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Cattolica Library
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Dai libri dei Padri Oblati: una passeggiata nella Milano d’inizio Ottocento
Silvia Valeria Polenta  |  27 febbraio 2024

All’interno del volume 73 della seconda serie della Fondo “Miscellanea dei Padri Oblati” (pervenuto alla Biblioteca d’Ateneo in seguito a una donazione del 1971) è contenuto, rilegato con altre quattro pubblicazioni coeve di argomento religioso, un interessante volumetto in 16° dal titolo Milano abbellito. Almanacco 1829. Pubblicato a Milano presso la Tipografia Malatesta di Carlo Tinelli e Compagni, il testo non reca una data di stampa sul frontespizio ma vide la luce nel mese di novembre del 1828, trattandosi di un almanacco per l’anno successivo, e nel giro di breve tempo la prima edizione fu seguita da una seconda tiratura.[1]
Nulla si sa circa l’anonimo autore del testo che, con il classico espediente narrativo utile a giustificare la stesura dell’opera, nell’introduzione dichiara di essere milanese ma di aver abbandonato la città natale all’età di quindici anni quando, rimasto orfano, si trasferisce a Napoli a vivere presso uno zio. Compiuti gli studi nella città partenopea, e avviato alla professione di gioielliere, ormai adulto decide finalmente di rivedere la città meneghina.

La visita dell’autore a Milano è, dunque, il pretesto per un serie di passeggiate in compagnia del fratello, con il quale ha mantenuto un fitto rapporto epistolare durante gli anni di lontananza, che mostra all’esule una città così cambiata nel giro di pochi decenni, da stentare a riconoscerla: «In una parola vedrete tutto cangiato di forma e scometterei [sic] che non conoscete più Milano, tant’è diversa da quello che era all’epoca, in cui Voi l’abbandonaste».[2]
La piacevole narrazione si snoda, così, in una serie di sette capitoli, consacrati ciascuno ad una giornata e all’esplorazione di una diversa zona di Milano, ed intitolati col nome delle principali porte della città, secondo la toponomastica ottocentesca: Porta Orientale, Porta Tosa, Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina, Porta Comasina e Porta Nuova, nel tentativo riuscito di mostrare al lettore in che modo Milano – il cui nome è declinato in un’inusuale (per i lettori del giorno d’oggi) versione maschile – è stato “abbellito” con nuovi edifici e modifiche urbanistiche.
La città che scorre innanzi agli occhi dell’autore, e davanti agli occhi di chi legge le sue parole a distanza di secoli, ha molti tratti in comune con quella attuale. Il primo fattore a colpire è indubbiamente quello di trovarsi, ieri come oggi, in una città in veloce trasformazione, dove si abbattono vecchi edifici per far posto a quelli nuovi, una città sempre in movimento, anche nell’Ottocento, seppur con dinamiche diverse da quelle del XXI secolo. Vi si trova la descrizione di molti monumenti ed edifici visibili ancora oggi, e di molti altri che non esistono più: ampi viali alberati sui bastioni dove i milanesi si recavano a passeggiare, ponti sul Naviglio e sugli altri corsi d’acqua che scorrevano numerosi in città.
Difficile riassumere un testo così denso di descrizioni di Milano. Ci si limita qui a ricordare qualche dettaglio che riguarda la zona intorno al campus milanese dell’Università Cattolica: della chiesa di Sant’Ambrogio viene detto che era stata di recente restaurata e rinnovato il pavimento. L’annesso convento (che è oggi la sede dell’Ateneo), già chiuso nel periodo delle soppressioni degli Ordini religiosi, era stato convertito ad Ospedale militare, così come la vicina chiesa di San Francesco, diventata caserma. Anche il convento annesso alla chiesa di Santa Maria delle Grazie era stato trasformato in Caserma per Gendarmi e Pompieri. 

Nella parte finale del racconto, dopo una dovuta captatio benevolentiae nei confronti di Sua Maestà Imperial Regia l’Imperatore d’Austria Francesco I  - Milano era infatti ritornata da appena un quindicennio sotto l’egida asburgica in seguito alla sconfitta di Napoleone e al nuovo riassetto europeo sancito dal Congresso di Vienna – l’autore tratteggia un consuntivo di tutto ciò che la città offre in termini di sedi di istituzioni governative, collegi militari e civili, istituti medici e scientifici, musei, accademie e teatri, raffinati caffè, alberghi e ristoranti di prim’ordine, giungendo poi a delineare un ritratto del carattere dei milanesi, descritti come gioviali, appassionati di spettacoli musicali e teatrali, e già ai tempi fervidi seguaci dell’ultima moda.
L’opera si conclude con un utilissimo vademecum, che riporta gli orari di uffici postali, banche, corrieri, diligenze da e per il contado e imbarcazioni lungo i Navigli, l’elenco delle fiere e dei mercati che si tenevano in città e varie tabelle di conversione delle principali monete degli Stati italiani ed esteri.[3]

Il volumetto, piacevolissimo a leggersi anche oggi, ebbe evidentemente successo tanto che continuò ad essere pubblicato dalla Tipografia Malatesta per qualche anno, diventando un vero e proprio almanacco.[4]


Bibliografia  e riferimenti


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Note

  1. Nell’Elenco delle opere stampate e pubblicate in Milano e nelle provincie lombarde nell’anno 1828, a cura dell’Imperial Regio Ufficio Centrale di Censura e Revisione, appaiono citate entrambe le edizioni, la prima, a p. 178, nella tabella delle opere stampate nel mese di novembre, e la seconda a p. 198, nell’elenco di quelle stampate nel mese di dicembre. Una recensione al volumetto, non del tutto lusinghiera, si trova nel numero di Ottobre-Novembre-Dicembre 1828 della “Biblioteca Italiana”, in cui si fa riferimento anche alla seconda edizione, e alla scelta poco condivisibile secondo il recensore di aggiungere alle cinque tavole calcografiche esistenti nella prima versione, raffiguranti rispettivamente una veduta fantasiosa (con monumenti e la scrofa semilanuta, simbolo della città), Porta Orientale, Porta Ticinese, l’Arena e l’Arco della Pace, una tavola che ritrae la celebre cantante lirica Giuditta Pasta (cfr. “Biblioteca Italiana, o sia Giornale di Letteratura, Scienze ed Arti compilato da varj letterati”, tomo LII, anno tredicesimo, Ottobre, Novembre e Dicembre 1828, pp. 346-347)..
  2. Milano abbellito. Almanacco 1829, Tipografia Malatesta di Carlo Tinelli e Compagni, Milano, [1828], p. 5.
  3. Il volumetto continuerebbe con una brevissima seconda parte, intitolata Giornale per l’anno 1829, composta di 32 pagine, non numerate, contenenti il calendario e l’elenco delle feste religiose, ossia il vero e proprio Almanacco, ma l’esemplare posseduto dalla Biblioteca dell’Università Cattolica è mutilo di quest’ultima sezione.
  4. Così si apprende dal Foglio d’annunzj della Gazzetta privilegiata di Milano 146 di venerdì 24 dicembre 1830, in cui viene pubblicizzato «Milano abbellito, anno III, con appendice portante la descrizione di tutte le opere, le variazioni, i ristauri ecc., che sono stati eseguiti nel corso degli ultimi due anni nei fabbricati, negli edificj, nelle strade e piazze di Milano, con nuove incisioni allusive».
 
 
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