pandemia
Fazio: entro marzo 3-4 milioni
di casi della nuova influenza
Saranno 8,6 milioni gli italiani che verranno vaccinati contro il virus entro la fine del 2009
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Ferruccio Fazio (Lapresse) |
DUE FASI - In Italia dunque il piano di vaccinazioni prevede due fasi: la prima in autunno e la successiva all’inizio del 2010. «Stiamo pensando a strategie vaccinali da implementare entro la fine dell’anno - ha detto Fazio in una conferenza stampa a Roma con il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi. - In assenza di queste strategie vaccinali si potrebbero ammalare, con le sole misure di contenimento della pandemia attualmente in vigore, nove milioni di persone. Se riusciremo, invece, a vaccinare i gruppi previsti contiamo di limitare il numero a meno di quattro milioni>. Il problema è quello della disponibilità del vaccino che non sarà per tutti: ecco perché è indispensabile individuare le priorità. «Il piano – ha aggiunto Sacconi – è frutto di una decisione collegiale che ha interessato anche il Sottosegretario Letta, il Ministro dell’Economia Tremonti e il premier Berlusconi. Ci muoviamo anche sulla base delle indicazioni dei centri di controllo delle malattie, i Cdc, di Atlanta e considerando i piani già adottati da Germania e Spagna. Ma siamo pronti a correzioni lungo la via nel caso, per esempio, ci trovassimo di fronte a una mutazione del virus».
PIANI REGIONALI - Le raccomandazioni del Ministero dovranno poi essere accolte dalle Regioni e armonizzate con i piani pandemici che queste ultime stanno approntando. Non solo: anche singole Asl possono predisporre piani di intervento che tengano conto delle realtà locali e che siano capaci di individuare le categorie a rischio. Al Comune di Roma, per esempio, è stata costituita una commissione per l’influenza A che, in accordo con la Commissione Consiliare Speciale Politiche Sanitarie, ha proposto un piano per la vaccinazione del personale comunale a rischio che comprende insegnanti e tassisti. Ma necessariamente il vaccino andrà «razionato». «Perché si rendano disponibili le prime dosi di vaccino – commenta Alessandro Zanetti responsabile in Lombardia del Laboratorio di riferimento regionale per l’influenza A– ci vorranno alcuni mesi». Non è soltanto una questione di preparazione, ma anche di verifica della sua sicurezza dei preparati.
LE AZIENDE PRODUTTRICI - E di «contrattazione» fra autorità sanitarie e case produttrici del vaccino. Che, secondo il direttore generale dell’Oms Margaret Chang, vanno incentivate, per esempio, con la garanzia di brevetti remunerativi, perché siano innovative nella ricerca di vaccini e di farmaci contro emergenze come quella della influenza A. Mentre l’Australia ha già ordinato 21 milioni di dosi di vaccino per coprire almeno metà della popolazione, l’Italia, secondo alcune fonti dell’industria dei vaccini, non si sarebbe ancora mossa in questa direzione.
Adriana Bazzi
abazzi@corriere.it
14 luglio 2009(ultima modifica: 15 luglio 2009)
