Vuoi fare l' avvocato? Corri in Spagna La grande fuga in Spagna degli aspiranti avvocati per evitare esame e pratica

MARCO ce l' ha fatta a Tenerife, il «posto più facile», secondo lui. Anna a Murcia, «provare per credere». Luca garantisce per l' Andalusia, «non c' è dubbio». Enza suggerisce Bilbao, «che poi ti puoi anche andare a vedere il Guggenheim». TUTTI si esaltano per la Spagna, chi ci ha provato e chi sta per provarci, chi l' ha sentito dire e vorrebbe saperne di più, chi invece ha chiesto un preventivo e gli sembra che forse sì, ne varrebbe la pena, ma «tocca spendere tantissimi soldi». Sono gli abogados, il piccolo esercito di tremila aspiranti avvocati che nel 2009 ha chiesto l' omologazione del titolo di studio in Spagna. La legge spagnola, almeno fino al 2011, a differenza di quella italiana, prevede l' iscrizione automatica dei laureati in giurisprudenza nell' albo degli avvocati. In Italia invece, oltre ai due anni di praticantato spesso assolutamente gratuito, è necessario anche sostenere un esame di Stato. Che passano trenta persone su cento, se non meno. Un martirio, lo definiscono tutti. Un calvario. E allora ecco i viaggi della speranza nella terra di Cervantes. Si fa richiesta all' ambasciata, si riempiono moduli, si presentano documenti. E poi si aspetta la resolución, il certificato con il quale iscriversi all' università spagnola. Arriva dopo circa sei mesi, un anno: poi, basta scegliere la città, si passa l' esame, ci si iscrive al Colegio de Abogados e il gioco è fatto. Si fa domanda al Ministero della Giustizia per l' omologazione del titolo. L' esame consiste in un questionario in lingua spagnola - ma alcune scuole o società che si occupano di aiutare gli aspiranti abogados garantiscono l' esame in italiano - in 9 o 10 materie, tra cui diritto penale, civile, amministrativo e procedura, a detta di tutti «molto semplice e molto facile». Le domande sono 20 per ciascuna materia (bisogna rispondere correttamente almenoa 10), la risposta multipla (a crocette). Con la laurea così omologata si torna poi in Italia, ci si iscrive all' ordine come "avvocato applicato" e dopo tre anni di pratica regolare è possibile chiedere di diventare "integrato", anche se «si può sostenere l' esame al Consiglio Nazionale Forense per iscriversi subito» spiega il presidente dell' Ordine degli avvocati della Lombardia, Paolo Giuggioli. Non solo una speranza per chi ha provato l' esame due, tre volte senza successo, o per chi non vuole lavorare gratis o quasi per due anni, ma anche un business di tutto rispetto: Eurolaurea, avvospagna.com, avvocatospagna.info, avvocatoeuropeo. com, sarannoavvocati.info, curso-tutelado.come altre decine di società di servizi offrono di svolgere le pratiche per alcune migliaia di euro. Anche se farsi la pratica di soli costerebbe al massimo 250 euro, «Cepu» per esempio, «è arrivata a chiedermi 28 mila euro» racconta Michela, neolaureata di Salerno alla ricerca di un posto al sole, o meglio in uno studio, «ma senza essere sfruttata», racconta. «O almeno non troppo». Più abbordabile quello che chiede omologazionetitoli.it, che ha sedea Massa: «7 mila e 500 euro per l' iter burocratico iniziale e il nostro corso online» spiega al telefono una simpatica signora. «A cui aggiungere, se si vuole, 3 mila e 500 euro per il pacchetto-sicurezza». Pacchetto sicurezza? Sarebbe? «La nostra garanzia di essere poi iscritti all' Ordine degli avvocati. Come? Beh, questo non lo posso dire. È il nostro asso nella manica» conclude. Già. Perché il Consiglio Nazionale Forense, forse allarmato dal lievitare delle domande (dalle poco più di 300 nel 2008, siamo passati alle tremila, secondo la stima dell' ambasciata spagnola, del 2009), con il parere 17/09 del 25 giugno dello scorso anno, ha dato una stretta all' accesso degli abogados, accusandoli di «sfruttare una scorciatoia offerta dal diritto Ue». Insomma, l' «abuso di diritto» che va tanto di moda. Ma, chissà, forse tra le pieghe di questa sbandierata severità si trova un dato che per altri paesi europei ha dell' incredibile: in Italia ci sono infatti oltre 230 mila avvoca ti, vale a dire 1 avvocato ogni 260 abitanti, numero che sale vertiginosamente in una città come Roma che può vantare il primato di oltre 20 mila avvocati, tanti quanti se ne trovano in tutta la Francia. «Un numero spropositato, è vero» dice Gian Domenico Caiazza, presidente delle camere penali di Roma. «Servirebbe una riforma vera. C' è una proposta di legge, che si doveva discutere, ma naturalmenteè sparita dal tavolo del governo. Proprio per questo domani scioperiamo. Gli abogados? Beh, l' esame in Italia è difficile, lo superano in pochi. Ma poi le prospettive sono nulle». Quasi a dire: la speranza è l' ultima a morire.

RORY CAPPELLI