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si pensa sia la nuova mossa degli hacker dell'intelligence di tel aviv

Iran: attacco informatico contro i pc degli impianti nucleari, sospetti su Israele

Un virus avrebbe infettato lo Scada il sistema che gestisce complessi industriali e siti militari

si pensa sia la nuova mossa degli hacker dell'intelligence di tel aviv

Iran: attacco informatico contro i pc degli impianti nucleari, sospetti su Israele

Un virus avrebbe infettato lo Scada il sistema che gestisce complessi industriali e siti militari

(Reuters)
(Reuters)
WASHINGTON (USA) – Migliaia di computer in Iran, compresi quelli dello staff all’impianto nucleare di Natanz, sono stati infettati da un misterioso «baco». Un attacco informatico che gli esperti ritengono sia stato lanciato non da hackers ma da un’intelligence. E dicendo questo gli stessi esperti sospettano un coinvolgimento di Israele, deciso ad ostacolare con ogni mezzo la ricerca atomica degli ayatollah.

PRIMO ALLARME - Il primo allarme risale alla metà di giugno, quando una piccola società bielorussa segnala la presenza di un virus maligno, costruito per paralizzare lo Scada, un sistema computerizzato che può gestire grandi complessi industriali, fabbriche, pipeline petrolifere, siti militari. In particolare il «baco» sembra essere stato «allevato» per distruggere i programmi usati dalla compagnia tedesca Siemens che ha venduto i suoi prodotti agli iraniani. Dalla metà di giugno il fronte si è allargato infettando decine di migliaia di computer in Iran e, in misura minore, in Indonesia. Pochi giorni fa le autorità iraniane hanno ammesso dei problemi, anche se hanno escluso che sia stato coinvolto l’impianto di Natanz. Soltanto i pc dello staff – hanno spiegato – hanno subito l’assalto esterno. E un alto funzionario ha ipotizzato una manovra straniera.

VIRUS INFORMATICO - Il ricorso al «baco» non è una sorpresa per gli analisti dell’intelligence. Nel 2008, fonti israeliane hanno rivelato che il Mossad aveva lanciato un programma di sabotaggio dei siti atomici iraniani. Un’operazione condotta su più livelli. Il primo prevedeva la vendita a Teheran – attraverso società ombra create in Occidente – di tecnologia fallata o contenente «virus» programmati per esplodere nei sistemi più avanti. Il secondo livello, invece, consisteva in attacchi informatici diretti. Un anno dopo emergevano informazioni su un progetto «top secret» autorizzato dal presidente Usa Barack Obama e che contemplava incursioni elettroniche contro il progetto dei mullah. L’operazione «baco» di questi giorni, dunque, sarebbe solo la coda di un’offensiva ben più ampia. E tecnici occidentali aggiungono che il vero bersaglio è il «Sadac» che coordina le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio a Natanz. Altri non escludono un secondo target: la centrale di Busher, appena attivata con l’assistenza dei russi. Già nei mesi scorsi Teheran aveva ammesso ritardi e problemi tecnici nella ricerca. Non solo. Alì Ashtari, ufficiale dei pasdaran incaricato degli acquisti di tecnologia, è stato giustiziato con l’accusa di aver collaborato con il Mossad. Per le autorità avrebbe favorito i sabotaggi. Nell’estate del 2009, poi, diversi alti funzionari dell’ente atomico iraniano sono stati sostituiti dopo un misterioso incidente a Natanz. Oltre a Israele – aggiungono fonti americane – altri paesi sono in grado di lanciare temibili «missili informatici». Gli Stati Uniti, che di recente hanno ampliato le strutture per la cyber-war, i cinesi, che dispongono di un poderoso apparato dell’esercito nel Guangdong, i francesi e i russi.

Guido Olimpio
26 settembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

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