IL CAOS RESTITUZIONI

Rimborsi M5S, con le nuove regole il primo argine a Rousseau

Modificato lo statuto del Comitato ad hoc presieduto da Di Maio: in caso di scioglimento, i fondi residui non andranno più all'associazione di Casaleggio. Da cui se ne va Bugani

di Manuela Perrone

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4' di lettura

Dopo le proteste, l’intervento dei probiviri e l’attacco diretto a Luigi Di Maio, un primo segnale di cambiamento nel M5S andava dato. E riguarda direttamente il sistema dei rimborsi nonché, in particolare, il ruolo dell’associazione Rousseau presieduta da Davide Casaleggio, entrata ormai nel mirino di tanti parlamentari che ogni mese le versano l’”obolo” di 300 euro.

Bugani lascia Rousseau
Oggi è arrivato l’addio, come socio dell’associazione Rousseau, di Massimo Bugani, numero uno del M5S in Emilia Romagna, da tempo in rotta con Di Maio (tanto da aver lasciato la sua segreteria per approdare in Campidoglio al fianco di Virginia Raggi) e adesso anche con Casaleggio, di cui è stato a lungo un fedelissimo. Ma Bugani era soprattutto l’uomo di Beppe Grillo, incarnazione del Movimento delle origini: si spiegava così la sua presenza tra i quattro soci di Rousseau, insieme a Enrica Sabatini, a Pietro Dettori e allo stesso Davide, che ne è presidente e tesoriere. In realtà Bugani resta dentro Rousseau come “referente” della funzione sharing. E, nella squadra dei referenti, stavolta per il portale eventi del M5S, debutta anche Alessandro Di Battista. Quanto basta al blog delle Stelle per presentare lo smottamento in toni quasi entusiastici: «La squadra di Rousseau continua a crescere!».

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Cambio statuto per il Comitato
Il 10 gennaio è stato modificato davanti al notaio Luca Amato lo statuto del “Comitato per le rendicontazioni/rimborsi”, creato il 7 agosto 2018 dopo lo scandalo “rimborsopoli”. Quello statuto prevedeva che le somme residue tra quelle restituite dagli eletti pentastellati, in caso di scioglimento del Comitato, finissero a Rousseau. Adesso si volta pagina: «Tutte le somme ricevute dal comitato dovranno essere versate al Fondo appositamente costituito per il Microcredito o agli enti e soggetti individuati dagli iscritti al M5S previa consultazione online». Nessun cenno alla piattaforma di Casaleggio: «Se allo scioglimento del Comitato dovessero restare fondi a disposizione questi verranno devoluti al Fondo per il Microcredito, mediante versamento a favore della microimprenditorialità».

Nel direttivo i nuovi capigruppo
Accanto a Di Maio, presidente, entrano inoltre nel Comitato i nuovi capigruppo Davide Crippa e Gianluca Perilli, al posto dei precedenti Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli. La durata, fissata fino al «novantesimo giorno successivo al termine della XVIII legislatura, coincidente con lo scioglimento delle Camere», si specifica valga «comunque sino all’integrale utilizzo dei fondi impegnati». Il suo perimetro si allarga anche alle restituzioni dei parlamentari europei e se ne prevede «facoltà di utilizzo per i portavoce regionali».

Il conto controverso
È a questo Comitato che dal 2019 è stato intestato il conto corrente su cui arrivano le restituzioni. Conto entrato nel mirino dell’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e degli altri parlamentari che lo hanno seguito al gruppo Misto: «Siamo passati da una donazione agli enti pubblici, che ho continuato a fare per il bilancio dello Stato, verso una donazione privata, a un conto intestato a tre persone. E nessuno sa come vengano utilizzati questi soldi». Accuse che il blog delle Stelle ha respinto con forza: «Sono gli iscritti, tramite votazione sulla piattaforma Rousseau, che decidono dove destinare ogni singolo euro delle rendicontazioni. Non esiste nessun conto personale del capo politico e dei capigruppo di Camera e Senato. Chi dice il contrario è in malafede e mente sapendo di mentire».

Quasi 6 milioni sul conto
I vertici M5S sostengono che tutto sia gestito «in modo completamente trasparente», attraverso il sito www.movimento5stelle.it, che pubblica l’elenco dei contributi aggiornato ogni mese, e attraverso il portale www.tirendiconto.it, che monitora le restituzioni. Da qui è possibile sapere che in tutto i parlamentari pentastellati hanno restituito 86 milioni di euro, di cui sul conto del Comitato ne giacciono attualmente circa sei: i 3 milioni destinati al progetto “Facciamo ecoscuola”, i cui bandi scadono a febbraio, e 2,7 milioni non ancora indirizzati. «È un conto corrente o uno strumento di investimento?», chiede ancora un parlamentare critico.

Le richieste dei dissidenti
Nel documento presentato dai senatori Mattia Crucioli, Emanuele Dessì e Primo Di Nicola - che sarà discusso agli stati generali di marzo - si invoca un cambiamento molto più drastico per le restituzioni (oltre che per l’architettura stessa del Movimento): la nascita di un «comitato di garanti» per studiare come rendere il sistema «molto più lineare ed efficiente» e la fissazione di una cifra che sia comprensiva delle somme oggi versate a Rousseau per mantenere la piattaforma e di quelle necessarie a Beppe Grillo per pagare tutte le sue cause legali. Un assist al comico, che proprio sulle risorse per le sue cause avrebbe recentemente discusso con Casaleggio.

Il futuro di Rousseau
La richiesta più dirompente dei senatori è però un’altra: inglobare la gestione della piattaforma nel M5S, “divorziando” da Casaleggio e dall’associazione Rousseau. Di Maio starebbe tentando una mediazione, mantenendo comunque al figlio del cofondatore del Movimento un ruolo di responsabile. Il problema è che l’imprenditore dovrebbe a quel punto fare il salto “politico” che si è sempre rifiutato di fare: smetterla di considerarsi un mero “tecnico” e riconoscersi organico ai Cinque Stelle.

Per approfondire:
Rimborsi M5s, ecco chi rischia l'espulsione
Dessì, Crucioli e Di Nicola: chi sono i tre firmatari del documento anti Di Maio

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