Sono cominciati gli interrogatori dell’affaire staminali: gli indagati erano 9, sono saliti a 16. Lo svela l’«avviso a comparire» di trenta pagine inviato loro. L’atto giudiziario consegna l’intera mappa dei centri coinvolti - a Torino, Carmagnola, San Marino (2), Trieste e Como - nell’inchiesta sulle «iniezioni intretacali di staminali rigenerate» con la «Metodica Stamina». Terapia mai autorizzata in Italia e comunque praticata a 68 pazienti, di cui 3 minori, da novembre 2007 a dicembre 2009, quando intervennero Guariniello e il Nas del capitano Michele Tamponi e del luogotenente Loreto Buccola. I pazienti erano tutti malati, del morbo di Parkinson, Sla, cancro. Tutti in cerca dell’ultima speranza: la terapia cellulare.

Guariniello non ha chiesto misure cautelari, non è nel suo stile, ma contesta con l’avviso a comparire agli indagati - fra cui 10 medici - l’associazione per delinquere finalizzata alla somministrazione di «medicinali guasti» e «in modo pericoloso per la salute pubblica». L’ultima accusa è di truffa a 14 di quei pazienti, perché di questi i carabinieri hanno riscontro di versamenti di denaro «sulla promessa di effetti terapeutici». Versamenti da 4000 sino a 55 mila euro ciascuno.

Scrive il magistrato degli indagati: «Manipolavano liquidi organici e/o tessuti ossei per la selezione cellulare senza utilizzare strutture idonee». Sono state individuate a San Marino la Rewind Biotech srl e l’Istituto di Medicina del Benessere, che pare fosse soprattutto un istituto di bellezza. E poi il Poliambulatorio Lisa di Carmagnola. Ancora l’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, dove i trattamenti venivano praticati nei giorni festivi. L’ultimo troncone di indagine porta all’Ospedale Generale Zona Moriggia-Pelascini di Gravedona, Como, accreditato con il servizio pubblico.

Guariniello ha indagato prima su Re-Gene, srl che aveva per presidente e amministratore delegato Davide Vannoni, torinese, 44 anni, associato di psicologia all’Università di Trieste e imprenditore nel settore marketing con le società Cognition e Cognition Comunicazione. Altri soci erano: Marcello La Rosa (direttore dell’Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte), Luigi Bistagnino, professore ordinario di Disegno industriale al Politenico. E i biologi russi Vyacheslav Klimenko e Olena Shchegelska. Quest’ultimi vivevano a Moncalieri e lavoravano in via Giolitti 41, quartier generale di Vannoni e delle sue Stamina Foundation e Associazione per la medicina rigenerativa.

La coppia russa è sparita dopo l’avvio dell’inchiesta.

Noto, fra gli indagati, è il neurologo Leonardo Scarzella, dell’Ospedale Valdese, che inviava pazienti a Vannoni. Fra gli altri medici torinesi, l’anestesista Luciano Ettore Fungi e l’ortopedico Andrea Losana. Con il collega braidese Sabino Cipriani provvedevano ai prelievi di midollo osseo in anestesia generale e alle successive infiltrazioni di staminali rigenerate presso il Lisa. Del poliambulatorio è stato coinvolto nell’inchiesta anche il responsabile dell’epoca, Roberto Ferro.

La documentazione scientifica presentata in Regione per un finanziamento di mezzo milione (concesso e bloccato in extremis) si è rivelata scarsa in seguito agli accertamenti. Né è emerso dove le cellule prelevate ai pazienti venissero «espanse» in regime di assoluta sterilizzazione. Scrive il magistrato delle staminali trattate: «Erano sprovviste delle caratteristiche di efficacia, sicurezza e qualità».

Il mondo accademico e della ricerca scientifica aveva messo al bando lo psicologo Vannoni che vi si era affacciato con raccomandazioni politiche. La sua terapia ha coinvolto a Trieste il direttore del Burlo Garofolo, Mauro Delendi (indagato per l’accordo con lo psicologo) e il medico Marino Andolina (tuttora star delle interviste sui miracoli della terapia). Gli ultimi a finire sotto inchiesta sono i comaschi Luciano Arnaboldi, Pietro Brignardello, Roberto Valsecchi, tutti medici chirurghi, e l’anestesista Patrizia Magni.

In Internet continuano ad incrociarsi gli atti di fede assoluta in Vannoni e C. così come le denunce di alcuni pazienti. Una parte di loro ha sporto querela per essersi sentita male dopo le «infiltrazioni intratecali» ed essere stata costretta a cure ospedaliere.

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