Un tesoro in vasi di creta

Preso atto che nessuno potrà dirsi testimone perfetto della Parola, per tutti consegue l’invito a prendere la parola nei vari contesti, senza troppe esitazioni.
5 Novembre 2023

Prima di cambiare tema nelle ultime domeniche dell’anno liturgico, le controversie che abbiamo ascoltato in questi capitoli di Matteo si concludono con un’accusa pesante, senza giri di parole, all’autorità religiosa: “dicono e non fanno… Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”. Altro che “amare Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” come si diceva la settimana scorsa. Anche la requisitoria di Malachia contro i sacerdoti non è meno dura: “avete deviato dalla retta via… non avete seguito le mie vie

Ma non è semplicemente questione di disallineamento tra la parola ed il vissuto di chi insegna. Mi colpisce che in Malachia e, in maniera più sfumata, anche nel Vangelo, ci sia un riferimento diretto al contenuto dell’insegnamento: “siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento… avete usato parzialità nel vostro insegnamento” “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.”.

Nessuno può nascondersi dietro un dito: queste parole del Signore si possono applicare alla comunità dei credenti, dai primordi della Chiesa fino ad oggi, fino alla cronaca, la cronaca minuta che sembra sconfinare nel pettegolezzo, fino a noi. Forse svicoleremo parlando d’altro, ma queste parole severe rimangono.

Ora che i ministri ordinati scarseggiano in ampie zone del Paese, il tema sembra essere quello di trovare nuovi modi di vivere da cristiani in Italia con pochi preti. La Parola di Dio, invece, ci mette davanti una questione di segno opposto, tremendamente più seria: che, talvolta, si debba credere al Vangelo nonostante i preti (o, più in generale, chiunque rivesta un ministero, o sia portatore di un carisma). Se è la Sacra Scrittura a parlarne, possiamo dircelo con franchezza anche tra di noi.

Basta che il parlarne non diventi come una zavorra che non ci fa progredire. Infatti, il Signore stesso non concede alibi: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono”. Chiunque, a qualsiasi titolo, si faccia eco della Parola, prima o poi si rivelerà un vaso di creta, non all’altezza del tesoro (2Cor 4,7); ma non ci sono scuse per rifiutare l’invito a credere e per scrollarsi la fatica del vivere in coerenza alla fede. Addirittura, come dicevo sopra, talvolta, il contenuto dell’annuncio potrebbe rivelarsi distorto in qualche senso. Ciò comporta, per il credente, non solo l’impegno ad ascoltare con attenzione la voce dei ministri e a riconoscere la più vasta presenza dei carismi, ma anche la fatica aggiuntiva del discernimento, personale e comunitario. Nel discernimento (tipica parola d’ordine sinodale) forse qualche passo in avanti si riesce a compiere.

Riusciamo anche a trarre una conclusione che va oltre il tema docenti/discenti: preso atto che la Parola ci trascende, nel senso che nessuno potrà dirsi testimone perfetto, per tutti dovrebbe conseguire l’invito, anzi l’incentivo, a prendere la parola nei vari contesti, senza troppe esitazioni.

Da parte mia ho fatto una piccola parte ed ora è arrivato il momento di chiudere questa seconda breve serie di commenti, note a margine senza pretese, tratte dal tesoro che le letture domenicali ci offrono. Ringrazio e saluto i lettori, ringrazio chi ha commentato, ringrazio chi ha criticato sui social. Di frequente ho adoperato la prima persona singolare, io, come se fossimo a un tavolo sinodale o, laicamente, ad una conversazione tra amici. Era il mio modo, sottinteso e contorto, per sottolineare che scrivo con l’unico titolo di cui dispongo, il battesimo (e la buona volontà di provare a rimanere fedeli a quel dono). Magari, prima o poi, torno qui ad annoiarvi 😉 .

2 risposte a “Un tesoro in vasi di creta”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma con la Parola conviene entrare in contatto diretto, perche essa si adatta a ogni livello di intelligenza e sensibilità di cuore, per cui ne scaturisce una interpretazione originale del tempo che la persona vive. La Chiesa ha dispone nuova apertura a chiunque chieda di farne parte. Per le folle che oggi si radunano o camminano difficile capirne i volti, individuare nel modo di vivere una particolare distinzione sia di appartenenza laica che religiosa perche al di là delle apparenze conta notare ciò che in profondità esiste di valori che siano testimonianza di vita. Anche la Chiesa si è adeguata alle genti con le quali ha convissuto, insegnando, testimoniando, magari anche con membri cui la Parola di Dio non è stata ben compresa o anche essere utile opportunità a trarne interessi e raggiungere umani obiettivi. La Parola rimane la sola Verità nella quale lo Spirito si fa luce , via sicura, al di fuori della quale non esiste altro Dio nel quale avere fede.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ la Parola che attrae e stimola la nostra intelligenza di semplici fedeli, induce a riflessione e poi ognuno ne scopre da intra come giustamente in una parabola si fa cenno, la gemma preziosa che singolarmente la persona scopre, così la Parola e come un forziere di pietre preziose non precluso a nessuno nel quale tutti scoprono una propria. Suppongo ciò corrisponda anche all’idea divina che ogni uomo sia originale e diverso l’uno dall’altro superando quella tendenza umana di concepire la diversità in base a valori che l’uomo stesso si è creato. Non dovrebbero esistere i più dotati, gli intelligenti, i nati ricchi e per contro gli ignoranti, i poveri, perché nella Parola anche ognuno di questi trova la sua pietra preziosa che lo mette in luce. La Parola è aperta a tutti: “ venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò’ “ Se si avesse più coraggio ad aprirla forse risolverebbe la fame e sete di giustizia che è oggi nel mondo

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