Solo metà del carbonio atteso si trova infatti tra stelle nella sua forma pura. Il resto è legato chimicamente in due principali tipologie di composti: quelli alifatici (simili ai grassi) e quelli aromatici (simili alle palline di naftalina). La componente alifatica della polvere carboniosa è particolarmente interessante per gli astronomi, in quanto produce una riga di assorbimento a 3.4 μm sulla luce emessa dalla radiazione di fondo.

I ricercatori sono riusciti a creare in laboratorio un materiale con le stesse proprietà della polvere interstellare, imitando il processo attraverso il quale le molecole organiche vengono sintetizzate negli outflows (i deflussi) delle stelle di carbonio espandendo nel vuoto, a bassa temperatura, il plasma contente carbonio. Il materiale risultante è stato poi raccolto e analizzato attraverso una combinazione di tecniche. Usando la risonanza magnetica e la spettroscopia, i ricercatori sono stati in grado di determinare l’intensità con la quale il materiale prodotto assorbe la luce con una certa lunghezza d’onda nell’infrarosso, riuscendo così a individuare un indicatore di composti alifatici.

«Combinando i risultati ottenuti in laboratorio con le osservazioni astronomiche, siamo riusciti a misurare la quantità di carbonio alifatico presente tra noi e le stelle», spiega uno degli autori dello studio, Tim Schmidt, professore all’Unsw. I ricercatori hanno scoperto che ci sono circa 100 atomi di carbonio “grassi” ogni milione di atomi di idrogeno: tra un quarto e la metà del carbonio disponibile. L’intera Via Lattea, dunque, contiene 10 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di tonnellate di materia grassa. Un numero impressionante, che tradotto in qualcosa di commestibile farebbe 40 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di panetti di burro da 250 grammi!

«Questo “grasso spaziale” non è però qualcosa che vorreste spalmare su una fetta di toast! È sporco e probabilmente tossico», avverte Schmidt, «senza contare che si forma soltanto nell’ambiente dello spazio interstellare (e nel nostro laboratorio). È comunque intrigante che materiale organico di questo tipo –  materiale che può venire incorporato nei sistemi planetari – sia così abbondante».

A seguito di questa scoperta, il team di ricercatori vuole ora determinare l’abbondanza degli altri composti, quelli aromatici: un’impresa che comporterà un lavoro di laboratorio ancora più impegnativo. Riuscendo a stabilire l’ammontare di entrambe le tipologie di composti del carbonio presenti nella polvere, si potrà così sapere con precisione quanto di questo elemento è eventualmente a disposizione per la vita.

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