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l'intervista a vanity fair. poi le precisaZioni ai microfoni dell'alfonso signorini show

Bossi jr: «Al Mondiale non tifo Italia»

«Il tricolore? Identifica un sentimento di 50 anni fa». Poi la smentita: «Mai detto che non sosterrò gli Azzurri»

l'intervista a vanity fair. poi le precisaZioni ai microfoni dell'alfonso signorini show

Bossi jr: «Al Mondiale non tifo Italia»

«Il tricolore? Identifica un sentimento di 50 anni fa». Poi la smentita: «Mai detto che non sosterrò gli Azzurri»

Renzo e Umberto Bossi (Ansa)
Renzo e Umberto Bossi (Ansa)
MILANO - «No, non tifo Italia al Mondiale in Sudafrica. Il tricolore? Identifica un sentimento di cinquant'anni fa». Le dichiarazioni a Vanity Fair di Renzo Bossi, figlio del Senatùr entrato ufficialmente in politica dopo le ultime elezioni regionali, hanno scatenato un putiferio. Il mondo del calcio, e non solo, ha reagito scandalizzato. Gigi Riva, team manager della Nazionale azzurra ha parlato di «un'affermazione stupida e grave»: «Se non sta bene può anche andarsene dall'Italia, nessuno ne farà una malattia». Ma non è un fulmine a ciel sereno, visto che non più tardi di un mese fa, quando impazzava il tormentone Balotelli-Mourinho, il "delfino" del Senatùr se ne uscì dicendo: «Non prendo neanche in considerazione l'esistenza della Nazionale di calcio italiana. Non la seguo, non so in che competizioni sia impegnata e non so nemmeno chi sia questo Balotelli. Per me esiste solo una Nazionale, ed è quella della Padania».

GENERAL MANAGER - E non si può dire che Bossi jr non si intenda di calcio, visto che è stato general manager proprio della Nazionale padana, vincitrice due volte della Coppa delle nazioni non affiliate alla Fifa. «Se Lippi chiamasse Balotelli - dice l'eurodeputato leghista Mario Borghezio - sarei indifferente, così come sarei indifferente in generale alla convocazione di un atleta di colore. Mi darebbe invece enorme fastidio se ci fosse una rappresentanza del Paese al quale appartengo - anche se il mio cuore batte per la Padania - che avesse un carattere multietnico». Dall'opposizione puntuale la stroncatura alle frasi di Renzo Bossi: «Si fa sempre il tifo per la Nazionale e il proprio Paese - dice Walter Veltroni -. È assurdo che una persona eletta pronunci queste frasi. Purtroppo non c'è da meravigliarsi visto che viene dall'esponente di un partito che continua ad insultare l'unità italiana e la sua bandiera». Filippo Penati ritiene l'intervista di Bossi jr «sconfortante», sottolineando i suoi «sfondoni» storici e ricordando che il tricolore «esiste da più di 150 anni». Per il parlamentare del Pd Tonino Russo «non interessarsi di calcio ci può anche stare, ma non tenere ai colori del proprio Paese a prescindere e farne un elemento di identità forse testimoniano un disturbo affettivo o una delusione sentimentale».

DICHIARAZIONI POLITICHE - È un coro di critiche dal mondo del calcio. «Sono solo dichiarazioni politiche che non valgono in quanto tali. È meglio non commentare queste cose, ci sono problemi più urgenti da affrontare in questo momento» chiosa il presidente del Palermo Maurizio Zamparini. Anche Massimo Cellino si dice «sorpreso e imbarazzato» dalle frasi di Bossi jr: «Se fossi il padre incomincerei a preoccuparmi - dice il presidente del Cagliari -. Stimo Umberto, per me è un grande valore per l'Italia. Ma queste dichiarazioni del figlio... Lo dico da padre». Forse però Cellino dimentica la profezia del leader del Carroccio prima del Mondiale '98: «L'Italia perderà il campionato, tutt'al più se fate qualche ruberia superate il primo turno» disse a poche ore dalla partita con il Camerun.

SMENTITAE CONTRO-SMENTITA - Bossi jr deve essersi però accorto di aver pestato una buccia di banana. Tanto che ai microfoni dell'Alfonso Signorini Show su Radio Monte Carlo ha precisato: «Non ho mai detto che al Mondiale non tiferò Italia. Dico semplicemente che il calcio non è mai stata la mia priorità. Tiferò sicuramente Italia, ma non sarò attaccato alla televisione a guardare le partite». E sul patriottismo, definito "un sentimento di 50 anni fa": «Ho solo detto che oggi la nostra idea è quella di cambiare il Paese modificandolo in senso federale seguendo il progetto della Lega. I giornalisti, si sa, esasperano spesso il senso di certe dichiarazioni». «La mia discesa in politica - ha concluso - non dipende da una forma di nepotismo. È stato mio padre negli anni a trasmettermi questa passione». La direzione di Vanity Fair però intende difendere la propria credibilità e conferma che quanto pubblicato risponde a verità. Non solo. Il giornale mette a disposizione l’audio del passo dell'intervista in questione sul suo sito, www.style.it, così che chiunque possa constatare che «non si è inventato né esasperato nulla».

Redazione online
21 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

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