Economia

La Brexit non piace a easyJet: la compagnia chiede asilo in un altro Paese Ue

In una nota il vettore ha spiegato di "aver fatto richiesta di un nuovo certificato di vettore aereo". La licenza non sarà più solo britannica, in modo da mantenere i diritti di volo su tutti i cieli europei anche in caso di uscita dall'Unione. Per ora nessun trasloco dalla sede di Luton a Nord di Londra

2 minuti di lettura
ROMA - Prima o poi doveva accadere. Per non perdere i diritti di volo europei, garantiti unicamente alle compagnie comunitarie, easyJet chiede di "emigrare" in un altro Paese e ha annunciato in queste ore di aver chiesto un certificato di vettore aereo in "un'altra nazione dell'Unione europea". La notizia è arrivata a soli otto giorni dalla vittoria della Brexit al referendum. 

Il certificato (Coa) emesso dall'autorità per il trasporto aereo di ciascun Paese (come l'Enac in Italia), "dovrà consentire a easyJet di volare in tutta europa come facciamo oggi" ha scritto la compagnia in una nota. Easyjet ha avviato "un procedimento formale per acquisire" la licenza in un diverso Paese europeo. Questo per garantire stabilità al vettore di stanza in Gran Bretagna che rischia, una volta uscita Londra dall'Unione, di dover ricontrattare tutti i diritti di volo, e dunque di veder sfumare la possibilità di effettuare le tratte oggi esistenti.

"EasyJet sta facendo pressione sul governo del Regno Unito e l'Unione europea per garantirsi la possibilità di continuare a operare in un mercato pienamente liberalizzato e deregolamentato nel Regno Unito e in Europa come oggi" spiega un comunicato della società, "come parte della pianificazione di emergenza di EasyJet prima del referendum ha avuto contatti informali con un certo numero di autorità regolatorie aeronautiche europee per ottenere un certificato di operare aeronautico un in un paese dell'Unione Europea per consentire a EasyJet di volare in tutta Europa come avviene oggi". La conferma di una "trattativa" viene dalla stessa azienda: "EasyJet ha iniziato il processo formale per acquisire il certificato". Il vettore low-cost ha poi aggiunto che non c'è "alcun bisogno di apportare altre modifiche operative o strutturali fino a quando l'esito dei negoziati di uscita Ue della Gran Bretagna non diventerà chiaro". EasyJet sottolinea di non avere - per il momento - l'intenzione di muoversi da Luton, che si trova a Nord di Londra ed è la sua base operativa da 20 anni.

EasyJet ha visto nelle ultime ore addensarsi molte nubi sulla sua rotta. Prima le difficoltà per il suo futuro "comunitario" poi il profit warning di lunedì (che ha provocato un tracollo in Borsa) e ora il cambio di passo, a sorpresa e molto deciso, in direzione dell'Europa. La seconda compagnia europea low cost per importanza, la terza in Italia, ha così scelto la via del colpo di teatro, una mossa che le consentirà di mantenere gran parte dei collegamenti che nel corso degli anni le hanno garantito ottimi profitti. Resta però incerta la questione legata ai voli da e per la Gran Bretagna, che subiranno, quasi sicuramente, un drastico taglio nei prossimi mesi e nel contempo anche i profitti di easyJet saranno trascinati in basso. Già Ryanair ha ammesso che nel corso del 2016 e del 2017 diminuiranno gli investimenti nel Regno Unito e i prezzi dei biglietti aumenteranno considerevolmente ("di almeno il 20% in più" ha spiegato il numero due del vettore irlandese Kenny Jacobs) proprio per il calo di possibili rotte da e per l'Uk.