domenica, 6 luglio 2014
Tutti i Giudici, pronunciatisi in questi anni, nel condannare e ritenere colpevoli senza se e senza ma, chi ti uccise senza una ragione, hanno fatto il loro dovere di “giudice” su questa terra, restituendoti agli occhi e al cuore degli onesti quantomeno: “dignità e rispetto”.
Insieme li ringraziamo, perché oggi più che mai, chi alzerà gli occhi al cielo, lo farà a testa alta, magari nell’atto meraviglioso di accarezzare dolcemente il proprio figlio. Quel figlio, ora un po’ di tutti noi.
Ciao Federico.
Lino Aldrovandi, papà di Federico
luglio all’alba un bimbo venne al mondo
ricordo che il mio cuore quella mattina andò a mille
avevo toccato il cielo con un dito
un atto divino il respiro di un bambino
piccino, che alla vita si affaccia spalancando le sue
braccia
“Cristo è là”
http://www.musicletter.it/indienews/?x=entry%3Aentry140610-144510%3Bcomments%3A1
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venerdì, 2 maggio 2014
Le sentenze non sono le sue letture preferite sig Giovanardi. In questo caso non l’ha letta proprio e qui mi fermo per rispetto alla pazienza e all’intelligenza delle persone. Vede sig. Giovanardi, il Dott. Caruso, il Giudice di primo grado, ha fatto in modo di rendere semplice alla collettivita’, ovvero a tutti, ovvero anche a lei, la lettura delle motivazioni della sentenza di condanna verso chi, una mattina assassina e infame, uccise senza una ragione, depistando ed omettendo, disonorando di fatto la Polizia di Stato e le persone oneste che anche ci sono e la compongono, un ragazzino di 18 anni che non stava commettendo alcu reato. Le rammento, per darle un aiutino di umanita’ e di rispetto di qualunque essere umano, che non si massacrano e non uccidono comunque le persone che abbiano a commettere un reato. Lo dicono le regole della nostra Costituzione, preziosa e insostituibile fonte di legalita’, donataci con la vita, dai nostri padri e nonni. Patrizia offenderebbe secondo lei delle “schegge impazzite”? Vede, le rispondo con una frase famosa di un comico (Toto’) caro a tutti gli italiani, invitandola, lei che dice di essere cattolico, a pensare al male che lei “troppo spesso” produce quando parla (Cucchi…): “ma mi faccia il piacere”. Qui trova le motivazioni di condanna della sentenza del caso di mio figlio http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.i… Lo faccio per non affaticarla troppo nella ricerca, perche’ lei sicuramente avra’ cose piu’ importanti da fare che leggersi una sentenza di un “poveraccio”, di un caso purtroppo non unico (Uva, Ferulli, Budroni, Magherini… legge i giornali?)… e l’informazione in questo potra’ fare molto, tenendo sempre alta l’attenzione su quello che di sbagliato esiste intorno a noi. Per migliorarci tutti sa, mica per altro, nell’interesse anche suo, perche’ un giorno impovvisamente magari non le prendesse un infarto incontrando la Polizia, proprio come dice lei, e le si spappolasse il suo cuore. La gente normale che vive di sacrifici e che tenta di dare un futuro e una speranza ai propri figli e il Presidente della Repubblica (quale migliore referente), e questo mi rincuora, l’hanno capito. Coraggio, prima o poi ce la fara’ anche lei. Non disperi. Un’ultima cosa: “confido in chi leggera’ questo mio piccolo post, che nessuna offesa, ripeto nessuna, sara’ proferita ad alcuno, per dimostrare ai nostri figli, che non e’ con le offese, gli applausi ai delinquenti, e la violenza di ogni tipo, che si potra’ mai pensare di poter percorrere la strada del diritto e dell’amore, verso quella parola meraviglosa che ci rende tutti uguali di fronte a qualunque Dio: “la vita”, e che nessuno potrà mai essere autorizzato a togliere, neanche con l’infarto…. come dice lei. Ci pensi senatore. Con rispetto verso la parola senatore, ma non per l’uomo… che io vedo in lei.
Lino Aldrovandi, papa’ di Federico, un ragazzo ucciso da quattro individui con una divisa addosso.
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martedì, 7 gennaio 2014
Ma c’è un duplice reato di tortura: il primo è quello delle vittime non di incidenti o di colluttazioni avvenute sulla strada, bensì di violenze gratuite avvenute durante un fermo, un controllo, in manette o nel chiuso delle caserme o delle carceri; il secondo è quello dei familiari delle vittime, costrette ad un terribile e doloroso percorso per ottenere scampoli di una giustizia che non ce la fa ad essere normale. Anche chi condannato in via definitiva per reati compiuti con modalità gravissime, sancite da motivazioni trancianti contenute in tre sentenze, come nel caso dell’omicidio di Federico Aldrovandi, ha diritto ad indossare ancora la divisa, quasi che un quarto silenzioso grado di giudizio garantisse chi di quella stessa divisa abusa e con quella divisa infanga il giuramento fatto davanti alla Costituzione.. Non solo e tanto di “mele marce” si è occupata questa puntata di Presadiretta, ma di un sistema malato che queste mele alleva , copre e difende., secondo il principio non nuovo che dalla polizia non si decade, ma semmai si viene promossi. Grazie a Presadiretta e a Raitre di avercelo raccontato con tanta efficacia, nel nome delle vittime note e ignote, per una volta non ignorate.
Qui l’articolo su Articolo 21 di oggi:
http://www.articolo21.org/2014/01/morti-di-stato-linchiesta-giornalistica-che-non-fa-sconti-ottima-la-prima-per-la-nuova-serie-di-presadiretta-di-riccardo-iacona/
qui la puntata del 06/01/2014, andata in onda in prima serata (ore 21,05) su Rai3, perché tutti sappiano e riflettano senza il paraocchi del corporativismo e dell’indifferenza e … perché non accada mai più a nessuno
http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#v=311621&vd=2014-01-06&vc=3
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lunedì, 23 dicembre 2013
Il giorno che venisti al mondo fu il più bello della mia vita e vorrei tanto tenerti ancora in braccio, perché non ci si può abituare all’orrore della morte, all’orrore dell’uccisione di un figlio. Ora dopo ben otto anni da quando 4 individui con una divisa addosso ti uccisero senza una ragione, non mi è rimasto altro che raccontare quanto meraviglioso voglia dire essere stato tuo papà, nella gioia, nell’amore e maledettamente nel dolore insopportabile di non poterti mai più avere accanto. Ma tanti altri padri, madri, sorelle, fratelli, figli e figlie di altre vittime potrebbero dire la stessa cosa, testimoni in prima persona di tempi, da troppo, mai così bui e pieni di ingiustizie e impunità.
I figli sono il nostro futuro. Aiutiamoli a crescere e non ad essere ammazzati. Aiutiamoli tutti insieme, istituzioni comprese, non solo a parole e a buffetti sulle spalle, ma anche e soprattutto con fatti concreti, ognuno nel suo ambito, senza attendere tempo. Lo dobbiamo a questi piccolini che un giorno dovranno incamminarsi nel difficile percorso della vita, ma a quel punto, all’inizio di quel percorso, in una società che spero sia migliore di questa, avranno una speranza, di non essere soli.
Buon Natale mio piccolo Federico e che il cielo, protegga altri figli.
Lino
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martedì, 16 luglio 2013
Caro Federico in questo mio continuo contatto immaginario con la tua anima, quanti perché mi piombano addosso e con cui sarò condannato a confrontarmi per il resto della mia vita. Passano i giorni e dopo quasi otto anni non si sta meglio, si sopravvive. Guardo il mondo sempre più sconcertato. Quanto dolore, quante torture, quante incomprensioni, quanta arroganza, quanta violenza, quanta supponenza, quanta indifferenza, quanto corporativismo a prescindere dalle responsabilità palesi nei casi di tante altre vittime senza giustizia. E quando mi sento allo stremo e mi sembra di non farcela, nella mia solitudine forzata, ripenso al tuo sguardo e al tuo sorriso che mi donasti fin da bambino, e fino a poche ore prima che 4 persone ti uccidessero con violenza, senza una ragione. Ripensare a quei momenti insieme, per risentire la tua voce, sempre viva nel mio immaginario, pronunciare ancora una volta una frase magica e unica, più grande di ogni male: “ti voglio bene papà”, come quel 17 luglio 2005, giorno del tuo diciottesimo compleanno trascorso meravigliosamente insieme per l’ultima volta. Oggi ne avresti 26 di anni e chissà quante cose belle o meno belle avremo condiviso insieme.
Non crescerò mai Federico, come l’hanno maledettamente impedito a te.
Non cresceremo mai, ma altri bimbi forse si, se gli uomini di buona volontà sapranno prendere spunto e insegnamento da questa orribile storia, in questo nostro paese.
Buon compleanno Federico, in attesa di quel che verrà…
Lino
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martedì, 16 luglio 2013
Poi il Blog., a tre mesi dall’uccisone di Federico senza risposte…, fu come un lampo, quasi ad effetto domino. Mauro Corradini uno dei primi con Giorgio A., pluriquerelati, insieme ad altri blogger (una quarantina), querelati per diffamazio…ne per le loro critiche alle indagini, ai poliziotti definiti schegge impazzite all’ultimo grado di giudizio di un anno fa dal P.G. della Cassazione, poi appunto alla resa dei conti scagionati in pratica dai tre gradi di giudizio. Sono ancora lì a pagare perché le querele giuste o sbagliate che siano devono avere il loro corso secondo la legge. In generale anche un delinquente può querelare. Certo che per delle persone normali ed oneste (pensionati, casalinghe, operai, impiegati, studenti) avere pendenti ancora ed ancora delle querele è assurdo quando dei Tribunali hanno addirittura rincarato la dose, anche se con termini tecnici. A supporto di ciò, come spero sia di epilogo per le querele rimaste, ma il danno è ormai fatto, un G.I.P. nell’archiviare… avvalla la richiesta di archiviazione del P.M. con queste parole: ““Invero, il Pollastri, la Segatto, il Pontani ed il Forlani sono stati riconosciuti colpevoli in relazione ad un fatto gravissimo e la motivazione della sentenza della Corte d’Appello di Bologna (il Pm si riferisce alla sentenza di II° di giudizio, poi confermato definitivamente in cassazione il 21 giugno 2012 con particolari ancora più gravi là dove il P.G. durante la sua arringa li apostroferà come “schegge impazzite”) evidenzia in più parti l’estrema violenza con cui i predetti hanno ingiustificatamente colpito l’Aldrovandi.
Dunque, il C.F., in relazione al fatto di cronaca relativo al decesso di Federico Aldrovandi, che ha interessato lungamente i media, ha comprensibilmente espresso, con le parole dell’”uomo della strada”, il suo giudizio critico sull’operato di quattro pubblici ufficiali, che risultano aver gettato grave discredito sul Corpo di Polizia di appartenenza.
Era la prima metà dell’anno 2006. Ricordate le migliaia di cartoline che giungevano da tutta Italia alla Questura di Ferrara? Vi ricordo che c’era ancora il vecchio Questore, un certo sig. Graziano Elio, responsabile della Questura di Ferrara di quella maledetta mattina. Ogni cartolina era composta di due facciate, in una recante due foto di Federico Aldrovandi, prima (in vita) e dopo (da morto, o meglio da ucciso).a ricordare l’intervento degli agenti con impresso uno degli striscioni recanti la dicitura “Federico Aldrovandi, 18 anni: morto a Ferrara il 25 settembre 2005 durante un controllo di Polizia”», la seconda con delle frasi di M. L. Khing. Fu un’iniziativa grandiosa di un gruppo romano di persone fantastiche, che non potrò mai dimenticare come penso Federico dal cielo.
In effetti quello che nella seconda facciata della cartolina è riportato, in parte si è avverato, anche se non ancora concluso.
Lino

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venerdì, 26 aprile 2013
Caro Federico, le
voci non ufficiali di questi ultimi momenti parlano che il rientro in divisa degli
gli agenti che ti hanno ucciso senza una ragione, in un’alba di una domenica
mattina infame, bastarda e assassina sarebbe previsto tra otto mesi o giù di
lì. Due poliziotti, quello “dell’abbiamo bastonato di brutto per mezz’ora”,
tale Pontani Enzo e Monica Segatto
(l’unica che con te a terra fu vista
percuoterti con il manganello) testimone tra l’altro di quello che stava
vedendo con “… moderate che ci sono le luci accese…” quindi correa di
quell’azioni improvvide, ora sono agli arresti domiciliari.
La legge (sentenza
definitiva di cassazione) li ha condannati a tre anni e 6 mesi di carcere
(ridotti a sei mesi a causa dell’indulto) senza se e senza ma.
Queste persone sono
dipendenti dello Stato, stipendiate da tutti i cittadini. Lo Stato attraverso
suoi organi (giudici), in tre gradi di giudizio le ha ritenute inidonee a
ricoprire un ruolo così importante e delicato, quale può essere quello della
Polizia di Stato.
Per i regolamenti
interni della polizia esistono anche le commissioni disciplinari che hanno il
compito di decidere sul futuro dei propri dipendenti, come in questo caso e
dopo il carcere.
Per le leggi vigenti
di questo corpo, carcere non equivarrebbe a licenziamento nel caso di condanna
per omicidio colposo.
Soltanto il disonore
che hanno arrecato potrebbe portarli al licenziamento.
Certo che prevedere e
immaginare che queste persone possano tornare a vestire una divisa o anche a
ricoprire incarichi amm.vi all’interno della stessa Polizia di Stato, dal mio
punto di vista, di padre, di cittadino,
sarebbe come un’offesa al lavoro di tanti altri “poliziotti onesti”, ma
anche e soprattutto di tantissimi lavoratori di altri settori che in questi
periodi mai così grigi e bui vengono licenziati, non per aver ucciso, ma per
“sbagli” della nostra politica.
Che dire:
·
se
non si licenzia chi abbia ucciso un innocente senza una ragione, bastonandolo
di brutto per mezz’ora, rompendogli addosso due manganelli, occultandoli
anche…, nonostante le sue chiare invocazioni di aiuto (basta… aiutatemi),
sovrastandolo di botte e calci, fino a portarlo allo schiacciamento del cuore;
·
se
non si licenzia chi abbia affermato il falso, essendone invece portatore di
verità e giustizia, per quella divisa indossata;
·
se
non si licenzia chi abbia creato patimento e sofferenza alla giustizia nonchè
alle persone coinvolte, intralciandone addirittura il percorso e costringendole
ad uno sforzo non di loro competenza;
·
se
non si licenzia chi abbia, dopo una condanna definitiva, ad offendere una madre
colpita nel suo amore più grande con delle parole inqualificabili, a
dimostrazione della personalità violenta di chi in realtà quella mattina
incontrò;
quando si licenzia
allora?
E’ emblematico quando
in uno degli innumerevoli passaggi il Tribunale di sorveglianza di Bologna, che
decise per il carcere ai quattro responsabili della morte di un ragazzo,
negando altre forme alternative di pena (domiciliari o assegnazione ai servizi
socialmente utili), si afferma:
“Tanto evidenziato, occorre dunque considerare la gravità
della condotta delittuosa, anche se qualificata come colposa, per come
accertata e ritenuta in via definitiva, a carico del Forlani, come dei
coimputati, senza riconoscimento di ruoli marginali o secondari. Come bisogna
considerare il comportamento oltremodo negativo degli agenti (indistintamente),
dopo il fatto ed in ambito processuale, come ben stigmatizzato dal primo
Giudice
– “… alla gravità della colpa si associano gli aspetti negativi più
propriamente processuali con l’assenza di concreti segni di pentimento e di
consapevolezza degli errori commessi, tradottisi in palesi menzogne ed in
ostacoli frapposti all’accertamento della verità…” – e da ultimo sottolineato
dalla Cassazione”
Gli è andata bene,
oserei dire. Queste 4 persone torneranno dunque in libertà dopo avere scontato
una piccola pena, ben più grave se analizzato tutto il contesto attraverso le
parole scritte che nessuno potrà mai cancellare per sempre lì a ricordarcelo,
per i motivi presenti, e non tenuti nascosti grazie a Dio, nelle motivazioni di
condanna dei tre vari gradi di giudizio.
Il futuro di questi
signori? Vi sono tanti datori di lavoro in giro e a questo punto auguro che gli
venga offerto un lavoro adeguato alle loro capacità, ma non nella Polizia di
Stato che dovrebbe essere sinonimo di
lealtà, rettitudine, trasparenza, rispetto delle leggi e rispetto della vita.
Cosa è emerso invece
in questa disgustosa storia? Lascio al mondo la risposta, io comincio a essere
stanco. Violenza, omissioni, depistaggi, menzogne che hanno costretto gli avvocati della parte civile ed una
piccola famiglia ad uno sforzo pazzesco per riportare un minimo di legalità,
per restituire rispetto e dignità alle stesse forze di polizia ,senza mai
generalizzare ma focalizzando le responsabilità individuali.
Se non si
allontanassero queste persone da un corpo di polizia che ho sempre ammirato e
che vorrei continuare ad ammirare e rispettare, dopo aver tra l’altro avuto
l’onore di conoscere il capo della polizia che ci portò le sue scuse a nome
della polizia, sarebbe un messaggio
veramente preoccupante a mio modo di vedere, perché questo significherebbe che
avendo una divisa addosso “si può uccidere senza una ragione, omettendo,
depistando e offendendo”.
Spero che l’olezzo
proveniente da questa… “fogna” finisca presto, al fine di consentire alla
società civile di ripartire, istituzioni e cittadini insieme, per guardare al
futuro con una rinnovata fiducia, fermo restando il rispetto non ad un eroe, ma
alla vita di un ragazzo ucciso, che avrebbe potuto essere il figlio di chiunque
e che non aveva fatto del male a nessuno.
La solidarietà, la
vicinanza, le onorificenze, il dire che si è con “noi” perché abbiamo ragione o
meglio la legge ci ha dato ragione, sono cose molto importanti, ma per cambiare
o almeno il tentare di farlo serve qualcosa di concreto, soprattutto nei fatti.
Come qualche giorno fa ha scritto lo scrittore Roberto Saviano: “prendete le
distanze da quei poliziotti, perché di chi difende quei colpevoli non può e non
potrà mai difendere la società”, e forse si tornerà in uno “Stato”, quasi
normale.
Lino Aldrovandi, papà
di Federico
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venerdì, 1 marzo 2013
ordinanza di carcerazione Pontani Enzo
il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha confermato oggi il carcere anche per Pontani, quello del “lo abbiamo bastonato di brutto per mezzora”
Aspettiamo adesso le decisioni delle Commissioni disciplinari della Polizia.
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mercoledì, 27 febbraio 2013
“Giustizia oppure vendetta”
Ieri il Tribunale di Sorveglianza di Bologna qui la notizia http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/02/26/851061-aldrovandi-poliziotto-condannato-esce-tribunale-fra-applausi.shtml , si è riunito per decidere se mettere in carcere l’ultimo dei poliziotti ovvero chi il 21 giugno 2012 è stato ritenuto definitivamente colpevole del reato a lui ascritto in concorso con altri tre suoi colleghi, di un omicidio compiuto senza una ragione e che ha visto depistaggi, falsità, mancanza di umanità, mancanza di tutto. Quando sembrava tutto finito, ecco ancora ed ancora il superamento di ogni limite, a recuperare il dolore, quando poi c’è voluta la comprensione e l’umanità del Capo della Polizia (a cui in questi giorni va la nostra vicinanza sperando in decorso positivo del suo malanno fisico) che prima della decisione della Cassazione appunto del 21 giugno 2012 si spese umanamente e non solo,
http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2011/09/29/590730-festa_della_polizia.shtml
http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2011/09/30/591553-incontro_manganelli.shtml
http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2012/07/07/740623-manganelli-scrive-a-madre-aldrovandi.shtml
per chiedere semplicemente in pratica scusa agli occhi del mondo di siffatto orribile e ingiustificabile epilogo di un incontro nefasto che vide coinvolti quattro suoi dipendenti e un ragazzino di 18 anni appena compiuti, di una mattina vigliacca, infame ed assassina. Nel leggere la cronaca rilevo che uno degli avvocati difensori di uno dei pregiudicati in questione, rivolgendosi ai giudici del Tribunale si chiedeva se nella loro decisione fosse intenzione di fare “giustizia o vendetta”.
Orbene non so cosa sia la vendetta, ma una parvenza di giustizia so ancora cosa significhi: “rispetto, dignità, applicazione della pena, , discernimento da atti contrari alla legge, senza se e senza ma”.
In questi anni la magistratura ha fatto il proprio dovere, recuperando quello che c’era da recuperare…, altri no e sembra quasi che si continui ad irridere, a sminuire sempre e comunque, a prescindere da qualunque cosa.
Quel dolore di cui parla l’avvocato riferendosi alla lettera letta direttamente ai giudici dal suo assistito Pontani Enzo, ai giudici del Tribunale di sorveglianza per evitare l’applicazione dell’esigua pena (6 mesi) del carcere (in alternativa chiede i domiciliari o l’assegnazione ai servizi socialmente utili), in cui lo stesso lo esprimerebbe, non sono mai riuscito a vederlo nei suoi occhi che per forza di cose, e ben volentieri, ho dovuto incrociare durante tutte le 38 udienze del processo madre. Un dolore che non ha espresso in privato dicevo, ma perché ritengo costretto. Di tempo lui e i suoi “colleghi” ne hanno avuto tanto in questi sette anni e mezzo.
Quanta pena mi fanno certe persone che non vogliono ammettere l’evidenza dei fatti.
Ricordo che all’indomani della sentenza definitiva della Cassazione una persona che in questi anni ci è stata vicina invitandoci a parlare di Federico, per ben due volte, davanti a 100.000 persone a Bologna, al Vday del settembre del 2007 (a ottobre iniziava il processo a Ferrara nei confronti di: Pontani Enzo, Pollastri Luca, Segatto Monica e Forlani Paolo), così si espresse: “Per rispetto alla famiglia Aldrovandi e alla stessa Polizia di Stato - vanno immediatamente licenziati”.
qui l’articolo http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2012/06/27/735869-caso-aldrovandi-beppe-grillo-ora-licenziare-agenti-ferrara.shtml
anche qui http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/beppe-grillo-licenziare-i-poliziotti-condannati-per-il-caso-aldrovandi-1285775/
in tempi non sospetti…:
qui il Vday del 7 settembre 2007 http://www.youtube.com/watch?v=a0XSbY0INeM
qui dal Woodstock 5 stelle del 26 settembre 2010 part 1 http://www.youtube.com/watch?v=kRS077r7DqM
qui dal Woodstock 5 stelle del 26 settembre 2010 part 2 http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&v=Ml8ncAF39BE&NR=1
qui: “i poliziotti vanno licenziati”
http://www.youreporternews.it/2012/aldrovandi-grillo-sul-blog-poliziotti-condannati-vanno-licenziati/
Non è populismo, ma realtà di presa coscienza dei fatti.
Fanno bene a esprimere solidarietà. In questo modo danno modo di conoscere e sapere con chi abbiamo a che fare.
Un’ultima cosa avvocato, c’è un’imperfezione nella sua richiesta di “giustizia o vendetta”. Io la correggerei con “piccola giustizia o vendetta”.
Rifletta e nel suo intimo, magari chiedendo conforto alla mamma, ne avrà la risposta.
Se la tenga per se comunque…
Lino Aldrovandi
N.B. vi chiedo cortesemente di non offendere “nessuno” per evitare querele o altro. Contiamo “tutti” semplicemente fino a mille prima di scrivere, come ho fatto ed abbiamo fatto “quasi tutti” … in questi lunghi 7 anni e mezzo a cui vorrei veramente, personalmente, vedere scritta la parola “fine” ad una storia assurda ed inqualificabile, ma con un messaggio meraviglioso verso quello che tutti immaginiamo possa esistere da qualche parte, verso il cielo. Penso di sembrare quasi un bambino in questa mia richiesta, ma sono e penso che lo siamo in “tanti”, contro tutte le ingiustizie di questo mondo. In questo non posso che rivedere mio figlio, uno dei beni più preziosi della mia piccola insignificante vita, quando un giorno nella sua cameretta (rimasta uguale di come l’ha lasciata), pochi mesi prima di essere soffocato, bastonato e ucciso, ed ora lo so, io in procinto di schiacciare, si di schiacciare un ragnetto che stava tessendo la sua ragnatela sul muro, mi fermò per ammonirmi di non farlo, perché quell’essere aveva diritto di vivere. Ciò mi procurò una sensazione positiva di amore verso di lui e quel ragnetto… Purtroppo pochi mesi dopo fu Federico ad essere schiacciato senza che qualcuno facesse niente per salvargli la vita, anzi… lo uccise.
Nient’altro…

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sabato, 16 febbraio 2013
PONTANI ENZO
Pontani Enzo è il poliziotto del: “…l’abbiamo bastonato di brutto per mezz’ora…”. La sua situazione sarà vagliata il 26 febbraio prossimo, sempre dal Tribunale di sorveglianza di Bologna, che dovrà decidere anche in questo caso (come per gli altri tre già eseguito), se fargli scontare la pena di sei mesi sotto forma di carcere prima dei provvedimenti disciplinari che lo Stato dovrà adottare nei confronti di suoi dipendenti che si sono macchiati di un atto così orrendo, non dicendo mai quello che in realtà accadde quella maledetta e vigliacca domenica mattina.
Lino Aldrovandi
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