Altro che Fiesta

Scandalo e punizione per gli organizzatori di una delle partite universitarie più famose. Un pessimo esempio
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18-05-2011

Altro che Fiesta

Scandalo e punizione per gli organizzatori di una delle partite universitarie più famose. Un pessimo esempio

    La premessa e la spiegazione sono scontate, e del resto l'edizione pomeridiana di Pianeta America nasce dall'esigenza di approfondire e spiegare più che inseguire le notizie.

     

    I bowl universitari sono una delle grandi tradizioni sportive americane: si tratta di partite di fine stagione, a invito, riservate alle migliori squadre e disputate di solito in località amene o turistiche, generalmente del sud. Miami, New Orleans, Pasadena (cittadina appena a nordovest di Los Angeles), Dallas, Tempe, giusto a nord di Phoenix. Un tempo erano pochi, e per questo motivo bisognava essere davvero ottime squadre per esservi invitate, ma nell'ultimo ventennio il loro numero è cresciuto in maniera quasi imbarazzante, tanto che ora NON essere invitati a un bowl è motivo di vergogna quasi maggiore di quanto non sia onorevole andarci.

     

    Negli anni ruggenti del football di college la squadra campione veniva designata per votazione da parte di due agenzie di stampa - quant'è diverso il sistema sportivo americano… - ma PRIMA che si giocassero i bowl, mentre ormai da tanti anni la determinazione viene fatta dopo, e dunque in quelle partite si decide il titolo. Ancor più da quando, nel 1998, è nata la Bowl Championship Series, ovvero un sistema che invia le dieci migliori squadre, scelte con criteri matematici che suscitano sempre polemiche, a cinque bowl pre-designati.

     

    Uno di essi diventa di fatto la finale per il titolo: un metodo che da una parte lascia al campo la sentenza definitiva, dall'altro tende a escludere le squadre di conference che non fanno parte della BCS. Queste squadre di fatto devono vincere tutte le loro partite in maniera dilagante, un paio di loro magari contro squadre BCS, per poter entrare nel computo delle dieci, e non per nulla nei 13 anni di esistenza della BCS solo sette di loro ce l'hanno fatta, ma nessuna è stata ammessa alla finalissima. Che per due volte, 1999 e 2003, è stata disputata come Fiesta Bowl.

     

    Ma ora per il Fiesta Bowl sono guai. Un'inchiesta del settimanale Sports Illustrated dell'autunno scorso ha infatti rivelato uso inappropriato di fondi da parte dell'organismo organizzatore - che è una struttura priva di lucro - con donazioni politiche (vietate dallo statuto) e versamenti di denaro a dirigenti BCS e lobbisti in grado di convogliare favori verso il Bowl (che ora si gioca nello stadio NFL di Phoenix).

     

    In più, il massimo dirigente del Fiesta Bowl, John Junker aveva speso 33.000 dollari per una propria festa di compleanno e altre migliaia per feste per dipendenti vari. Junker è ora stato cacciato, mentre solo per un soffio il Fiesta Bowl non è stato cacciato dalla BCS ed è sopravvissuto come bowl di primo livello. Ma d'ora in poi il sistema sarà tenuto sotto controllo maggiore, si spera.

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